Questo articolo nasce da un ripensamento. Lo avevamo annunciato qualche giorno fa dopo aver letto che il Governo nazionale ha avallato l’operato del Governo siciliano in materia di Bilancio e, segnatamente, in riferimento al Rendiconto 2019. Notizia frutto di un’interpretazione forse un po’ troppo affettata dei fatti. Poi ci avevamo ripensato. Ci siamo detti: è una notizia tecnica che interessa pochi lettori e siccome in un altro articolo abbiamo già anticipato che la verità, su questo benedetto Rendiconto 2019, è un po’ diversa da quella che abbiamo letto, volevamo lasciar perdere aspettando gli eventi. Qualche lettore ci ha invitato a raccontare come noi vediamo questa storia e perché siamo convinti che il Governo nazionale, su tale argomento, non ha affatto dato ragione al Governo siciliano. A questo punto non ci resta che illustrare come noi ‘leggiamo’ e commentiamo questa storia assai controversa che potrebbe assumere contorni imprevedibili validi non soltanto in Sicilia, ma in tutte le Regioni italiane. Riassumiamo.
La Corte dei Conti per la Sicilia contesta il Rendiconto del 2019 della Regione siciliana. In realtà – semplificando – c’è stata una contestazione, ma poi la Magistratura contabile ha ‘parificato’ il Bilancio della Regione. Però un magistrato della Corte dei Conti – Pino Zingale, Procuratore Generale titolare dell’Ufficio di Procura Generale presso la Sezione Giurisdizionale d’Appello della Corte dei Conti per la Regione siciliana – non sembra molto convinto del Bilancio, in verità un po’ ‘ballerino’, della Regione siciliana e ha inoltrato ricorso presso la Corte dei Conti di Roma. Questo passaggio è molto importante, perché fino ad oggi la Corte dei Conti ha esercitato un ruolo di ausilio per la Regione siciliana e, in generale, per le altre 10 Regioni italiane. Nessuno, ovviamente, mette in discussione ciò che la Corte dei Conti mette nero su bianco. Le indicazioni – e qualche volta anche le indicazioni dal ‘sapore’ di prescrizioni – vengono sempre ascoltate. Tutto questo è sempre avvenuto in un clima di collaborazione. Ma questa volta c’è uno scontro.
In Sicilia, infatti, si è consumato un punto di rottura, perché anche a voler essere , come dire?, ‘felpati’, è innegabile che la posizione espressa dal magistrato Zingale non coincide con la posizione dei magistrati della Corte dei Conti che hanno ‘parificato’ il Bilancio della Regione. La notizia – a nostro modesto avviso importante e forse un po’ sottovalutata – è che la Corte dei Conti di Roma ha accolto il ricorso del dottore Zingale. La vicenda dovrebbe finire presso la Corte Costituzionale. E sarebbe, questa, la seconda volta che, su tale argomento, viene chiamata in causa la Consulta. La prima volta è andate in scena ai tempi del Governo di Mario Monti, che ha provato a mettere i Bilanci delle Regioni sotto controllo. Nel 2014 la Corte Costituzionale ha bloccato il tentativo del Governo Monti. Ora la vicenda – esplosa in Sicilia – si ripropone. Non si ripropone solo per la Sicilia, ma per tutt’e venti le Regioni italiane. Perché se passerà la linea del magistrato della Corte dei Conti Zingale, non soltanto il Bilancio della Regione siciliana, ma i Bilanci di tutte le Regioni dovranno passare dal vaglio della Magistratura contabile non più nel ruolo di ‘ausilio’, ma di vero e proprio controllo di legittimità. La vicenda è così importante che è stata trattata nei giorni scorsi nel corso di un convegno celebrato a Venezia.
Andiamo, così, all’atteggiamento del Governo nazionale, che non ha avallato il Rendiconto 2019 della Regione siciliana, ma ha preso atto che, fino a quando non si farà chiarezza sul ruolo della Corte dei Conti in ordine ai Bilanci delle Regioni, non può bloccare la Regione siciliana. Tutti qui. Concludendo, si aspetta il giudizio della Corte Costituzionale, che non tarderà ad arrivare. Volete la nostra previsione? Eccola: a nostro modesto avviso, la Consulta potrebbe cambiare orientamento rispetto al 2014, perché, dopo sette anni, è cambiato il mondo e l’Unione europea ha un atteggiamento più stringente sui conti pubblici. Ci possiamo sbagliare? Certo. Però cantare vittoria, come hanno fatto dalle parti del Governo siciliano, è un po’ una forzatura: e le forzature, su materia delicate, in genere non portano a grandi risultati…