Giuseppe Li Rosi, tra i protagonisti, in Sicilia, dell’esperienza di Simenza, sintetizza lo stato dell’agricoltura nella nostra Isola in poche parole: “Non si può raccogliere e non si può seminare”. Piove da oltre due mesi, magari non ogni giorno, ma piove in continuazione. I terreni non hanno il tempo di asciugarsi. Se ci sono colture che nei campi che non possono essere raccolte, ed è difficile, se non impossibile, seminare il grano. I carciofi, per esempio. Che fine faranno? Su ITALIA FRUIT NEWS leggiamo un articolo sull’emergenza carciofi in Sardegna. Anche in questo caso poche parole per dare la ‘fotografia’ della situazione: “Carciofaie che sembrano risaie”. In Sardegna, in tantissimi casi, è impossibile entrare nei campi per raccogliere i carciofi. Raccolta bloccata, il mercato che chiede i carciofi, magari i prezzi sarebbero interessanti. Ma le piogge incessanti on danno tregua. Dice a ITALIA FRUIT NEWS Paolo Mele, presidente dell’Op Sa Marigosa e di Confagricoltura Sardegna: “Sono più di 50 giorni che non smette di piovere, un Autunno così non si era mai visto, siamo sommersi da acqua e le ripercussioni sul lavoro sono importanti. Come se non bastasse si sono verificate anche violente grandinate che hanno peggiorato la situazione. Una situazione davvero anomala, nelle nostre montagne è già arrivata la neve, mai successo in questo periodo dell’anno”. Anche in Sardegna, come in Sicilia, grandissime difficoltà per seminare il grano. Non abbiamo notizia precise: ma abbiamo la sensazione che ci siano problemi per i carciofi di Cerda e di Ramacca. O no?
Insomma, i cambiamenti climatici non hanno solo il volto delle alluvioni nei centri abitati: anche nelle campagne la situazione è critica. “In Sicilia – ci dice ancora Li Rosi – la situazione è ancora più critica. Scontiamo l’abbandono di fiumi e corsi d’acqua. Con le piogge le esondazioni sono all’ordine del giorno. Il risultato è che se le coltivazioni non sono inondate dalle piogge ci pensano i fiumi e i corsi d’acqua abbandonati”. Lo scriviamo da mesi: l’amministrazione regionale dovrebbe dirottare non meno di 30 mila operai forestali nel territorio siciliano per 365 giorni all’anno per prevenire gli incendi e per la sistemazione delle sponde di fiumi e corsi d’acqua. Scriviamo questo dallo scorso Aprile, ma dalle parti dell’attuale Governo regionale non c’è contezza dei problemi legati ai cambiamenti climatici. In estate la Sicilia ha perso quasi 80 mila ettari di boschi; in Autunno sono arrivate le piogge che stanno, di fatto, impedendo, in tantissimi casi l’esercizio dell’agricoltura. Le due cose sono legate: meno alberi ci sono, più danni produce l’acqua he arriva dal cielo. Inutile dirlo e ribadirlo: non ci credono. Tantissimi fondi agricoli sono allagati e le piante stanno morendo per asfissia. Anche a voler provare a salvare una parte del raccolto in molti casi è impossibile: tante strade provinciali, tra abbandono e pioggia, sono impraticabili; idem le strade interpoderali. Li Rosi ci racconta di un ponte pericolante in una strada provinciale di Raddusa, nel Catanese. Si sono rivolti all’ex Provincia di Catania – chiamata pomposamente Città Metropolitana di Catania – che dovrebbe occuparsi della manutenzione delle strade provinciali. Gli hanno risposto che non hanno i soldi per sistemare il ponte. “Ok, non avete i soldi – ha replicato Li Rosi -. Almeno mandateci un ingegnere. Diteci cosa dobbiamo fare. Non possiamo andare avanti con un ponte che è una roulette russa…”.
Questi sono i veri problemi dell’agricoltura siciliana: ma rispetto a questi problemi la politica regionale non c’è, non esiste. Barricati negli uffici, all’assessorato regionale all’Agricoltura si limitano a fare ‘filosofia’: come se i problemi non fossero anche della Regione siciliana, come se fossero solo problemi degli agricoltori. Non potere raccogliere i prodotti a causa della pioggia (quest’anno ritardi incredibili nella raccolta delle olive), non potere coltivare i carciofi e altri ortaggi di pieno campo, non potere seminare il grano: questi sono solo problemi degli agricoltori siciliani, non certo dell’attuale Governo regionale che rimane a guardare. Ci sarebbe da affrontare l’emergenza che si sta creando nelle campagne siciliane, dove non si semina e non si raccoglie; ci sarebbe da trovare il modo di inviare personale competente (leggere tecnici e operai forestali) in tutto il territorio dell’Isola per sistemare torrenti e corsi d’acqua che ormai esondano ad ogni pioggia di media intensità complicando ulteriormente la vita agli agricoltori. E invece che fa l’amministrazione regionale? L’assessorato all’Agricoltura, da quattro anni ‘feudo’ di Forza Italia versione Gianfranco Miccichè non può certo perdere il proprio obiettivo ‘primario’: riportare nel Parlamento siciliano lo stesso Miccichè e, magari, farlo rieleggere per la terza volta presidente dell’Assemblea regionale siciliana. Volete che, davanti a un compito così ‘importante’ l’assessorato regionale all’agricoltura si occupi di agricoltura e agricoltori? Non scherziamo con le cose serie! E il Parlamento dell’Isola? A che punto è la riforma del settore forestale? Spunteranno o no i 30 mila forestali stabilizzati per fronteggiare i cambiamenti climatici? E perché dovrebbero spuntare? Fino a quando vanno in cenere quasi 80 mila ettari di boschi e la responsabilità è dei ‘piromani’ e non di un Governo regionale inutile che problemi ci sono? Idem per le coltura ‘affogate’ dall’acqua. Che c’entra la politica siciliana con tutto questo? Intanto in Sicilia continua a piovere, a piovere, a piovere…
Foto tratta da ITALIA FRUIT NEWS