da Vincenzo Lapunzina, presidente associazione Zone Franche Montane Sicilia coordinatore regionale comitato ZFM Sicilia
e da Salvatore Noto, sindaco del Comune di Marianopoli
riceviamo e pubblichiamo
Le Zone Franche Montane costituiscono una misura di politica economica adottabile dal governo siciliano per il rilancio delle zone interne dell’isola che nel tempo subiscono un lento processo di spopolamento. È una norma che, se pur rivolta direttamente agli operatori economici, avrà riflessi positivi anche per le finanze dei piccoli Comuni, attanagliati dalla crisi economica riconducibile alla esiguità delle entrate. Il contribuente che resiste in un territorio depresso prima di onorare il patto con il Comune, erogatore di servizi, è costretto ad adempiere al dovere di far sopravvivere la propria famiglia. L’obiettivo, tra l’altro, è l’attrazione di iniziative imprenditoriali che fungano da volano sociale ed economico; il marketing territoriale è rivolto ovviamente anche ai non siciliani che intendano trasferire la sede legale ed operativa della propria attività imprenditoriale. Le temporanee agevolazioni riguardano sia il profilo fiscale sia quello previdenziale ed entrambe graveranno direttamente ed indirettamente sul bilancio della Regione siciliana. La fiscalità di sviluppo, indicata nelle disposizioni approvate all’unanimità dall’Ars, il 17 dicembre 2019, ha anticipato il PNRR, che individua anche le misure agevolative per le aree montane. Il Parlamento siciliano, ascoltando le rivendicazioni provenienti “dal basso”, ha anticipato una progettualità che costituisce una rappresentazione seria e concreta del piano di ripresa.
Questi i principi che muovono il Comitato regionale da oltre 2410 giorni e che, ci consenta Presidente, sono stati puntualmente ostacolati (lo sono ancora, ahinoi) da una categoria di personaggi che incarnano figure mitologiche, una sorta di sarchiaponi, evocati in Campania, costituiti di sola carne, senza lo spirito dell’intelligenza. Ci spieghiamo meglio. In questi anni, con il sostegno incondizionato del professore Riccardo Compagnino, un altro innamorato della Terra a cui le sono state affidate le sorti, abbiamo cercato di mettere in campo un’imponente (secondo il nostro modesto parere) attività di promozione della specialità statutaria della nostra Regione. È stato individuato il “punto d’appoggio” dove posizionare la leva – in pochi lo hanno capito – per rivendicare ciò che per oltre settant’anni è stata negata al popolo siciliano. La dignità. Ed ecco entrare in campo il fare mitologico, che non ha il coraggio di bloccare frontalmente il virtuoso iter legislativo. Tuttavia, è prevalso il tentativo (goffo e al contempo fine) di insabbiare, impaludare, rallentare. Le figure mitologiche, bizzarre e impettite, hanno iniziato a scommettere sui dubbi, insomma, hanno organizzato un’attività che ha svilito tutti e forse debilitato. Taluni, con fare “autoritario” si sarebbero spinti a ipotizzare di impugnare la Legge, qualora approvata dalle Camere.
“Siciliani” contro i siciliani, sembra un copione scritto per il teatro dell’assurdo. La sensazione che inizia a prevalere è, a fronte di una materia semplicissima – che invoca i principi della legalità, quindi del rispetto delle Leggi e della Costituzione – che la stessa sia “sorvegliata”. Da chi e, soprattutto, perché?
Sig. Presidente, per la prima volta nella storia abbiamo la possibilità di rialzare la testa, di guardare al futuro con fiducia e di prospettare ai residenti delle Terre alte di Sicilia. Quale è il motivo che non lo si vuole e piuttosto si “lavora”, come i sarchiaponi (piegati sulle ginocchia, per non farsi vedere) contro gli interessi della nostra Terra? Abbiamo motivo di ritenere, anzi assoluta certezza, che Lei non è annoverabile tra queste figure “mitologiche” e che non è obbligato da alcuno ad agire contro la celere definizione dell’iter, che dispone l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia. Lo ribadiamo, le Zone Franche Montane costituiscono la prima occasione che porterà ad emanare norme rispettose dello Statuto siciliano, nel passato ignorato con i risultati palesemente visibili. A Lei, signor Presidente, è richiesto di accettare l’invito giunto da Roma nei giorni scorsi, ovvero di “far decollare celermente la norma e la successiva esperienza amministrativa e attuativa, poiché per gli anni successivi siamo sicuri – lo scrivono i vertici della Commissione Finanze e Tesoro del Senato . che prevarrà la riuscita delle esperienze animate dalle Zone economiche montane, in grado di facilitare nel tempo l’individuazione e la destinazione delle ulteriori risorse finanziarie necessarie”. Abbiamo chiamato a raccolta gli amministratori dei Comuni (157) interessati alla norma per una questione che VALE, nell’interesse esclusivo di chi ancora resiste e investe in aree (anche!) difficilmente raggiungibili e a beneficio di chi non vi è nato per errore. Presidente, non abbiamo più tempo per le parole è, piuttosto, il tempo di smetterla con l’ipocrisia delle parole, il tempo delle Zone Franche Montane è adesso e, a proposito di Parole, l’ultima è toccata a Lei.
Occorre comunicare al Senato l’accettazione della formulazione che hanno fatto gli “Uffici della Ragioneria Generale dello Stato, interpretando le aspettative della Commissione Finanze e Tesoro e del rappresentante del Governo delegato a seguire la materia”.
La condivisione dell’accorata esortazione che le è stata fatta permetterebbe di utilizzare i cento milioni di euro inseriti nella Legge di Stabilità, fin dal 1 gennaio 2022 e identificati per compensare “gli svantaggi strutturali derivanti dalla condizione di insularità”. Bene ha fatto il professore Armao, da Lei delegato alle questioni finanziarie della Regione, a invocare ulteriori cento milioni a supporto del bilancio regionale, tuttavia, le chiediamo, a nome di tutti gli attori coinvolti in questa estenuante battaglia di civiltà, di riconoscere la volontà (di fatto) del MEF, rispetto alla posta indicata nella Legge di Stabilità 2022. Indicazione che ci ha espressamente anticipato, lo scorso 3 agosto, la Sottosegretaria al MEF, on.le Alessandra Sartore, nel corso di un incontro avvenuto a Roma, in Via XX Settembre.
Presidente, non faccia perdere questa possibilità alle Terre alte di Sicilia. Il tempo è adesso.
P.s.
Noi ribadiamo la nostra proposta: invece di chiedere di utilizzare le risorse per “gli svantaggi strutturali derivanti dalla condizione di insularità”, perché i protagonisti delle Zone Franche Montane della Sicilia non chiedono una quota del Piano di Sviluppo Rurale (PSR)?