Con legge 11 dicembre 1816, … venne istituita la cosiddetta “Luogotenenza del re per la Sicilia”, retta da un principe del sangue, che aveva le seguenti competenze: affari esteri e grazia e giustizia, affari di culto, affari interni, finanza, esercito e marina. Fu confermata insieme ad altre cose minori, l’abolizione della feudalità. Si trattò in effetti, di un semplice decentramento amministrativo ed il Regno, nel suo insieme, continuò ad essere avviato verso un riformismo sempre più consistente, tale da renderlo in poco tempo il più moderno, il meglio organizzato e il più ricco Stato dell’Italia, indubbiamente molto superiore e più evoluto rispetto a quello sardo-piemontese dei Savoia…
I Borbone furono sovrani molto dediti alle riforme e protesi verso l’ammodernamento complessivo del Regno in ogni suo aspetto. Il loro riformismo fu molto agevolato da collaboratori davvero illuminati, tra i quali il marchese Domenico Caracciolo (1781-86) e il principe Francesco D’Aquino (1786-95), anche se disturbato dalle idee “liberali” di quanti, rifacendosi all’illuminismo e, soprattutto, alla rivoluzione francese, operavano in modo da ostacolare il regime per indurlo ad assecondare i loro voleri. I re, ovviamente reagirono, ove necessario, contro tali pretese, ma non per questo rallentarono la loro politica riformista, tale da rendere il Regno tra gli Stati più progrediti, più ricchi e meglio amministrati dell’Italia e dell’Europa.