- Un giornale on line pugliese riprende alcuni articoli che raccontano tre storie di lupi mannari del secolo passato
- “Un lupo mannaro a Lecce?”
- Il pupo mannaro di Bari
- A Rutigliano nel 1974
Un giornale on line pugliese riprende alcuni articoli che raccontano tre storie di lupi mannari del secolo passato
Esistono veramente i lupi mannari? Ce lo chiediamo dopo aver letto un articolo sulla presenza di questi particolari esseri in Puglia. L’articolo, pubblicato su STATO QUOTIDIANO.IT di oggi, 31 Ottobre, racconta alcuni episodi avvenuti in Puglia tra gli anni ’40 e gli anni ’70 del secolo scorso. Fatti spaventosi raccontati dalla stampa locale dell’epoca, con le fotografie dei fogli dei giornali di allora. Sia chiaro che queste storie che, tra miti e leggende qualche volta sono diventate cronaca, non sono una particolarità pugliese. “In Italia – leggiamo su Wikipedia – il lupo mannaro assume nomi diversi da regione a regione: lupi minari nel forlivese, lupu pampanu o marcalupu in Calabria, Lupunaru in palermitano Palermo Sicilia, lupenari in Irpinia, lupom’n in Puglia, Malaluna a Porticello, luv ravas nel cuneese, loup ravat nelle valli valdesi. In Lunigiana (Fortezza del Piagnaro a Pontremoli) viene segnalata la figura del lupomanaio, che comunque deve provenire da una zona linguisticamente toscana data la terminazione in -aio e la stessa forma lupo anziché il normale lov. In Barbagia esiste la leggenda dell’Erchitu, un uomo che può trasformarsi, non in lupo, ma in un grosso bue bianco dalle grandi corna d’acciaio”. E ancora testimonianza in Francia, in Germania, in Gran Bretagna, in Russia, in Polonia, in Bulgaria, in Romania.
“Un lupo mannaro a Lecce?”
Nei primi giorni di settembre del 1946 a Lecce non si parla di altro. Il quotidiano La Provincia di Lecce del 15 Settembre del 1946 racconta di “scene di terrore” e di “grida strazianti”. E di una “belva feroce” che si aggirerebbe dalle parti di San Cesario di Lecce. Le cronache descrivono la vita di un lavoratore tranquillo, “affettuoso con la famiglia che, in alcuni periodi dell’anno, sotto l’influsso della luna, si è trasformato in un lupo feroce”. Grande paura tra la popolazione. Le descrizioni sono tante, in alcuni casi si somigliano, in altri casi sono contrastanti. Si parla di “braccia lunghissime, mani adunche, dita mostruose”, con “unghie robuste” lunghe oltre “dodici centimetri”. E ancora “sguardo terrificante” “voce profonda” e “ululati laceranti”. E oltre le spaventose descrizioni? Ci sono i Carabinieri di San Cesareo che per giorni e giorni vanno alla ricerca di questo essere con esito infruttuoso.
Il pupo mannaro di Bari
Il 4 Aprile del 1950 si racconta di un altro caso dalle parti di Bari. Ne parla un articolo de La Gazzetta del Mezzogiorno. I giornali, ovviamente, si gettano su queste storie che fanno sì paura, ma suscitano grande curiosità tra i lettori. Insomma, con un articolo che approfondisce una storia di Lupi mannari, con agganci di cronaca anche se un po’ forzati, è certo che i cittadini non si lasceranno scappare il racconto. L’articolo riferisce di un uomo che a mezzanotte avrebbe assunto le sembianze di un animale. Non è molto. E non c’è un finale degno di nota: le solite ricerche delle quali si è saputo poco o nulla.
A Rutigliano nel 1974
E’ il fatto più recente. In questo caso non si parla del coinvolgimento di persone: il lupo mannaro che si aggira tra le contrate di Ciaccia e Casiglio, nel territorio di Rutigliano, se la pende con gli animali, cani soprattutto, che sono stati trovati azzannati e in parte divorati. Anche in questo caso le ricerche non hanno portato a riscontri. Anche se qualcosa rimane: sono grandi orme notate dai contadini della zona. Sembra che nei giorni successivi alla scoperta delle grandi orme siano stati trovati altri cani sbranati. Si racconta di una grande paura tra la popolazione. A un certo punto viene organizzata una caccia alla bestia della quale non si conoscono le sembianze. Ma il giornale non racconta se l’essere sia stato trovato o meno.
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