Garibaldi era stato condannato a morte dal Regno di Sardegna ed era ricercato dalla Polizia piemontese prima della svolta liberale dei Savoia e della sua decisione di mettersi al loro servizio per l’invasione del Regno delle Due Sicilie… Il documento originale della sentenza è riportato in un libro di proprietà del conte Giovanni Medolago Albani, discendente diretto di Joseph de Maistre, ed è stato diffuso dallo studioso e dirigente della TFP (Associazione Tradizione Famiglia Proprietà) italiana, Julio Loredo. Garibaldi, con il nome di battaglia di Cleombroto, si era infiltrato nella Marina del Regno di Sardegna, arruolandosi come marinaio di terza classe. Il suo compito sarebbe stato quello di organizzare la rivolta a Genova, mentre i mazziniani, qualche centinaio, appoggiati da fuoriusciti polacchi e francesi, invadevano la Savoia… Per il Regno di Sardegna, Giuseppe Garibaldi era un pregiudicato latitante, un disertore della regia Marina, condannato a morte come “nemico della Patria e dello Stato”. Cominciavano per lui le esperienze di soldato mercenario, pirata e trafficante, anche di schiavi, in America Latina, ricostruite nel saggio “Contro Garibaldi” (Editoriale Il Giglio) di Gennaro De Crescenzo. Anni dopo, il Piemonte, conquistato al liberalismo e diventato uno strumento di Inghilterra e Francia, lo assoldò per l’aggressione al Regno delle Due Sicilie.
ALTA TERRA DI LAVORO – STORIA: GARIBALDI? PER IL REGNO DI SARDEGNA ERA UN LATITANTE
Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu