Palermo è la città meno green d’Italia. È quanto emerge dal rapporto di Legambiente “Ecosistema urbano”, realizzato in collaborazione con Ambiente Italia. Il Capoluogo siciliano, in particolare, si trova tra le città fanalino di coda della speciale classifica che ha raccolto i dati del 2020, un anno tra l’altro, caratterizzato dal lockdown e dal parziale blocco di servizi e soprattutto dei tasporti.
Nelle città capoluogo di provincia è arrivato il crollo del trasporto pubblico locale (con un 48% medio in meno
di passeggeri), mentre la qualità dell’aria non è migliorata in modo particolarmente significativo. La situazione delle grandi città italiane non è mutata rispetto agli anni precedenti. Tra le note positive ci sono l’ulteriore incremento della raccolta differenziata (passata in media al 59,3) e la maggiore disponibilità di piste ciclabili. Tra i problemi maggiori che devono affrontare i grandi centri urbani ci sono i buchi nella rete idrica, con il 36% dell’acqua potabile che va disperso.
Sono le città del Sud, e della Sicilia in particolare, a occupare gli ultimi posti della classifica. Sette degli ultimi dieci capoluoghi appartengono al Sud. Di questi ben cinque sono siciliani: si va da Siracusa 96ª a Palermo 105ª e ultima. Il Meridione, insomma, lamenta sempre un divario complessivo netto. Palermo nella classifica è il fanalino di coda con un punteggio del 26,60% ed è riuscita a fare anche peggio dell’anno scorso quando occupava la terzultima posizione. Catania è penultima nella classifica. Messina è 101esima. l report, pubblicato sul Sole 24 Ore di oggi, prende in considerazione 105 capoluoghi e tiene conto di 18 indicatori riguardanti sei componenti (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia) per stilare una classifica delle performance ambientali delle città: a fronte di un punteggio massimo teorico di 100, la media percentuale totalizzata dai centri urbani nel 2020 rimane ferma al 53,05%, identica a quella della scorsa edizione.