Freccia all’insù per i prezzi del grano negli Stati Uniti d’America in concomitanza con la festa del Ringraziamento. Anche se l’economia mondiale comincia d accusare il sinistro ritorno della pandemia, il grano, almeno fino a questo momento, tiene. Al massimo, i problemi si presentano là dove si profilano crisi di produzione – in quantità e qualità – legate all’andamento climatico, come sta avvenendo in Australia, dove le previsioni di un ottimo raccolto devono fare i conti con un clima che potrebbe creare ridurre la percentuale di proteine nel grano. Noi proviamo a fare il punto della situazione usufruendo delle ottime analisi dei mercati internazionali del grano – e in genere dello scenario economico mondiale – di Sandro Puglisi. “I mercati agricoli statunitensi – scrive Puglisi – per la maggior parte dei contratti hanno registrato solidi guadagni durante la sessione di ieri (l’altro ieri per chi legge ndr). Il mais è aumentato dello 0,65%. I semi di soia sono tornati a casa sostanzialmente invariati, in calo solo dello 0,1%. La farina di soia è scesa del 2,11%. L’olio di soia ha guadagnato l’1,23%. Ma è stato il grano complesso a guidare la carica, poiché i forti fondamentali della domanda e l’inasprimento dell’offerta hanno stimolato un altro giro di acquisti tecnici. Pertanto, il grano CBOT ha continuato a salire, chiudendo con un aumento dell’1,21%. Il grano del Kansas è aumentato dell’1,97%. Minny era più alta dell’1,44%. I prezzi del grano a Chicago hanno raggiunto i livelli più alti dal 2012, in un contesto di tensione su questo prodotto dopo gli incidenti climatici nel nord degli USA e in Canada quest’estate”.
Anche Puglisi si sofferma su “una forte ripresa globale dalla pandemia di COVID-19”. Come abbiamo scritto oggi nel MATTINALE, nel cosiddetto Occidente industrializzato le cose non vanno bene. Si sapeva che con l’arrivo dell’Inverno la situazione sarebbe peggiorata. Ma in tanti – fidando sulla capacità dei vaccini anti-Covid di bloccare i contagi – pensavano che l’Inverno non avrebbe creato molti problemi. Invece I problemi in Europa sono cominciati a fine Autunno e peggiorano di giorno in giorno. Così ora sorge il dubbio che, forse, il miglioramento della situazione sanitaria dei mesi scorsi, oltre che frutto dei vaccini, è stata anche frutto delle alte temperature che hanno tenuto a bada il virus. Ora, però, con l’arrivo dell’Inverno in tanti si vanno ricredendo: è evidente che il vaccino anti-Covid non sta frenando i contagi se è vero che l’Europa è di nuovo ‘sott’acqua’. Resta la seconda carta, ovvero il fatto che i vaccini dovrebbero impedire alle persone vaccinate di finire in ospedale. Questa seconda prerogativa – che nei mesi scorsi ha funzionato – dovrà adesso passare al vaglio della stagione fredda. Intanto, come già accennato, il Covid che torna a ‘mordere’ sul piano sanitario, torna a ‘mordere’ anche in economia, se è vero, che le azioni statunitensi non hanno brillato “anche a causa di un calo delle azioni europee”, poiché anche l’Eurozona è alle prese con un’impennata delle infezioni da Covid. “Nel frattempo, alcune banche centrali asiatiche – leggiamo nell’articolo di Sandro Puglisi – hanno già iniziato ad aumentare i tassi di interesse per contenere l’inflazione. Mercoledì la Nuova Zelanda ha aumentato il tasso di interesse di riferimento dello 0,25% allo 0,75%. Pertanto, il Nikkei 225 giapponese è sceso dell’1,1% a 29.436,73 nei primi scambi, dopo una festa nazionale martedì. Il Kospi della Corea del Sud è scivolato dello 0,3% a 2.988,40. L’S&P/ASX 200 australiano è sceso di quasi lo 0,1% a 7.403,30. L’Hang Seng di Hong Kong ha perso lo 0,3% a 24.588,48, mentre lo Shanghai Composite è sceso dello 0,4% a 3.575,93”. In genere, l’abbassamento dei tassi d’interesse se, da un lato, contiene l’inflazione, dall’altro lato non sostiene la crescita economica: anzi.
Superfluo aggiungere che in tutto il mondo il clima è diventato l’osservato speciale. Se il clima fa i capricci – leggere cambiamenti climatici – per l’agricoltura in generale e non solo per il grano ci sono problemi. E’ il caso dell’Australia, da dove il mercato internazionale del grano attendeva grandi risultati. Ma oggi in tanti si interrogano sulla situazione reale in Australia. Perché? Perché nella costa orientale il clima è diventato problematico per il mercato. “I riscontri dal campo confermano i timori del mercato con livelli di proteine particolarmente bassi. L’offerta in qualità molitoria per la seconda parte della stagione rischia quindi di essere estremamente ridotta”. Sandro Puglisi pone una domanda oggi centrale: “Siamo semplicemente a corto di proteine globali o abbiamo un problema di approvvigionamento più grande? Il fatto che il consumatore globale stia aspettando l’enorme raccolto proveniente dall’Australia è benzina sul fuoco“. Insomma, se dovesse andare male anche il raccolto dell’Australia sarebbe veramente un bel problema.
Del Canada sappiamo già: l’inondazione che ha colpito la Columbia Britannica ha spazzato via le infrastrutture (strade e linee ferroviarie) su cui questo Paese fa affidamento per le esportazioni verso i mercati asiatici. Non è facile capire quando si ritornerà alla normalità. Dal Canada all’Europa. “Sul mercato europeo, Martedì sera Euronext ha confermato la sua nuova accelerazione al rialzo con i contratti sul grano che sono andati in particolare a costruire nuovi record storici facendo segnare 311,50 €/t alla scadenza di dicembre 2021… Nel frattempo, secondo la Commissione europea, le esportazioni di grano tenero dall’UE nella stagione 2021/22 iniziata a Luglio stanno andando avanti in grande anticipo rispetto alla stagione precedente, nonostante alcuni volumi francesi manchino dal totale… al 21 Novembre, le esportazioni di grano tenero dell’UE avevano raggiunto 10,27 milioni di tonnellate, rispetto ai 9,88 milioni di tonnellate della stessa settimana nel 2020/21. La Commissione ha registrato solo 823.000 tonnellate di esportazioni francesi di grano tenero finora in questa stagione, mentre i dati sui porti compilati da Refinitiv mostrano che la Francia ha spedito 3,2 milioni di tonnellate di grano tenero al di fuori dell’Unione europea a partire da lunedì. Per quanto riguarda il grano duro, l’export UE è stato di 246.412 t. Ciò è aumentato rispetto alle 241.236 della settimana precedente, notevolmente in aumento rispetto alle 91.284 t della stessa settimana nel 2020/21 e alle 226.941 t della stessa settimana nel 2019/2021”.
In Russia i prezzi del grano sempre in aumento. E mentre si lavora per i prossimi raccolti, nella speranza che il clima non crei di nuovo problemi (la Russia, come scriviamo spesso, ha accusato una riduzione della produzione di grano e ha ridotto sensibilmente le esportazioni), il Governo russo si sta occupando di un problema che l’Unione europea ignora: l’aiuto agli agricoltori per non far pesare su di loro l’aumento del costo dei fertilizzanti. Il Governo russo sta intervenendo per aiutare gli agricoltori. Lo sta facendo anche riducendo le esportazioni di fertilizzanti. Grazie a questa misura gli agricoltori russi potranno acquistare la quantità di fertilizzanti di cui hanno bisogno a prezzi accessibili. E in Europa? Silenzio. Tant’è vero che c’è ci pensa che l’aumento del prezzo del grano duro del Sud Italia e della Sicilia potrebbe essere ‘risucchiato’ dall’aumento del costo dei fertilizzanti (praticamente con costo raddoppiato) e delle sementi. La politica nell’Unione europee e in Italia continua ad essere la grande assente in agricoltura, al di là delle chiacchiere di Commissari europei, Ministri e assessori regionali.
Foto EFA News
Visualizza commenti