Nemmeno la nuova variante del virus SARS-COV2 (che poi a quanto pare nuova non è se alcuni osservatori dicono che sarebbe stata rintracciata già la scorsa Estate: ma si sa, la confusione su tale materia è tanta) ha frenato la crescita del prezzo del grano. C’è in tutti i mercati del mondo, come racconta Sandro Puglisi, un certo timore per la piega che potrebbe prendere la pandemia, ma il prezzo del grano è andato ancora su (tant’è vero che le azioni statunitensi a Wall Street non sono andate bene: anzi) . “La preoccupazione che una nuova variante di Covid identificata in Sud Africa – scrive Puglisi – porterà a nuovi focolai che faranno deragliare l’economia globale ha martellato i mercati azionari e delle materie prime mondiali, innescando la domanda rifugio di T-note statunitensi, oro e contanti. Ma i mercati agricoli statunitensi, nel complesso, hanno reagito bene alla svendita globale, chiudendo la settimana in modo misto ma soprattutto al rialzo. In effetti, i prezzi del mais hanno guadagnato più del 2,8% durante la settimana. I semi di soia sono scesi di circa lo 0,83% durante la settimana. La farina di soia non è stata così fortunata, visto che ha subito perdite a due cifre, in calo di circa il 4,2% settimana su settimana. L’olio di soia, invece, è cresciuto di oltre l’1,47%. Il complesso del grano ha visto nuovi massimi nel KC, in aumento di oltre il 3,60% durante la settimana. Chicago è salita dello 0,3%. Il frumento primaverile MPLS è cresciuto del 2,9%. In particolare, i futures sul mais CBOT sono aumentati di 16 cent a $ 5,87/bu. I futures sulla soia CBOT sono scesi di 10,5 centesimi per chiudere a 12,53 $/bu. I futures CBOT soft red winter (SRW) hanno guadagnato 2,5 cent a 8,26 $/bu. I futures KCBT hard red winter (HRW) sono aumentati di 30,3 cent per chiudersi a $ 8,65/bu. I futures hard red spring (HRS) di MGE hanno guadagnato 29,3 centesimi per chiudere a 10,40 dollari al barile. Al 25 novembre 2021, il mais statunitense 3YC (Gulf) si attestava a 266 $/ton (in aumento di 4 $/ton rispetto alla scorsa settimana). Soia USA 2 anni (Golfo) quotata a 502 $/ton (+1 $/ton rispetto alla scorsa settimana) Il grano americano n. 2 Hard Red Winter (HRW) è stato valutato 396 $/ton (+ 14 $/ton rispetto alla scorsa settimana). Il frumento statunitense n. 2 Soft Red Winter (SRW) si è attestato a 361 $/ton (+5 $/ton rispetto alla scorsa settimana)”.
Questo fine settimana il nostro Mario Pagliaro non ha potuto essere con noi per fare il punto della situazione sul grano. In compenso c’è il puntuale resoconto di Sandro Puglisi che, per noi, è una guida preziosa nei meandri del mercato globale dei prodotti agricoli e, segnatamente, nel mercato globale del grano. Puglisi racconta che nella settimana che si è conclusa sono aumentati i costi per il trasporto delle merci con le navi. “I guadagni giornalieri medi per le Capesize, che trasportano carichi da 150.000 tonnellate come minerale di ferro e carbone, sono passati da 2.672 dollari a 27 mila dollari circa – leggiamo nell’articolo di Sandro Puglisi -. L’indice panamax ha guadagnato 132 punti. I guadagni giornalieri medi per i panamax, che trasportano carichi di carbone o grano da 60 mila a 70 mila tonnellate, sono passati da 1.182 dollari a 23.586 dollari”. Parliamo di navi piuttosto grandi: con il termine Capesize, infatti, si fa riferimento alle navi le cui dimensioni non permettono il loro passaggio né per il Canale di Panama, né per il Canale di Suez.
In Canada il prezzo all’esportazione del grano canadese ha continuato ad aumentare la scorsa settimana. In questo Paese la riduzione della produzione e le inondazioni (a parte i problemi logistici) non frenano l’aumento dei prezzi del grano. Gli agricoltori canadesi che hanno stoccato il grano – duro e tenero – in attesa che i prezzi aumentino non hanno tutti i torti. “I prezzi di strada del grano duro – scrive Puglisi – hanno continuato a quotare a Cnd $ 716,88, invariati rispetto alla scorsa settimana. Mentre la base delle esportazioni è aumentata a 140,09 CAD, in aumento di 11,59 USD rispetto a 128,5 C$/ton della settimana precedente”. In aumento anche il prezzo all’esportazione del Grano 2 dell’Argentina (Up River): l’aumento è di 10 dollari rispetto alla scorsa settimana. Anche in Europa, nonostante i problemi del mercato azionario, il mercato del grano ha resistito. Il segnale è importante. Ciò significa che gli errori commessi dalla Commissione europea – che nella gestione della pandemia, fino ad oggi, più che fare gli interessi della popolazione ha fatto gli interessi delle multinazionali farmaceutiche – non hanno scalfito il mercato del grano. Per citare un esempio, i prezzi FOB in dollari statunitensi per il grano francese con l’11,5% di proteine e consegna a Dicembre si sono attestati a 349 $/ton, in aumento di 2 $/ton rispetto alla scorsa settimana. Non è andata bene, invece, per il grano duro italiano di Bologna, che è stato valutato 602,88 dollari/tonnellata, in calo di 9,66 dollari/ton rispetto alla scorsa settimana (bisogna anche tenere conto che il grano duro del Centro Nord Italia è di qualità nettamente inferiore al grano duro prodotto nel Sud Italia e in Sicilia: il clima diverso fa la differenza). E’ andata bene al grano tedesco (Depsilo) con 12,5% di proteine, che ha chiuso a 330,57 dollari, in aumento di 12,46 dollari/tonnellata rispetto alla scorsa settimana. Quasi stabile il grano del Baltico, che ha subito un lieve calo di 0,8 dollari/tonnellata. Tutti i problemi del mondo non sfiorano i prezzi del grano russo, che sono aumentati per la quinta settimana consecutiva. Scrive Puglisi: “Secondo IKAR, il grano russo con carico di proteine del 12,5% dai porti del Mar Nero per la fornitura nella prima metà di Dicembre era di $ 334 a tonnellata a bordo (FOB)… in aumento di $ 6 rispetto alla settimana precedente. Secondo SovEcon, il prezzo all’esportazione del grano è salito da $ 5 a tonnellata”. L’Algeria ha acquistato grano tedesco. Nel mercato internazionale si registrano richieste di grano da parte dell’Iran, della Nigeria, del Marocco e della Guinea.
Andiamo alla Sicilia. Dove il mercato del grano duro è praticamente bloccato ormai da alcune settimane a 47-48 euro al quintale. Anche in Puglia ci si aspettava un prezzo vicino a 60 euro al quintale, invece fino ad ora non si va oltre i 50 euro al quintale. E’ evidente che è in corso una manovra speculativa per non fa crescere il prezzo del grano duro italiano (abbiamo visto che è successo nel mercato del grano duro di Bologna). Non è possibile, infatti, che in tutto il mondo il prezzo del grano duro sia in crescita e in Italia sia bloccato e, addirittura, in ribasso! Chi sta mettendo in pratica tale manovra speculativa al ribasso lo sta facendo per creare problemi agli agricoltori di Sud e Sicilia che producono grano duro. Si tratta di una speculazione al ribasso ottusa, forse addirittura più ottusa di coloro i quali la stanno mettendo in pratica. Non sappiamo quale sia la situazione climatica nel Sud Italia, ma possiamo affermare senza tema di smentite che, fino ad oggi, nell’entroterra della Sicilia, dove si coltiva la maggior parte del grano duro della nostra Isola, a causa delle continue piogge non è ancora partita la semina del grano. E siamo ormai a fine Novembre! Impossibile, infatti, in questo momento, lavorare i terreni. Ciò significa che si andrà verso una semina tardiva, sempre che le piogge – mai così copiose in questo periodo – lo consentano. Non solo. Il raddoppio del costo dei fertilizzanti, con molta probabilità, orienterà gli agricoltori a non effettuare la concimazione in pre-semina; e ci saranno anche agricoltori che potrebbero optare per il grano in biologico che, è noto, fa a meno dei fertilizzanti.
Cosa vogliamo dire? Che andare a speculare contro i produttori di grano duro del Sud e della Sicilia, in questo momento, è da stupidi con la patente. Infatti soltanto gli stupidi – che purtroppo non mancano – in un momento storico caratterizzato da cambiamenti climatici imprevedibili vanno a penalizzare chi produce grano. Questi signori speculatori non hanno capito che il prossimo anno i cambiamenti climatici che hanno dimezzato la produzione di grano in Russia, negli Stati Uniti d’America e in Canada (e che, per inciso, hanno iniziato a creare problemi anche in Australia) potrebbero ripetersi. Appioppare ai cerealicoltori italiani il raddoppio del costo dei fertilizzanti, l’aumento del prezzo delle sementi e la speculazione al ribasso nel prezzo del grano duro è semplicemente demenziale. In un momento del genere l’unica cosa che non deve mancare e che invece si deve cercare a tutti i costi di incrementare è l’offerta del grano. Perché se gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici dovessero peggiorare si potrebbe andare incontro a carestie. I ‘genii’ che governano oggi l’Italia – che, senza offesa, sono dei nord-centrici che non riescono a capire il ruolo strategico del Sud Italia e della Sicilia nella produzione di grano duro – si stanno dando la zappa sui piedi. Dovrebbero prendere esempio dal lungimirante Governo della Russia di Putin che non solo non frena la crescita del prezzo del grano, ma sta venendo incontro agli agricoltori accollandosi l’aumento del prezzo dei fertilizzanti (per la cronaca, la Russia, grande produttore di fertilizzanti azotati nel mondo, ha ridotto l’esportazione di fertilizzanti azotati proprio per venire incontro ai propri agricoltori). In Italia che si fa? Per ora sono impegnati a togliere risorse al Sud e alla Sicilia per darle alle Regioni del Nord e a mettere sul mercato – per la gioia degli acquirenti stranieri – gli ultimi asset strategici…
Foto tratta da SOS EXPORT