Facebook ha riproposto un nostro post del 4 Dicembre del 2015. Sei anni fa un partiti politico ‘festeggiava’ l’anniversario dell’elevazione di Enna a capoluogo di provincia. Noi lo riprendiamo perché i ‘festeggiamenti’, allora come oggi, erano e sono fuori luogo. Perché Enna – con tutto il rispetto verso gli ennesi – non aveva alcun titolo per essere elevata a capoluogo di provincia, se non quello di dare la possibilità a Benito Mussolini di fare un dispetto a Monsignor Mario Sturzo, Vescovo di Piazza Armerina, fratello di don Luigi Sturzo, fondatore del Cattolicesimo sociale e del Partito Popolare Italiano. Mussolini detestava Sturzo. Il ‘Duce’ pensava di essere unico, ma era troppo intelligente per non capire che Sturzo, sotto il profilo intellettuale, neanche lo vedeva. Mussolini aveva il potere, l’appoggio incondizionato dei poteri forti dell’epoca, ma non era Sturzo.
Mussolini, prima di diventare il capo del fascismo e del Governo italiano, era un giornalista di grande fiuto, ma nulla di più. Avrebbe voluto essere di più, avrebbe voluto avere l’enciclopedica cultura di don Luigi Sturo che spaziava dalla filosofia al diritto, dalle scienze sociali all’economia politica, per non parlare, ovviamente, della sua attività di uomo di Chiesa. Mussolini aveva i suoi seguaci, alcuni fedeli, altri un po’ meno fedeli. Ma non aveva il seguito che aveva Sturzo, che pur avendo dovuto lasciare l’Italia perché perseguitato dai fascisti, godeva di grande seguito in Italia, soprattutto tra i ceti popolari. A Mussolini questo non andava proprio giù. Così decise di fare un dispetto a monsignor Mario Sturzo, un uomo pio che, ai suoi occhi, aveva il difetto di essere il fratello di un sacerdote del quale invidiava la grande intelligenza e la straordinaria preparazione culturale. Così decise di ‘punire’ Piazza Armerina – cittadina bellissima – dove tanti abitanti avevano il difetto di essere vicini al loro vescovo. Successe allora che la città che era il naturale capoluogo di provincia – Piazza Armerina – venne ‘castigata’ dai fascisti; mentre Enna – che con rispetto parlando era una cittadina arroccata su un montagnone, pure bella per carità, ma non bella come Piazza Armerina – diventò capoluogo di provincia. insomma, le cose sono andare come sono andate. E non c’è stato verso, con l’avvento della Repubblica e dell’Autonomia siciliana, di ristabilire l’ordine delle cose. Ribadiamo: nulla contro Enna, ma la storia è storia.
Foto tratta da Paesi on line
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