Sul grano duro che in Italia viene utilizzato per produrre la pasta le sorprese non finiscono mai. Sul fatto che nel nostro Paese siano arrivate quantità industriali di grano duro canadese non ci sono dubbi, così come non ci sono dubbi sul fatto che la qualità del grano duro coltivato nelle aree fredde ed umide del Canada lasci molto, ma molto a desiderare, tra presenza di glifosato e di micotossine. Ma che in Italia siano arrivate, negli anni passati, grandi quantità di grano di pessima qualità anche dall’Australia, ebbene, questo francamente nemmeno l’immaginavamo. Abbiamo visto arrivare, in Italia, oltre al grano duro (e al grano tenero) canadese, anche grano duro ucraino, grano duro dal Kazakistan, grano duro dal Messico, ma il grano di pessima qualità dall’Australia ci mancava. Eppure questa notizia arriva da Peter Howard, esportatore di cereali Australian Durum Company. Intervistato da GRAIN CENTRAL, Peter Howard afferma: “Abbiamo spedito un sacco di semola di bassa qualità in passato perché gli italiani possono mescolarla”. In realtà, in Italia il grano buono non può essere mescolato con il grano di bassa qualità: se questo avviene, beh, non è una bella cosa e, soprattutto, non va certo a favore della salute degli ignari consumatori. da qui una domanda: che pasta ci hanno fatto mangiare in Italia in questi anni?
E’ veramente molto ‘interessante’ scoprire che, mentre la televisione ci raccontava che la pasta, in Italia, veniva prodotta con “solo grano duro italiano”, un grande esportatore di grano dall’Australia racconta di aver spedito in Italia “un sacco di semola di bassa qualità in passato perché gli italiani possono mescolarla”. Meraviglioso, no? La notizia – che ci è stata raccontata da un nostro amico che ci ha inviato una copia dell’articolo – ci arriva come una sorta di coincidenza astrale, nel senso che ci è arrivata proprio mentre noi, in queste ultime settimane, in più articoli, abbiamo sottolineato che in Australia la produzione di grano, quest’anno, è andata bene. O meglio, è andata bene fino a quando non sono arrivate le piogge. Abbiamo deciso di dare subito questa notizia perché, proprio oggi, nel MATTINALE, abbiamo scritto che in Australia, a causa delle piogge, cominciano ad esserci problemi per la qualità del grano. Nell’articolo di GRAIN CENTRAL si sottolinea che, a causa delle piogge, il grano australiano potrebbe subire “declassamenti”. Il giornale riporta la dichiarazione di Jim Hunt, agronomo di Gunnedah, il quale afferma che i produttori di grano australiani si augurano le aziende di macinazione riescano a separare il grano duro dal grano per mangimi. Se questo grano duro verrà separato, lo stesso grano duro potrà essere venduto ad un prezzo adeguato. “Ma se non verrà separato – leggiamo sempre nell’articolo – finirà tutto come feed e non ci sarà alcuna possibilità di commercializzarlo come qualcosa di diverso dal feed”. Noi non siamo bravissimi con la lingua inglese, ma abbiamo la sensazione che, in questo caso, la parola feed possa significare mangimi.
A conti fatti, l’articolo non solo ci dà una ‘bella’ notizia sul passato, ma conferma i dubbi sulla qualità del grano australiano a causa delle piogge incessanti che stanno creando un sacco di problemi nella raccolta dello stesso grano australiano. Hunt racconta “che molti dettagli erano ancora sconosciuti sul raccolto di quest’anno” nella maggior parte delle aree coltivate a grano dell’Australia. “La quantità di grano piantato quest’anno è stata ridotta, perché il raccolto invernale dell’anno scorso è stato così grande ed è stato evitato a rotazione di seminare duro su duro”. L’agronomo racconta che tanti coltivatori di grano intorno a Narrabri, Edgeroi e Bellata stavano iniziando la mietitrebbiatura. Ma non hanno potuto raccogliere il grano perché sono iniziate le piogge. Spingendosi più a Sud, racconta ancora l’agronomo, “la pioggia è arrivata nel bel mezzo del periodo del raccolto”. Sarebbero servite “altre settimane di clima caldo e secco” per completare la raccolta del grano. Ma sono iniziate le piogge. Domanda: non è che il grano australiano di ‘ottima qualità’ ce lo ritroveremo in Italia?
Foto tratta da Agrarian Sciences
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