Ci sono persone che disturbano l’intelligenza delle persone. Una di queste è il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Che sarà anche bravo come amministratore, ma forse dovrebbe evitare di insistere con la tesi, assolutamente balzana, che l’Autonomia differenziata, se attuata, aiuterebbe il Sud e la Sicilia. Il presidente Zaia sa benissimo che, con l’Autonomia differenziata, le Regioni del Nord risparmierebbero non meno di 70 miliardi di auro all’anno che non andrebbero più a sostenere la fiscalità generale. E poiché due più due fa sempre quattro, se le Regioni del Nord non dovessero più consegnare allo Stato 70 miliardi all’anno di imposte trattenendosele, è chiaro che alle Regioni del Sud e alla Sicilia verrebbero a mancare 70 miliardi di euro. La motivazione per la quale i presidenti delle Regioni del Nord – con in testa Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna – è legata al fatto che questi 70 miliardi di euro non sono altro che imposte pagate dai cittadini del Nord e, di conseguenza, è bene che restino al Nord. Il ragionamento è sbagliato. Proviamo a illustrare il perché.
In primo luogo c’è un problema nato nel 1860 che si trascina fino ai nostri giorni. Chi conosce la storia sa che il Regno delle Due Sicilie, nel 1860, era uno degli Stati più avanzati – economicamente, socialmente e culturalmente – dell’Europa dell’epoca. La ‘presunta’ unità d’Italia è stata voluta dagli inglesi per togliere di mezzo un Regno che aveva creato problemi all’Inghilterra. La dinastia del Borbone si era rifiutata di concedere quasi gratis agli inglesi lo sfruttamento degli zolfi siciliani (per la cronaca, la più potente flotta militare della seconda metà dell’800 – cioè quella inglese – sparava grazie allo zolfo estratto in Sicilia), E – cosa ancora peggiore – con la sua flotta mercatile che era tra le migliori nell’Europa dell’epoca, il Regno delle Due Sicilie, con l’apertura del Canale di Suez, ‘rischiava’ di sfruttare il commercio via mare meglio degli inglesi. Da qui la decisione inglese di eliminare il Regno delle Due Sicilie, regalando Sud Italia e Sicilia alla ‘sgarrupata’ dinastia dei Savoia. Da allora ad oggi Sud e Sicilia hanno subito e continuano a subire scippi e umiliazioni dal Nord Italia. Questa vergogna si è un po’ interrotta nella cosiddetta Prima Repubblica grazie alla Democrazia Cristiana meridionale che ha provato con la Cassa per il Mezzogiorno e poi con l’Agensud a riequilibrare il divario economico e infrastrutturale tra Nord e Sud. Un merito va anche ai Socialisti del Sud e della Sicilia che, a partire dagli anni ’60 del secolo passato, si sono impegnati per affrontare la questione meridionale.
Dal secondo dopoguerra alla fine degli anni ’80 del secolo passato il divario tra Nord e Sud era un po’ diminuito. Con l’avvento della cosiddetta Seconda Repubblica – con la contestuale scomparsa della Dc e del PSI – sono finiti gli interventi straordinari in favore del Sud e della Sicilia e sono cominciati gli scippi. L’esecutivo che, in assoluto, ha penalizzato in modo scientifico il Sud e la Sicilia è stato il Governo di Matteo Renzi. Anche se i Governi che sono arrivati dopo – compreso l’attuale Governo di Mario Draghi – non hanno certo scherzato e continuano a non scherzare. Il Governo Draghi, per esempio, sta facendo in modo – e ci riuscirà – che dei circa 193 miliardi del Pnrr al Sud e alla Sicilia non arrivi più del 20% di tale somma. Lo stesso Governo Draghi – per mano del Ministro delle Politiche agricole, il grillino e nordista Stefano Patuanelli – ha già tolto alla Sicilia oltre 400 milioni di euro di fondi Pnrr per l’irrigazione. Lo stesso Ministro grillino ha scippato a Sud e Sicilia una quota importante del FEASR (Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Regione) e ha posto le basi affinché questo scippo agli agricoltori di Sud e Sicilia avvenga ogni anno stravolgendo in favore delle Regioni del Nord i criteri della ripartizione del cosiddetto Secondo Pilastro della PAC (Politica Agricola Comune). Fine degli scippi a Sud e Sicilia? Ma quando mai! L’Eurispess, numeri alla mano, ha certificato che, dal 2000 al 2017, le Regioni del Nord Italia hanno scippato al Sud e alla Sicilia 840 miliardi di euro (e lo scippo continua, nel senso che a questi 840 miliardi bisogna aggiungere i fondi scippati dal 2018 ad oggi).
In questo scenario arriva il leghista Zaia e ci viene a ‘spiegare’ che con l’Autonomia differenziata il Sud e la Sicilia ci ‘guadagneranno’. Come se noi non capissimo che il presidente della Regione Veneto e i suoi degni ‘compari’ del Nord Italia, dopo avere scippato a Sud e Sicilia tutto quello che potevano scippare, si vogliono anche tenere il ‘residuo fiscale’, togliendoci altri 70 miliardi di euro. Zaia e i suoi amici leghisti lo capiscono o no che se oggi il Nord ha un gettito maggiore di imposte rispetto al Sud, questo è dovuto al fatto che il Nord è più sviluppato economicamente del Sud e che tale maggiore sviluppo è dovuto – oltre che alle indubbie capacità imprenditoriali del Nord – anche agli scippi sistematici del Nord ai danni del Sud che arrivano fino ai nostri giorni? Certo, se in Sicilia si applicasse alla lettera l’articolo 37 dello Statuto – che prevede che le imprese non siciliane che operano in Sicilia paghino tutte le imposte alla Regione siciliana – alla Sicilia converrebbe. Ma non è così: la Sicilia non può applicare l’articolo 37 del proprio Statuto autonomistico, mentre Zaia e gli altri presidenti delle Regioni del Nord, se l’Autonomia differenziata verrà applicata, si potranno tenere tutte le imposte maturare nelle stesse Regioni del Nord, alla faccia della solidarietà. Così arriviamo alla domanda finale: cosa pensano dell’Autonomia differenziata i leghisti siciliani? Cosa ne pensa il coordinatore della Lega siciliana, Nino Minardo? Cosa pensano i parlamentari leghisti eletti in Sicilia?
Foto tratta da Donna Glamour