Lo scriviamo da mesi: i cambiamenti climatici stanno cambiando il volto dell’agricoltura nel mondo. Eclatante la riduzione della produzione mondiale di grano. E sono sotto gli occhi di tutti le Estati sempre più calde e le incessanti piogge autunnali. A questo scenario non sfugge la Sicilia, dove piove da oltre due mesi. “In Sicilia non si può raccogliere e non si può seminare“, ci ha detto ieri Giuseppe Li Rosi, tra i protagonisti dell’esperienza di Simenza. Sulla pagina Facebook del Movimento Terra e Vita Giuseppe ‘Pino’ D’Angelo e Santo Bono chiedono al Governo nazionale e al Governo regionale l’attivazione dello stato di crisi, condizione necessaria per mettere in atto gli aiuti agli agricoltori. Nel post si ricorda che le piogge stanno impedendo la semina del grano, per non parlare dei problemi registrati nella raccolta delle olive. Situazione difficile anche per frutteti e ortaggi. Il Movimento Terra e Vita ricorda l’aumento del costo del carburante e le speculazioni dei gruppi finanziari. Considerazione corretta: con la crisi che si profila non mancheranno i tentativi di strappare agli agricoltori in crisi i terreni agricoli per quattro soldi. Un’altra proposta concreta arriva da Cosimo Gioia, produttore di grano duro nell’entroterra della Sicilia: “Io penso che la Regione dovrebbe chiedere al Governo nazionale l’applicazione del DL 102/2004 del Fondo di solidarietà nazionale per quanto riguarda le incessanti piogge che impediscono semine e raccolti. Che ci aspetta l’assessore a muoversi in tal senso? Ormai la prossima annata è abbondantemente compromessa…”.
Ribadiamo: quelle del Movimento Terra è Vita e di Cosimo Gioia sono due proposte concrete. Sintetizzando, il Decreto legislativo n. 102 del 2004 prevede interventi in favore delle aziende agricole (comprese le cooperative agricole). Leggiamo alcuni passaggi di questo Decreto legislativo: “Al fine di favorire la ripresa economica e produttiva delle imprese agricole di cui al comma 1, nei limiti dell’entita’ del danno, accertato nei termini previsti dagli orientamenti e regolamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo, possono essere concessi i seguenti aiuti, in forma singola o combinata, a scelta delle regioni, tenuto conto delle esigenze e dell’efficacia dell’intervento, nonche’ delle risorse finanziarie disponibili:
a) contributi in conto capitale fino all’80 per cento del danno accertato sulla base della produzione lorda vendibile media ordinaria, da calcolare secondo le modalita’ e le procedure previste dagli orientamenti e dai regolamenti comunitari in materia di aiuti di Stato. Nelle zone svantaggiate ((di cui all’articolo 32 del regolamento (UE) n. 1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013), il contributo puo’ essere elevato fino al 90 per cento;
b) prestiti ad ammortamento quinquennale per le esigenze di esercizio dell’anno in cui si e’ verificato l’evento dannoso e per l’anno successivo, da erogare al seguente tasso agevolato: 1) 20 per cento del tasso di riferimento per le operazioni di credito agrario oltre i 18 mesi per le aziende ricadenti nelle zone svantaggiate ((di cui all’articolo 32 del regolamento (UE) n. 1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013); 2) 35 per cento del tasso di riferimento per le operazioni di credito agrario oltre i 18 mesi per le aziende ricadenti in altre zone; nell’ammontare del prestito sono comprese le rate delle operazioni di credito in scadenza nei 12 mesi successivi all’evento inerenti all’impresa agricola;
c) proroga delle operazioni di credito agrario, di cui all’articolo 7;
d) agevolazioni previdenziali, di cui all’articolo 8”.
E ancora: “In caso di danni causati alle strutture aziendali ed alle scorte possono essere concessi a titolo di indennizzo contributi in conto
capitale fino all’80 per cento dei costi effettivi elevabile al 90 per cento nelle zone svantaggiate (di cui all’articolo 32 del regolamento (UE) n. 1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013)… Nel calcolo della percentuale dei danni sono comprese le perdite derivanti da eventi calamitosi, subiti dalla stessa azienda, nel corso dell’annata agraria, che non siano stati oggetto di precedenti benefici. La produzione lorda vendibile per il calcolo dell’incidenza di danno non e’ comprensiva dei contributi o delle altre integrazioni concessi dall’Unione europea (qui trovate per esteso il testo del Decreto legislativo n. 102 del 2004).
Il Governo regionale siciliano capirà che la situazione climatica è seria? Fino ad ora non sembra l’abbia capito. La scorsa Estate l’attuale Governo ha affrontato il caldo estivo provando a fronteggiare gli incendi boschivi con gli aerei anfibi e gli elicotteri, invece che con il personale forestale dislocato in H 24 nel territorio. Il risultato è stato disastroso, se è vero che la Sicilia ha perso quasi 80 mila ettari di boschi ‘inghiottiti’ dal fuoco. Teniamo conto che Cgil, Cisl, Uil e Sifus – e anche I Nuovi Vespri – la scorsa Primavera hanno provato a lanciare l’allarme sui possibili incendi. Ma il Governo regionale ha ignorato l’allarme. Con l’approssimarsi dell’Autunno abbiamo cercato in tutte le salse di segnalare che fiumi e corsi d’acqua abbandonati, con l’arrivo delle piogge, avrebbero inondato le campagne, distruggendo le colture. Ma anche in questo caso il Governo regionale di Nello Musumeci ha tirato dritto occupandosi di altro. Dopo che Catania, in parte Siracusa e tante aree agricole di queste due province sono finite sott’acqua il Governo regionale ha capito che, forse, i cambiamenti climatici esistono per davvero. Sta facendo qualcosa di concreto il Governo regionale per fronteggiare i cambiamenti climatici? Non ci sembra proprio. Abbiamo visto cos’è successo in Estate e cosa sta succedendo in Autunno, perché siamo ancora in Autunno. Non sappiamo cosa i cambiamenti climatici ci riserveranno in Inverno. In attesa di capire cosa succederà in Inverno ci sembrano centrate le proposte del Movimento Terra e Vita e di Cosimo Gioia. Noi vorremmo aggiungere due proposte. Prima proposta: il blocco di tutti gli adempimenti fiscali a carico degli agricoltori e la sospensione dei pagamenti delle cambiali agrarie e dei mutui per almeno due anni. La parola passa adesso alla politica. Seconda proposta: l’assunzione a tempo indeterminato di almeno 30 mila operai forestali che, a turno, dovranno assicurare la presenza nel territorio della Sicilia 24 ore su 24. Al lavoro di tutela del territorio siciliano dovrebbero partecipare le università della nostra Isola. Bisogna intervenire subito nelle aree a rischio di dissesto idrogeologico, nei corsi d’acqua abbandonati da decenni, nelle strade interpoderali che l’incuria e le piogge hanno reso impraticabili, nelle strade provinciali e, in generale, nelle zone dove si profilano emergenze. In questo lavoro il ruolo delle università siciliane può risultare prezioso e risolutivo. L’unica cosa che la politica siciliana non deve fare è perdere altro tempo, nella convinzione che poi spunta il sole e passa tutto.
Foto tratta da MeteoWeb