Il sogno del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale è diventato un incubo: parla Franco Calderone

4 novembre 2021
  • Che tristezza vedere un Movimento meridionalista che aveva acceso tante speranze ormai a pezzi. La vecchia politica del Sud e della Sicilia ringrazia
  • Ormai è rottura
  • Il “No” all’accordo con Luigi De Magistris alle elezioni regionali calabresi: una mossa incomprensibile
  • In ogni caso al Sud serve un soggetto politico che lo rappresenti

La fine di un sogno

Ora lo possiamo scrivere: il Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale è stato un sogno. Un sogno di riscatto economico e sociale del Sud e della Sicilia. Un sogno che è abortito nel peggiore dei modi possibili. Noi siamo stati tra i primi a manifestare dubbi quando il Movimento non ha preso parete alle elezioni regionali calabresi del Febbraio 2020 e poi alle elezioni regionali di Puglia e Campania. Un Movimento meridionalista che diserta le elezioni regionali è una contraddizione in termini. Ci dicevano che non si sentivano pronti. Ma allora, se non si è pronti, perché fondare un Movimento politico? Per fare ‘filosofia’? Alle recenti elezioni in Calabria sembrava fosse arrivata la svolta. Si è parlato di un accordo per sostenere la candidatura di Luigi De Magistris con le liste del Movimento. Scelta felicissima, a nostro avviso, contro la vecchia politica collusa. Poi la doccia fredda: nessun accordo con De Magistris, nessuna lista del Movimento per l’elezione del Consiglio regionale. Spazio alla solita, vecchia politica. Tutto questo perché? Abbiamo cercato Pino Aprile, che è stato tra i protagonisti della fondazione del Movimento per l’Equità Territoriale. Ci ha risposto di non essere interessato a un’intervista. Così ci siamo rivolti a Franco Calderone, che è o era il coordinatore del Movimento in Sicilia. Lo abbiamo intervistato dopo il direttivo del Movimento che si è tenuto nei giorni scorsi a Napoli. Dove pare che le polemiche non sono mancate.

E allora, Franco Calderone, che è successo a Napoli?

“A Napoli è successo che si è tenuto un direttivo illegittimo. Ho messo in ingresso una nota, a firma mia, sottoscritta anche da Massimiliano Vaccaro, Nicola Manfredelli, Assunta Pavone, Crocifisso Aloisi, Enzo Lionetti, Raffaele Vescera sospeso, Donato Rinaldi, Maria Grazia Dilillo, nella quale chiedevamo la sospensione del direttivo, poiché dopo due anni non si era proceduto alla convocazione dell’assemblea, così come sancito dallo statuto del Movimento Equità Territoriale. Lo statuto recita: ‘Al raggiungimento dei 1000 iscritti si devono convocare le assemblee per eleggere i delegati che voteranno i componenti del direttivo, per organizzare al meglio il Movimento’. Il direttivo ne ha avuto facoltà, ma non ha mai provveduto, poiché al suo interno ci sono state persone che mai hanno messo impegno e capacità personale a servizio della nostra crescita politica. A Napoli si andavano ad approvare dei bilanci che mai erano stati inviati ai componenti del direttivo per prenderne preventivamente visione, a partire da 20 giorni prima che si tenesse la seduta; bilanci mai pubblicati sulle nostre pagine, così come da regolamento. Per quanto mi riguarda, non ho mai preso visione del bilancio, non conosco le spese, ma certo mi stupisce che un direttivo approvi bilanci di anni precedenti, e un bilancio preventivo dell’anno 2021 (siamo a fine 2021). Inoltre, come ho fatto notare, un direttivo che stabilisce come e dove spendere i soldi dei tesserati non può approvare da sé le spese che ha effettuato. I bilanci vanno pubblicati e sottoposti al giudizio degli iscritti”.

Ormai è rottura

Da quello che abbiamo capito si sta consumando una rottura.

“Si, la rottura è oramai insanabile, poiché era stata richiesta un’assemblea generale da parte di un congruo numero di iscritti: quarantacinque referenti di circolo di tutta Italia e dell’estero, oltre che normali iscritti, per un numero di circa quattrocento persone. Abbiamo chiesto la convocazione dell’assemblea generale, come prevede lo statuto del Movimento, che consente al 10% degli iscritti di richiedere l’assemblea generale. In realtà, i referenti che hanno firmato sono oltre il 65% del totale di tutti i referenti, che sommati agli altri iscritti sono stati oltre il 30% di tutti coloro che hanno titolo a votare nell’assemblea generale. Faccio presente che abbiamo raccolto le firme in appena tre giorni, senza averne dato pubblicità sui nostri social. Altre ne stanno arrivando in questi giorni, da parte di iscritti che hanno saputo dell’iniziativa. Abbiamo dato la scadenza del 31 Dicembre di quest’anno, poiché questo è nei desideri degli iscritti, ma anche per rientrare nelle norme di legge che regolano le associazioni. Abbiamo anche fornito i regolamenti per andare all’assemblea, di cui il Movimento non si era mai dotato”.

Andiamo con ordine. Ci piacerebbe in primo luogo capire chi ha deciso che il Movimento non avrebbe appoggiato la candidatura di Luigi De Magistris alla presidenza della Regione Calabria.

“Abbiamo cominciato a parlare di presentarci alle elezioni regionali calabresi. Avevamo moltissime difficoltà a trovare dei candidati, persone disposte a presentarsi alle elezioni otto il simbolo di Equità Territoriale. Abbiamo valutato varie ipotesi. Ci siamo alleati con Tanzi, ma poi è andata male. Quando l’ex sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha annunciato volersi candidare alla presidenza della Regione Calabria, abbiamo pensato che sarebbe stato corretto contattarlo per capire cosa volesse fare. De Magistris è stato portato da Pino Aprile, e nel momento in cui si è deciso di fare l’alleanza, le persone che hanno deciso di candidarsi nelle liste di Equità Territoriale sono triplicate, quadruplicate e sono state tante al punto che abbiamo avuto difficoltà, perché dovevamo necessariamente escludere qualcuno. Altri movimenti si sono avvicinati a noi, meridionalisti, identitari, liste civiche. Abbiamo composto le liste. Abbiamo fatto un’ultima riunione in videoconferenza a qualche giorno dalla scadenza della presentazione delle liste, mi pare a fine Agosto o primi di Settembre. Alla riunione erano presenti tutti i responsabili calabresi del Movimento Equità Territoriale e i referenti delle altre compagini. Quella sera e quella sera si è deciso che l’indomani sarebbe uscito un comunicato stampa per sancire la nostra alleanza con De Magistris e con tutte le altre e liste civiche e che saremmo andati alle elezioni regionali calabresi in un’unica coalizione. L’indomani mattina, invece, è venuto fuori un comunicato stampa nel quale si dichiarava da parte di Equità Territoriale la rottura dell’alleanza con De Magistris. Tutto avvenuto in una notte e senza avvertire nessuno”.

Il “No” all’accordo con Luigi De Magistris alle elezioni regionali calabresi: una mossa incomprensibile

Chi ha preso questa decisione?

“Domenica scorsa il presidente dimissionario Pino Aprile ha motivato in assemblea la rottura, dicendo che De Magistris ci andava rubando i candidati e non dava importanza al Movimento. Sta di fatto che alcuni dei nostri iscritti di sono candidati nelle liste di De Magistris, prendendo, senza l’ausilio del Movimento, circa 3.500 voti. Ma la cosa più stupefacente è che noi, in una notte, siamo spariti dal panorama politico calabrese. Posso dedurre che la decisione sia stata presa da Pino Aprile in solitaria, ma in realtà, mai nessuna vera spiegazione è stata fornita al direttivo, nonostante varie volte tale spiegazione sia stata chiesta”.

Ma voi non avete contestato la rottura con De Magistris?

“È calata una pesante coltre di silenzio, seppellita dal calcestruzzo. Mai nessuna risposta alle domande di dibattere l’argomento. Voglio sottolineare che le elezioni calabresi sarebbero state, per il Movimento Equità Territoriale, il trampolino di lancio, dopo avere saltato quelle pugliesi e, in Campania, l’elezione per l’elezione di un senatore. Coloro che hanno appoggiato i nostri iscritti candidati nelle liste di de Magistris sono stati deferiti ai probiviri nell’ultimo direttivo. Componenti del direttivo nazionale del Movimento – persone di grande spessore culturale – avrebbero dovuto accettare una decisione, senza saperne i motivi, intuendola da non si sa cosa”.

A questo punto che succederà?

“Beh, penso che dobbiamo delle spiegazioni a tutti i nostri iscritti. Penso che un partito che parli di equità, la prima equità debba applicarla al proprio interno, verso la democrazia. La prima equità va applicata all’interno del Movimento stesso, perché l’equità è democrazia. L’equità è linearità dei comportamenti, l’equità è applicare quanto hai scritto nello statuto, l’equità è andare all’assemblea generale quando si raggiungono i 1000 iscritti, equità è presentare i bilanci nei tempi imposti dalle leggi. Equità è che i bilanci non debbono e non possono essere approvati da chi spende i soldi. Equità è una linearità di comportamento che deve essere integerrimo nei confronti di tutti gli scritti. Equità è non cacciare le persone dalle varie chat sol perché critiche verso la linea data da non si sa chi. Equità è dare la possibilità a tutti di esprimere i propri pareri, di esprimere le proprie istanze, di discutere democraticamente quali debbano essere le linee che deve perseguire il Movimento. Equità è coinvolgere tutti, equità è democrazia e noi lotteremo e faremo di tutto per applicare quel principio di equità e democrazia che fa parte del nostro progetto. Non possiamo parlare di equità cacciando le persone, inibendo i commenti nelle pagine del Movimento, sui social, cacciandoli dalle pagine Facebook, insultandoli quando scrivono qualcosa. Questa è iniquità e non è certo quella che noi volevamo si applicasse quando abbiamo fondato il Movimento a Napoli, nel quartiere Scampia, nel 2019. Eravamo in trentatrè, di quei trentatrè oggi ne sono rimasti soltanto sei. Pino Aprile dovrebbe chiedersi perché tutte queste persone sono andate via: persone di grandissima levatura culturale e morale, persone come il professore Michele Di Carlo che ha speso un anno e mezzo nell’organizzazione del Movimento; persone come Raffaele Vescera, giornalista di polso, che ha portato le nostre pagine social ai massimi livelli, mentre adesso quelle pagine non le legge più nessuno, non ci sono interazioni, niente, tutto finito. Nel frattempo i nostri iscritti sono passati da 2800 a 1400 e altri 300-400 hanno dichiarato di non voler rinnovare la tessera, ma non la vogliono rinnovare perché hanno compreso che in questo momento si è iniqui, si stanno vessando le intelligenze, si stanno bloccando i commenti. Questa non è equità, è altro”.

In ogni caso al Sud serve un soggetto politico che lo rappresenti

Ma alla fine che farete?

“Il piano legale e l’ultima spiaggia, ma credo sia ormai inevitabile. Abbiamo cercato di bloccare qualsiasi azione giudiziaria, abbiamo detto nel direttivo di Napoli di fermare tutto, di discutere, di parlare. Si sono rifiutati categoricamente di aprire ogni tavolo di trattativa, e si sono perfino irritati per questa proposta. ho proposto nel direttivo varie volte di organizzare delle videoconferenze, di coinvolgere tutti e di fare parlare tutti. Questa proposta è stata rifiutata dicendo che non si voleva parlare con chi la pensa diversamente. Ecco, credo che questo sia veramente scandaloso”.

Non sarebbe meglio evitare contenziosi legali e dare vita a un nuovo Movimento? Alla fine, quello che è successo è funzionale alla vecchia politica, che in Calabria ha eletto un presidente di Forza Italia e, a livello nazionale e nelle Regioni del Sud, ha eliminato un soggetto politico meridionalista che si andava radicando. Perché non ricominciate con un nuovo soggetto politico meridionalista?

“Perché noi abbiamo messo la faccia in questo percorso, perché noi abbiamo fondato Equità Territoriale, perché abbiamo coinvolto tantissime persone, perché abbiamo messo su una squadra di trenta importantissimi professionisti che hanno redatto il piano del PNRR per il Sud, perché abbiamo speso la nostra faccia in due anni di attività che, per quanto mi riguarda, si sono svolti in lungo e largo per la Sicilia. Abbiamo organizzato vari gruppi che hanno prodotto lavori di grande valenza culturale. No, non possiamo abbandonare il Movimento nelle mani di uno sparuto gruppo di persone che ha invaso le stanze del direttivo. Tutti nominati, badate bene, sono tutte persone nominate. E sapete chi li le ha nominate? Pino Aprile, in spregio a quanto prevede il nostro statuto. E’ stato proprio lui a fare una videoconferenza nella quale aggredito tanti componenti del direttivo dicendo che volevano salvare le poltrone; in realtà lui non ha mai letto lo statuto perché quelle persone presenti in direttivo erano quelle persone che erano state individuate in occasione della stesura dell’atto pubblico dal quale è nato Equità Territoriale. Oggi nomina continuamente persone. Ne ha nominate una ventina da mettere in direttivo. Il nostro statuto dice che i membri del direttivo devono essere nominati dagli iscritti e invece Pino Aprile li nomina senza chiedere alcun parere. Lascio a chi legge ogni considerazione”.

Insistiamo sul nuovo soggetto politico di cui il Sud e la Sicilia hanno bisogno.

“Certo, il Sud e l’Italia hanno più che mai bisogno di un nuovo soggetto politico che sappia interpretare la richiesta di un radicale cambiamento di paradigma attraverso la proposta di un nuovo modello di sviluppo socio-economico e che metta in soffitta una volta per tutte la cosiddetta « Questione Meridionale ». Solo che questo soggetto politico non è nuovo nel senso che è già nato con Equità Territoriale. Intendo la parte migliore e vera di questo Movimento che racchiude al suo interno tutti coloro che hanno a cuore la questione meridionale: tutti ma proprio tutti, senza esclusione di nessuno, tutti coloro che vogliono lottare per questo Meridione che è bastonato continuamente dalla politica italiana e dalla politica europea. In questo penso che il soggetto politico è già nato. Saprà essere un contenitore unico per il Sud e per la Sicilia, senza leader, senza persone che vogliono mettere il cappello su niente. Chi ne vorrà far parte dovrà avere in mente soltanto l’interesse per il Sud e per la Sicilia, senza personalismi, senza prevaricazioni, senza ingiustizie e, soprattutto, nel massimo della democrazia, perché solo con quella noi ci salveremo”.

 

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