Ci troviamo quasi costretti ad intervenire per l’ennesima volta, visto che continuiamo a registrare commenti negativi degli agricoltori siciliani in merito alla proposta lanciata da Mario Pagliaro, chimico del Cnr e appassionato di climatologia e agricoltura, di seminare il grano in Sicilia anche con i terreni bagnati dalle continue piogge. Le repliche di tanti agricoltori sono correttissime. la considerazioni di tanti agricoltori della nostra Isola sono di buon senso. Molti di loro cci hanno fatto notare che tante strade provinciali e interpoderali, senza pioggia, si percorrono già a fatica perché sono state abbandonate, mentre con la pioggia sono impraticabili. Il risultato è che, in molti casi, anche a voler provare a seminare il grano, è praticamente impossibile raggiungere i terreni agricoli. Analisi assolutamente giusta. Va precisato, però, che l’invito a seminare anche con i terreni bagnati – cosa che sta avvenendo in alcune aree di Gela, come abbiamo documentato ieri – non è un capriccio, ma un’esigenza dettata dai cambiamenti climatici in atto nel mondo. In Canada, quest’anno, hanno dovuto fronteggiare un Inverno con temperature vicine a – 50 gradi centigradi e un’Estate siccitosa con temperature vicine a + 50 gradi centigradi. Risultato: un calo della produzione di grano del 50% circa. Dopo di che – e siamo ai giorni nostri – sono arrivate le alluvioni di Novembre che hanno bloccato i mezzi di trasporto. Risultato: per oltre una settimana è stato impossibile trasportare il grano dalle aree interne del Paese ai porti. Problemi con le piogge si segnalano anche in Australia, dove il raccolto era andato bene, ma dove si temono effetti negativi per l’acqua he arriva dal cielo.
Cosa stiamo cercando di dire? Che se in Sicilia dalla seconda metà di Settembre ad oggi, a distanza di pochi giorni luna dall’altra, si susseguono piogge che, fino ad ora, nelle aree interne della nostra Isola, hanno impedito di seminare il grano. Da tre giorni, dopo una pausa di meno di una settimana, è tornata l’acqua dal cielo. Se il clima piovoso non dà ai terreni il tempo di asciugarsi che si fa? Non si semina il grano? E’ una scelta anche questa. Per il 2022 niente grano in Sicilia. In alternativa non rimane che provare a seminare. Pur con tutte le difficoltà tecniche che ciò comporta. Il senso della proposta di Mario Pagliaro è proprio questo: anche se ci sono difficoltà tecnico-agronomiche, che nessuno nega, vale comunque la pena di provare, anche perché il prezzo del grano, a livello mondiale, continua a crescere, come abbiamo raccontato nei giorni scorsi e come proveremo a riassumere nel seguito di questo articolo. Lo sappiamo: molti agricoltori siciliani non hanno i soldi per pagare le sementi: sementi che, di solito – così si usa fare in tante aree della Sicilia – vengono anticipate dai commercianti. E siccome, quest’anno, il prezzo delle sementi è sensibilmente aumentato, bisogna pensarci due volte prima di rischiare con la semina, perché sono costi da sostenere e sono costi quasi raddoppiati. Per non parlare del costo dei fertilizzanti, he è raddoppiato. D’accordo: ma l’alternativa qual è? Non seminare?
Gli agricoltori hanno ragione a denunciare lo stato di abbandono di molte strade provinciali e di tante strade interpoderali. Il nostro amico
Diamo ora un’occhiata all’andamento del mercato del grano mondiale, riprendendo alcune notizie a alcune considerazioni di Sandro Puglisi. La prima notizia è che le cose sarebbero andate meglio senza l’arrivo della variante Omcron che desta grande preoccupazione n tutti i mercati internazionali, compresi i mercati dei cereali. la scorsa settimana i mercati agricoli statunitensi hanno finalmente mostrato una certa ripresa, frenata un po’, scrive Puglisi, dalla citata variante Omicron. Ed è anche logico, visto che negli Stati Uniti d’Americ la pandemia impazza. Cosa che avviene pure nell’Unione europea, anche se non manca qualche eccezione (per esempio la Svezia). Puglisi, la scorsa settimana, segnalava aumenti del prezzo del mais, dei semi di soia, un lieve aumento del prezzo del grano nel mercato di Chicago, una lieve riduzione del prezzo del frumento del Kansas, una crescita del prezzo del grano di Minneapolis. Insomma, la preoccupazione c’è, ma a parte i prezzi globali del petrolio, che Giovedì scorso hanno perso più di 10 dollari al barile causa notizie Omicron, il resto dell’economia statunitense, la scorsa settimana, on è andata male: indici azionari in rialzo, occupazione in aumento, indice manifatturiero ISM di Novembre è salito di +0,3 a 61,1, appena al di sotto delle aspettative di 61,2. E poi c’è la forte domanda di etanolo che tiene su il mercato del mais. Bene anche il grano Euronext che ha chiuso la scorsa settimana in rialzo in un mercato che, scrive Puglisi, resta “comunque ancora molto nervoso”.
E la settimana che si apre? E’ probabile che l’arrivo massiccio di frumento da foraggio, orzo e colza australiana potrà pesare sui mercati e sui prezzi. Insomma, un aumento dell’offerta, se non accompagnata da una domanda altrettanto forte, potrebbe deprimere un po’ i prezzi di tali prodotti. E, in effetti, la domanda potrebbe arrivare dalla Cina. Se il colosso cinese da un miliardo e 400 mila abitanti si muove nel mercato acquistando questo o quel prodotto agricolo, è chiaro che i prezzi schizzeranno all’insù (si parla, ad esempio, di acquisto, da parte della Cina, di orzo da foraggio francese). L’Ucraina conferma il trend positivo: grandi quantitativi di grano esportato in mezzo mondo (a proposito: in Italia sta arrivando grano ucraino?) con un raccolto di frumento e mais da record. Il Ministero dell’Agricoltura russo ha comunicato che sono stati raccolti 126,3 milioni di tonnellate di grano a partire dal 1° Dicembre. E a proposito di semine, leggiamo sempre nell’articolo di Sandro Puglisi, “gli agricoltori russi hanno già seminato cereali invernali per il raccolto del prossimo anno su 18,4 milioni di ettari rispetto ai 19,3 milioni di ettari del 1° Dicembre 2020. Nel mondo la domanda di grano resta sostenuta. “L’agenzia statale tunisina – leggiamo su SWB – per i cereali ODC ha indetto due gare internazionali per l’acquisto di grano tenero e grano duro. In particolare, per quanto riguarda il grano tenero, la Tunisia ricerca carichi di circa 25.000 tonnellate per un volume potenziale fino a 175.000 tonnellate. La spedizione viene richiesta in periodi diversi tra il 1 Gennaio e il 25 Marzo. Per quanto riguarda il grano duro, si cercano carichi di 25.000 eo 17.000 tonnellate. Il volume potrebbe arrivare fino a circa 92.000 tonnellate. La spedizione è per l’1-25 gennaio. La SAGO dell’Arabia Saudita cerca 535.000 tonnellate di grano… per l’arrivo Maggio-Luglio 2022. Il Giappone ha indetto due gare periodiche per l’acquisto di 50.000 tonnellate di grano alimentare dagli Stati Uniti, che si chiudono. Il grano è per la spedizione a Marzo”.
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