E difficile, se non impossibile, trovare, a partire dalla cosiddetta Seconda Repubblica un partito politico in grado di tutelare il Sud e la Sicilia. Forse ci hanno provato un po’ – ma solo un po’ – gli ex democristiani. Ma è stato, quello degli ex Dc passati armi e bagagli con Berlusconi, a partire dal 1994, un meridionalismo annacquato da affarismo e, soprattutto, da clientelismo: vedere la farsa del ponte sullo Stretto di Messina 2001-2006 finita nel nulla e l’esercito di precari che hanno ‘terremotato’ i bilanci di tante città del Sud e della Sicilia. Ferocemente anti-meridionale e anti-siciliano il Governo di Matteo Renzi. Ma nessun Governo, in appena un anno, è riuscito a massacrare il Sud e la Sicilia come ha fatto e continua a fare il Governo di Mario Draghi. Tutto quello che ha fatto il Governo Draghi in quasi un anno di Governo dell’Italia o ha penalizzato o ha ignorato il Sud e la Sicilia. La Lega di Bossi, al confronto del Governo Draghi, era un partito meridionalista. Quello che hanno sollecitato le Regioni del Nord Italia – concentrare le risorse al Nord, perché il Nord è la locomotiva d’Italia – il Governo Draghi lo sta mettendo in atto silenziosamente, senza clamore, con l’avallo della cosiddetta Grande informazione. In questo scenario la Lega di Salvini non serve più, perché ai bisogni della Confindustria nordista e delle Regioni del Nord sta pensando Draghi con i suoi Ministri.
In queste ore, ad esempio, Stellantis – il gruppo che ha preso il posto della Fiat – sta preparando qualcosa di simile allo smantellamento dello stabilimento di Melfi, in Basilicata. Chi ha un po’ di memoria storica di fatti economici ricorderà che, alla caduta della Prima Repubblica c’era da spendere un bel gruzzolo di soldi della legge per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno (legge nazionale n. 64 del 1986). E dove finirono ‘sti soldi? Alla Fiat che aprì lo stabilimento a Melfi. Un investimento sbagliato, com’è stato sbagliato l’investimento dello Stato e della Regione siciliana a partire dalla fine degli anni ’60 del secolo passato a Termini Imerese. Due industrie automobilistiche mantenute, in buona parte, con il sostegno pubblico che favoriva un privato. Termini Imerese ha chiuso e adesso Stellantis vuole delocalizzare abbandonando la Basilicata, propria come ha fatto nel 2011 la Fiat a Termini Imerese. E il Governo Draghi? Al massimo sta provando a bloccare le delocalizzazioni che riguardano i gruppi industriali del Nord Italia, non certo le delocalizzazioni del Sud. Ma se si trattasse solo di questo, sarebbe nulla. In realtà, il Governo Draghi sta assestando colpi durissimi al Sud e alla Sicilia, uno dietro l’altro. Basta dare un’occhiata alla manovra economica e finanziaria 2022: a parte le parole e la solita defiscalizzazione che va in scena dal 1994, per il Sud e per la Sicilia non c’è nulla di positivo e tanto di negativo.
Dal 2000 al 2017 – dato Eurispes – le Regioni del Nord hanno drenato alle Regioni del Sud 840 miliardi di euro. Nel 2018 si insedia il Governo tra leghisti e grillini di Giuseppe Conte. Nessuno degli scippi finanziari a Sud e Sicilia viene toccato, al di là delle chiacchiere. A fine Estate 2019 arriva il secondo Governo di Giuseppe Conte tra grillini e centrosinistra: nessuno degli scippi finanziari a Sud Sicilia viene toccato. Nel Gennaio di quest’anno arriva il Governo di Mario Draghi: nessuno degli scippi finanziari a Sud e Sicilia viene toccato. Con Draghi la situazione peggiora. Il Ministro delle Politiche agricole, il grillino e nordista di Trieste, Stefano Patuanelli, trova del tutto normale scippare a Sud e Sicilia una parte dei fondi agricoli del FEARS; il Ministro grillino fa di più: mette mano a una rivisitazione dei criteri della ripartizione dei fondi PAC del cosiddetto secondo Pilastro, per rendere ordinario lo scippo del FEARS alle Regioni del Sud e alla Sicilia in favore delle Regioni del Nord Italia. A parte le blande proteste delle Regioni del Sud tutto avviene nel silenzio assoluto di istituzioni e informazione; anzi, gli ultimi passaggi dello scippo trovano d’accordo i vertici della Regioni del Sud e della Sicilia che, di fatto, avallano una scelta che penalizza per quest’anno e per gli anni futuri gli agricoltori del Sud e della Sicilia con la ‘benedizione’ politica degli amministratori delle Regioni del Sud e della Sicilia. In pratica, i presidenti delle Regioni del Sud, sullo scippo del FEARS, so sono adeguati ai voleri del Governo nordista di Draghi.
Ma il capolavoro del Governo Draghi va in scena con il Pnrr. Sono i 193 miliardi di euro – metà a fondo perduto, metà prestiti – che l’Unione europea ha stanziato per l’Italia colpita dal Covid. Per arrivare a 193 miliardi di euro il Governo Conte ha presentato una documentazione che dimostra, cifre alla mano, che in Italia c’è una parte del Paese – Sud e Sicilia – che in termini infrastrutturali e in termini di reddito pro capite è indietro rispetto al Nord Italia. La Ue ne prende atto e stanzia 193 miliardi per l’Italia, con la raccomandazione che questi fondi, in buona parte, debbono ridurre il divario infrastrutturale e reddituale tra Nord e Sud. A rigor di logica economica, il 67% dei fondi Pnrr debbono andare a Sud e Sicilia e il restante 33% alle regioni del Nord. E cosa fa il Governo Draghi? Spedisce a Bruxelles una ‘bozza’ nella quale prevede di dirottare alle regioni del Nord Italia il 60% dei fondi Pnrr, riservando al Sud il 40%. Dovrebbe essere, a questo punto, la Ue a intervenire per segnalare la scorrettezza del Governo Draghi. Ma la Ue tace. Ma Draghi e i suoi Ministri – tutti rigorosamente anti-meridionali e anti-siciliani – fanno di più: stabiliscono che gli aiuti della Ue andranno messi a bando. E’ una follia e una scorrettezza: è una follia perché gli aiuti non possono essere messi a bando come se fossero fondi strutturali! E’ come se, di fronte a due persone che stanno annegando si getti in mare un solo salvagente dicendo: chi lo prende prima si salva, l’altro muore. Il bando è anche una somma scorrettezza: il Governo Draghi sa che mettendo a bando gli aiuti le pubbliche amministrazioni delle Regioni del Nord avranno la meglio sulle pubbliche amministrazioni del Sud e della Sicilia (se non altro perché, con la scusa della ‘spesa storica’, le pubbliche amministrazioni del Nord Italia hanno avuto dallo Stato, in proporzione, 90, mentre le pubbliche amministrazioni di Sud e Sicilia hanno avuto, in proporzione, 10). Tradotto in soldoni, dei fondi del 40% del Pnrr che dovrebbero spettare al Sud e Sicilia, con la mossa dei bandi, si ridurranno al 20% e forse meno. Morale: le Regioni del Nord incamereranno oltre l’80% dei fondi Pnrr, in barba alle indicazioni della Ue che ha assegnato all’Italia 193 miliardi di euro con la ‘raccomandazione’ di ridurre il divario tra Nord e Sud: divario che, grazie al Pnrr, aumenterà. E il paradosso è che nel Sud e in Sicilia ci sono ancora persone che credono nella cosiddetta Europa dei popoli” e favolette varie.
Fine degli scippi del Governo Draghi a Sud e Sicilia? Ma quando mai! C’è ancora la parte finale che si dovrebbe materializzare nei prossimi giorni, comunque prima della fine dell’anno: l’Autonomia differenziata. Ovvero un ulteriore scippo di 60-70 miliardi di euro alle Regioni del Sud e alla Sicilia in favore delle Regioni del Nord. Per sostenere la ‘correttezza’ dell’Autonomia differenziata bisogna avere veramente la faccia come il culo. E bisogna ammettere che al Nord questo requisito non manca. Se ci avete fatto caso, Draghi, in un anno di Governo, non ha mani parlato di Autonomia differenziata: e non lo farà. Ci stanno pensando – e questo è un altro ‘capolavoro’ di Draghi – le Regioni leghiste del Nord, ma non per conto della Lega, ma per conto del Governo Draghi. Il discorso è di una semplicità sconvolgente: se in meno di un anno il Governo Draghi ha garantito alle Regioni del Nord Italia lo scippo del FEASR ai danni delle Regioni del Sud e della Sicilia, se ha garantito alle Regioni del Nord l’80 e forse più % di fondi Pnrr, se gli sta garantendo l’ulteriore scippo di 60-70 miliardi di euro all’anno a Sud e Sicilia con l’Autonomia differenziata per quale ragione il Nord deve tenere in piedi la Lega? E infatti in tutti i sondaggi la Lega perde consensi. La Ue, con Draghi, facendo proprie le istanze leghiste, sta praticamente ‘svuotando’ la Lega, perché il Nord Italia, oggi – con in testa Confindustria, ma non soltanto Confindustria – ha in draghi il proprio punto di riferimenti: un Governo Draghi che sta finendo di massacrare il Sud e la Sicilia per dare alle Regioni nel Nord l’illusione di non sentirsi, ancora per qualche anno, periferia della Germania e, in generale, della Mitteleuropa. Attenzione: tutto questo sta avvenendo nel silenzio generale. Solo il Tg 3, nel programma notturno di Maurizio Mannoni, ha ospitato per qualche minuto Marco Esposito, giornalista economico de Il Mattino di Napoli. Marco Esposito, in pochi minuti è riuscito a spiegare la truffa ai danni del Sud e della Sicilia della ‘spesa storica’: se a Reggio Calabria, ad esempio, ci sono due asili nido ogni 200 bambini e a Reggio Emilia ci sono 20 asili nido ogni 200 bambini è bene che tutto resti così, perché è giusto che a Reggio Emilia ci siano 20 asili nido per 200 bambini perché è una città civile, così come è giusto che a Reggio Calabria rimangano 2 asili nido per 200 bambini, perché a Reggio Calabria ci sono abituati e, in ogni caso sono cazzi loro. Ancora attenzione: questo criterio folle e truffaldino viene applicato in tutti i servizi, dalla scuola alla sanità ai servizi sociali. Questa è l’Italia che è apparsa per qualche minuto, di notte al Tg 3.
La domanda è: in questa vicenda Draghi il Sud e la Sicilia che ruolo stanno giocando? Parlano i fatti: gli elettori di Sud e Sicilia continuano a votare per i partiti politici nazionali che li stanno ‘incaprettando’; e continuano ad essere iscritti a Cgil, Cisl e Uil, tre organizzazioni sindacali che, rispetto a tutto quello che avete letto, non hanno mai proferito parola. Tutto quello che sta succedendo contro il Sud e contro la Sicilia il Governo Draghi lo sta attuando perché ha la garanzia che non ci saranno proteste: e infatti nel Sud e in Sicilia non ci sono proteste contro il Governo Draghi. Non solo. In assenza di un’offerta politica in grado di difendere in concreto gli interessi dei cittadini di Sud e Sicilia i partiti politici nazionali che governano il Sud e la Sicilia continueranno a prendere i voti degli abitanti di Sud e Sicilia. La situazione è paradossale, perché con il personale politico di Sud e Sicilia i partiti politici nazionali stanno distruggendo l’economia e la società di Sud e Sicilia costringendo ogni anno migliaia di giovani di Sud e Sicilia ad emigrare. Le speranze accese qualche anno fa dal Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale sono naufragate nel momento in cui, alle elezioni regionali in Calabria, andate in scena qualche mese fa, lo stesso Movimento si è tirato indietro lasciando il solo Luigi De Magistris a fronteggiare i vecchi partiti di centrodestra e centrosinistra. Ed è anche su questa scelta sbagliata dei vertici di quello che resta di Equità Territoriale che si è consumata la rottura e la frantumazione politica di un Movimento che aveva acceso tante speranze. Dare vita a un nuovo Movimento senza legami con la vecchia politica? E’ l’unico percorso di Sud e Sicilia. Interessante il Manifesto di un nuovo soggetto politico del Mezzogiorno d’Italia illustrato da Daniele Quarta, che ci auguriamo veda la luce in chiave federalista, che potrebbe essere la via vincente per mettere insieme i tanti Sud Italia che hanno urgente bisogno di eliminare le mafie della vecchia politica.