- In questa fase ogni giudizio sullo sciopero generale di Cgil e Uil rischia di essere affrettato
- La sensazione – leggendo una dichiarazione di Landini – è che la Cgil si stia arrampicando sugli specchi. Ma è una sensazione, meglio attendere i fatti concreti
- Le ‘riforme’ del Governo Draghi, in realtà, non sono altro che i voleri dell’Unione europea dell’euro
In questa fase ogni giudizio sullo sciopero generale di Cgil e Uil rischia di essere affrettato
Sullo sciopero generale indetto da Cgil e Uil si leggono giudizi affrettati. E lo sono sia in positivo, sia in negativo. E’ presto per celebrare il ritorno al ruolo di sindacati dei lavoratori per Cgil e Uil. Infatti, bisognerà aspettare l’approvazione della manovra finanziaria da pare del Parlamento nazionale per vedere cosa prevede e se il mondo del lavoro viene tutelato o penalizzato; lo stesso discorso vale per la riforma fiscale e per le pensioni. In parole semplici, bisogna aspettare i fatti concreti. Schierarsi, in questo momento, contro Cgil e Uil ha senso solo per i seguaci del Governo di Mario Draghi, perché uno sciopero generale, piaccia o no, non agevola il Governo e i suoi alleati; ma anche in questo caso, bisogna aspettare i fatti, prima di esprimere giudizi, perché quella di Cgil e Uil potrebbe essere una mossa dettata dal timore di perdere altri iscritti. Insomma, per provare a capire come stanno le cose bisogna avere un po’ di pazienza. E cercare di leggere tra le righe il significato delle dichiarazioni da rintracciare qua e là.
La sensazione – leggendo una dichiarazione di Landini – è che la Cgil si stia arrampicando sugli specchi. Ma è una sensazione, meglio attendere i fatti concreti
Sull’ANSA, ad esempio, si possono leggere parole interessanti. In particolare, leggiamo una dichiarazione del segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini: “Quella del Governo è una manovra socialmente ingiusta. Draghi ha tentato di proporre un punto di mediazione con la sua maggioranza avanzando l’idea di escludere per un anno dal beneficio fiscale i redditi oltre i 75 mila euro. Su questo è stato brutalmente messo in minoranza dai partiti della sua maggioranza”, che “pensano più alle proprie bandierine elettorali che agli interessi dell’Italia”. Ora, che Draghi tema i partiti, beh, questo fa un po’ sorridere, perché fino ad oggi il capo del Governo italiano – che, ricordiamolo, si trova a Palazzo Chigi per volere dell’Unione europea – non ha tenuto in alcun conto. Forse l’unico partito con il quale ogni tanto dialoga è il PD, questo perché il PD è il partito politico italiano di riferimento della Ue liberista. Insomma, Landini si arrampica sugli specchi. “Scioperiamo – dice sempre il segretario della Cgil – perché quella del Governo è una manovra socialmente ingiusta e vogliamo cambiarla: ignora la condizione in cui vive la stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti e dei pensionati e il punto di vista di chi li rappresenta”. Sciopero immotivato? “È un’obiezione infondata – ribatte Landini -. Il Governo da mesi ha ricevuto le nostre richieste unitarie su fisco, pensioni, politiche industriali e lotta alla precarietà. Le risposte non sono adeguate. La legge di Bilancio non produce quella giustizia sociale di cui il Paese ha bisogno. C’è giustizia quando il lavoro è sempre più precario?”. E ancora: “Abbiamo preso atto che la maggioranza non intendeva cambiare l’accordo fatto sul fisco e che aveva respinto anche la proposta del presidente del Consiglio – aggiunge -. Dunque, ricorriamo allo sciopero perché si sono chiusi gli spazi di confronto e il sindacato deve fare tutto il possibile per portare a casa risultati a favore di chi rappresenta”.
Le ‘riforme’ del Governo Draghi, in realtà, non sono altro che i voleri dell’Unione europea dell’euro
La nostra sensazione è he Landini si trovi in grandissima difficoltà. Che gli piaccia o no, la Cgil è parte integrante di uno schieramento politico – il centrosinistra – che in questo momento, appoggiando il Governo Draghi, porta avanti politiche ultra-liberiste. La riforma del fisco a cui accenna timidamente Landini, in realtà, è una pessima riforma cucita addosso agli interessi della Confindustria. Lo ha raccontato l’economista siciliano Antonio Piraino illustrandolo con un esempio semplicissimo, che tutti sono in grado di comprendere: con la riforma fiscale del Governo Draghi chi guadagna 10 milioni di euro si ritrova nella stessa aliquota di chi guadagna 60 mila euro! Ovvio che questo scenario agli iscritti alla Cgil non vada bene. Lo sciopero generale a Landini serve non tanto per combattere un Governo che dovrà comunque sostenere, quanto per provare a non perdere altri iscritti. Ma li perderà comunque, a meno che non si schieri all’opposizione, piantando non uno sciopero generale, ma una raffica di scioperi generali. Le pensioni, ad esempio. Ormai la maggioranza degli iscritti alla Cgil è fatta da pensionati. E il Governo Draghi – questo lo hanno capito tutti – deve portare i lavoratori italiani al ritorno alla legge Fornero e magari oltre. I conti dell’INPS non reggono più e l’unico modo per far quadrare i conti in prospettiva è peggiorare la sanità pubblica e portare a quasi 70 anni l’età delle pensione: una persona mediamente intelligente non ha bisogno di ulteriori spiegazioni… In conclusione, il Governo Draghi non cambierà né la manovra 2022, né la riforma fiscale, né la penalizzazione delle pensioni, perché questi sono gli obiettivi che la Ue ha deciso per l’Italia. Il resto sono chiacchiere. Se lo sciopero generale di Cgil e Uil è una cosa seria lo vedremo in seguito. Dobbiamo attendere senza fretta, perché il finale che l’accoppiata Draghi-Ue ha risoervato all’Italia si conosce già.
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