“Anche nel secondo e nel terzo capitolo sono riportate storie di brogli e intimidazioni fatte da candidati filo giolittiani in alcuni collegi siciliani. Il 25 maggio 1909 Giuseppe de Felice Giuffrida, vecchio combattente dei fasci siciliani, aveva elencato al nuovo Parlamento alcuni episodi clientelari (concessioni governative, onorificenze, trasferimenti, ecc.) fatte ai seguaci dei candidati giolittiani Saporito, Cirmeni, Angelo, Giuseppe e Dante Majorana, nonché intimidazioni e atti violenti —perfino un tentato omicidio— nei confronti dei seguaci dei partiti avversi[3]. Poiché successivamente de Felice non poté ribattere a Giolitti, in quanto il presidente della Camera gli aveva tolto la parola[4], nella seduta del 28 maggio Napoleone Colajanni, avversario storico di Giolitti, riprese e rilanciò le denunce di de Felice[5]. Salvemini, dopo averne chiesto il permesso a Colajanni[6], pubblicò i discorsi dei due. Nel quarto e nel quinto capitolo (L’elezione di Licata e Come fu eletto il baron Saporito) Salvemini riprende argomenti già trattati da de Felice: le candidature dei giolittiani Dante Majorana nel collegio di Licata e Saporito nel collegio di Castelvetrano ma nelle elezioni del 1904. Nel caso del collegio di Licata «tutti erano seccati della invadenza della dinastia Majorana e della sfacciataggine, con cui i maschi maggiorenni della magione procurano di farsi avanti sfruttando il genio familiare»[7], per cui la Giunta delle elezioni invalidò l’elezione di Dante Majorana e dichiarò eletto nel Collegio di Licata Ignazio La Lumia Aldisio [8]. Nelle elezioni del 6 novembre 1904 nel collegio di Castelvetrano si erano verificati numerosi brogli e il 4 novembre 1905 alcuni sostenitori di Saporito erano stati condannati a una pena detentiva dal Tribunale di Trapani; la sentenza fu confermata dalla Corte d’appello di Messina; ci fu tuttavia un ricorso in Cassazione durante il quale intervenne «una provvida amnistia», per cui «il baron Saporito con un coraggio di leone, ha proclamato alla Camera che la condanna non esiste!».
Tratto da Il ministro della mala vita di Gaetano Salvemini (Wikipedia)
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