Oggi finalmente siamo riusciti a fare un po’ di chiarezza sui Consorzi di Bonifica della Sicilia. L’argomento è molto delicato, perché l’agricoltura, senza l’acqua per l’irrigazione, non esiste. Dopo di che bisogna tenere conto della crisi che investe i Consorzi di Bonifica della nostra Isola: una crisi che è finanziaria, ma anche figlia di una politica che, su tale materia, ha fatto molta confusione, specialmente nella passata legislatura, quando è stata varata una riforma irrazionale che non ha affrontato il cuore del problema: la questione finanziaria. La verità è che, quando la Regione non aveva problemi finanziari pagava ogni anno ‘a piè di lista’ qualunque cifra che arrivava in Assemblea regionale siciliana. Dal 2008 i conti della Regione sono cominciati a diventare un po’ stretti per peggiorare negli anni successivi. E’ stato – questo bisogna riconoscerlo – l’ex assessore all’Economia, Alessandro Baccei – a fare chiarezza e a porre fine a una stagione un po’ troppo ‘allegra’. Il problema è che Baccei e, in generale, il passato Governo regionale non hanno sciolto i veri nodi dei Cnsorzi di Bonifica, che sono arrivati, tale e quali, all’attuale Governo regionale di Nello Musumeci. Oggi cerchiamo di capire qualcosa in più chiedendo ‘lumi’ a Ernesto Abate, segretario regionale del Sifus Confali Consorzi di Bonifica.
Allora, segretario Abate, qual è, in questo momento, la situazione nei Consorzi di Bonifica della Sicilia?
“La situazione dei Consorzi di Bonifica in questo momento è davvero drammatica, poiché la condizione debitoria crescente dal 1995 è intorno ai 120-150 milioni di euro. Il perdurare di un periodo commissariale piuttosto deludente nel corso dell’ultimo decennio ha etichettato questi Enti utili e fondamentali per lo sviluppo agroalimentare e rurale come carrozzoni politici. Impensabile che un servizio irriguo e idrico di assoluta e primaria importanza possa essere definito tale.
Quando si è aggravata la situazione?
“Queste condizioni si sono aggravate quando ai Consorzi di Bonifica sono state tolte le competenze sulla manutenzione delle strade interpoderali, delle dighe e degli invasi artificiali. E’ stato azzerato il capitolo di spesa 546029 relativo alle attività di manutenzione ordinaria ed è stata scelta la strada della esternalizzazione dei servizi. Un’agenzia esterna avrebbe gestito il bacino di precari (la Resais se ricordo bene) e lasciato la gestione tecnica ed amministrativa, la programmazione delle attività e la gestione delle risorse economiche. Poi sono intervenuti altri problemi. Penso a quando provarono a creare macro-aree in cui le realtà logistiche, amministrative e geomorfologiche non avrebbero mai potuto coesistere. Sarebbe accaduta la cosa più banale che si possa pensare: quella di mettere in servizio un operatore di area che, per raggiungere il luogo dell’intervento e fare ritorno, avrebbe impiegato le ore del turno di lavoro. Sembra paradossale, ma lo scenario sarebbe stato questo”.
Quanti sono oggi i dipendenti dei Consorzi di Bonifica della Sicilia?
“Oggi nei Consorzi di Bonifica mandatari senza rappresentanza della Sicilia si contano poco più di 900 lavoratori con contratti di lavoro a tempo indeterminato, per lo più dirigenti, capi settore, geometri, capi squadra e sparute unità di operai, per lo più prossimi alla pensione; poi ci sono poco più di 900 lavoratori a tempo determinato che prestano le loro opere professionali di operai per periodi che vanno da tre a sei mesi all’anno”.
Ci sono problemi per la retribuzione dei dipendenti?
“Purtroppo sì. Da una parte ci sono stati i tagli dell’amministrazione regionale; dall’altra parte i minori incassi ottenuto dai consorziati sempre più disserviti e meno tutelati (alcuni non ricevono nessun servizio). Tutto questo riduce significativamente le risorse economiche, per cui il pagamento degli emolumenti al personale non è regolare, se è vero che si contano in media ritardi di tre mesi. A Ragusa c’è una sentenza in corso di applicazione che ha trasformato i contratti a tempo indeterminato: qui si contano dodici mensilità di ritardo. I conti correnti di alcuni Consorzi, ormai per consuetudine, vengono aggrediti con pignoramenti sistematici, con cadenza mensile dai medesimi soggetti”.
Qual è lo stato delle reti irrigue gestire dai Consorzi di Bonifica?
“Purtroppo le reti irrigue sono fatiscenti, poiché l’età media di queste infrastrutture è di cinquant’anni anni e, in alcuni territori, anche di sessantacinque anni. Le irrigue reti ormai definite colabrodo, perché, nella migliore delle ipotesi rispetto all’acqua erogata alla fonte, la metà si disperde lungo le perdite del percorso dei tubi e/o canalette, provocando addirittura allagamenti nei terreni degli utenti consortili. Questi ultimi se avviano un contenzioso con il Consorzio di Bonifica per farsi risarcire i danni subiti vengono beffati due volte. La prima beffa è il danno e il disservizio successivo per la riparazione che avviene, se avviene, nel periodo d’irrigazione, quando è presente il personale operaio, provocando la sospensione del servizio irriguo per il tempo utile alla riparazione. Questo ovviamente se ci sono le risorse economiche per acquistare i ricambi necessari, altrimenti fine della fiera! La seconda beffa è indiretta: poiché il Consorzio di Bonifica è un ente pubblico senza scopo di lucro, i maggiori costi sostenuti dallo stesso Consorzio per pagare i danni si traducono in aumenti in bolletta a carico di tutti gli utenti consorziati nel comprensorio, quindi anche di chi ha subito i danni”.
La riforma dei Consorzi di Bonifica ha funzionato?
“Argomento complicato. La riforma dei Consorzi di Bonifica vede la luce con la legge regionale n. 5 del 2014. Questa riforma nasce in modo confuso. Tutt’oggi il prodotto di questa riforma è un contenitore vuoto che non ha né partita Iva, né dipendenti. Una riforma ‘stoppata’ dall’attuale Governo regionale di Nello Musumeci, poiché non è in condizione di soddisfare il fabbisogno degli agricoltori e dei dipendenti, né tantomeno la stessa Regione siciliana. Pertanto pur deliberando attività commissariali, ci si limita ad indirizzare i Consorzi di Bonifica mandatari senza rappresentanza”.
Se non ricordiamo male la riforma ha previsto il passaggio da 11 Consorzi di Bonifica a 2. Ma a quanto pare la situazione è un po’ diversa. E si va avanti con i commissari.
2Purtroppo lo stato di commissariamento dei Consorzi di Bonifica va avanti da un ventennio ed ha visto susseguirsi un infinito numero di Commissari che fino al 2014 erano 11 quanto il numero dei Consorzi di Bonifica presenti. Successivamente si è passati a 2 con l’avvento dell’area Orientale e Occidentale, per diventare 1 nel 2017 e 2 dal 2018 ad oggi. Come ho già accennato, i due Consorzi di Bonifica – quello della Sicilia Orientale e quello della Sicilia Occidentale – non hanno né codice fiscale, né partita Iva, né personale a carico. Svolgono solo funzioni minime attraverso deliberazioni di indirizzo nei confronti dei Consorzi di Bonifica mandatari senza rappresentanza. In tutto questo marasma, ovviamente, l’unica soluzione logica è e resta quella di chiudere i contenziosi attraverso un commissario ad acta, che dovrebbe effettuare una scrematura di quei debiti che mai potranno essere riconosciuti per effetto di fallimento, di chiusura o morte del creditore. Poi si dovrebbe procedere con una vera riforma dei Consorzi di Bonifica. Il disegno di legge c’è, ma è ‘parcheggiato’ in Assemblea reginale siciliana”.
Voi cosa proponete?
“La restituzione ai Consorzi di Bonifica delle competenze su strade interpoderali, le dighe e gli invasi. Da anni ormai le dighe vengono gestite in alcuni casi dal Dipartimento Acque e Rifiuti, in altri casi all’Enel, in altri casi ancora all’Autorità di Bacino e non ai Consorzi di Bonifica. Così non può funzionare, perché sono i Consorzi di Bonifica che debbono gestire l’acqua per l’irrigazione. la situazione oggi è simile a quella di colui il quale, tornando a casa, decide di fare la doccia e mentre si insapona batte sulla parete del vicino chiedendogli gentilmente di aprirgli il rubinetto della ‘giara’, per potersi dare una sciacquata…”.
Insomma, alla fine oggi operano sempre gli stessi Consorzi di Bonifica del passato?
“Sì, sono sempre gli 11 consorzi di Bonifica del 1995 che, ad oggi, operano in attività ordinaria e straordinaria, anche se in realtà a prevalere sono le attività straordinarie”.
Sui ruoli emessi dai Consorzi di Bonifica c’è un po’ di confusione…
“Allora, possiamo dire che i Consorzi che si sono attenuti al rispetto della norma hanno prodotto veri e propri salassi ai danni degli agricoltori. Mentre chi ha attivato l’emissione dei vecchi ruoli ha mantenuto un rapporto economico regolare con l’utenza. Ricordo che i ruoli sospesi dal 2012 ad oggi, da parte della Regione, non sono stati compensati. Questo ha provocato minori gettiti nelle ‘casse’ consortili e quindi meno risorse economiche da destinare alle attività di manutenzione. Tuttavia gli utenti disserviti aumentano e di riflesso diminuiscono gli incassi. A Catania, per citare un esempio, la previsione di incasso era di circa 6 milioni di euro, ma forse si è arrivati a circa 2 milioni di euro di incassi”.
Ci sono agricoltori che lamentano l’eccessivo costo dell’acqua per l’irrigazione.
“In alcuni casi hanno ragione. In certe aree della Sicilia gli utenti pagano troppo per l’acqua, a tal punto che gli converrebbe acquistarla al supermercato… E questa è una battuta fino a un certo punto, se consideriamo che, in certe zone del Siracusano, il costo dell’acqua arriva fino a 3 mila euro per ettaro”.
Ci dicono che a Caltanissetta c’è un po’ di confusione…
“Caltanissetta come comprensorio irriguo potrebbe essere tranquillamente annesso ad altri comprensori attigui, cosa che vale anche per altre realtà consortili, in cui l’intervento di riforma potrebbe essere strategico ragionando sui bacini idrografici. Magari con la realizzazione di nuovi invasi intermedi che potrebbero permettere l’interconnessione tra le attuali e future dighe. Attraverso questo schema logistico si ridurrebbe il dramma delle scarse risorse idriche dove servono e mancano, rispetto all’inutilizzo delle risorse quando ci sono e non vi è una utenza che la richiede”.
Andiamo alla questione che ha suscitato polemiche: i 31 progetti irrigui ‘bocciati’ dal Ministero delle Politiche agricole.
“In questa vicenda ci sono precise responsabilità della Regione siciliana che avrebbe dovuto contestare i criteri seguiti dal Governo nazionale per la ripartizione di questi fondi. Poi ci sono responsabilità del Consorzi di Bonifica: addirittura, in 22 dei 31 progetti si sono dimenticati di segnalare il rischio di desertificazione, facendo perdere 4 punti di valutazione. Vero è che oggi è opportuno trovare soluzioni alternative e risolutive, ma è anche vero che le responsabilità di coloro i quali hanno commesso queste manchevolezze le pagheranno i siciliani. Ricordo che una parte del fondi del Pnrr sono prestiti che l’Italia dovrà restituire. I cittadini siciliani pagheranno in quota parte la restituzione di questi fondi senza avere avuto alcun beneficio”.