Un ‘brioso’ comunicato stampa della presidenza della Regione non siciliana ma catanese annuncia l’ennesima struttura sanitaria aperta nella Catania del presidente della Regione (catanese e non siciliana) Nello Musumeci, e dell’assessore alla Salute-Sanità catanese (e non siciliana) Ruggero Razza. Insomma, Presidente e assessore alla Sanità stanno potenziando la sanità catanese. Samo contenti per i catanesi. “Catania ha il suo quarto Pronto soccorso – leggiamo nel comunicato della presidenza della Regione – . Con una breve cerimonia stamattina il presidente della Regione Nello Musumeci, il sindaco (di Catania ndr) Salvo Pogliese, il rettore dell’Università di Catania Francesco Priolo, l’assessore alla Salute Ruggero Razza e il direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria Gaetano Sirna, alla presenza del prefetto, Maria Carmela Librizzi, dell’arcivescovo metropolita, Salvatore Gristina, e di altre autorità, hanno consegnato alla città la nuova struttura di emergenza-urgenza dell’ospedale San Marco, nel quartiere di Librino. Il Pronto soccorso del San Marco aprirà ufficialmente giovedì 9 alle ore 9. Con l’apertura di questo nuovo polo di primo intervento, l’Azienda ospedaliero universitaria policlinico ‘G. Rodolico – San Marco’ è in grado di assicurare un’assistenza in emergenza-urgenza a un’area molto vasta del territorio etneo: dalla parte Sud dove sorge il Pronto soccorso del San Marco, alla parte Nord del capoluogo dove, già dal 2018, opera quello dell’altro presidio aziendale, il ‘Gaspare Rodolico’ di via Santa Sofia”.
Vi risparmiamo i commenti di tutte le personalità catanesi: ovviamente, tutti felici e contenti. Non sappiamo quanti interventi ha disposto il Governo Musumeci in favore della sanità catanese. Noi ricordiamo di averne scritto nel Novembre del 2018 (La sanità in Sicilia secondo Musumeci & Razza: Catania, Catania, Catania, Catania, Catania…). Ottimo il nuovo Pronto soccorso di Catania. Ci piacerebbe sapere qual è la situazione nei Pronto Soccorso delle altre otto province siciliane. Anzi, sette province, perché il ‘bordello’ di Palermo lo conosciamo già. Non perché, come si faceva una volta (come ha fatto più volte chi scrive questo articolo nei primi anni ’80, da ‘biondino’, quando si andava di notte nei Pronto soccorso di Palermo a cercare notizie), i giornalisti hanno accesso nei Pronto soccorso di Palermo, ma per quello che abbiamo letto su Facebook, precisamente nella pagina di Pino Apprendi, già parlamentare regionale della sinistra, una delle poche figure ex Pci che si è salvato dal marasma del PD e dell’orlandismo. Apprendi ha riportato a testimonianza – agghiacciante – di un medico finito, da paziente, nel Pronto soccorso di Villa Sofia di Palermo. Nulla contro Villa Sofia: avendo un po’ conoscenza dei conti regionali, sappiamo quanti soldi lo Stati scippa alla sanità siciliana dal 2009 e sappiamo anche con i Governi regionali usano i soldi del Fondo sanitario regionale per pagare spese che con la sanità non hanno alcunché a che spartire. Se Stato e Regione rubano i soldi della sanità pubblica siciliana non si può certo imputare ai medici e agli infermieri la responsabilità della carenza di medici e infermieri. Semmai, un appunto andrebbe fatto ai sindacati dei medici e degli infermieri che – davanti agli scippi finanziari di Stato e regione alla sanità pubblica siciliana, dal 2009 ad oggi, a parte qualche ‘toccata e fuga’, non hanno mai detto nulla. Così, in questo scenario omertoso non c’è da stupirsi se due politici catanesi – presidente della Regione e assessore alla Sanità – vanno a sistemare la sanità della propria città. Scelte amministrative perfettamente in linea con lo sfascio morale, politico, sociale, economico e finanziario della Sicilia.