Ieri la Sicilia ha registrato i risultati dei ballottaggi in una decina di Comuni. I nomi dei Comuni e le percentuali li trovate su altri giornali. A noi, in questa sede, interessa segnalare il dato sociologico. Che ci dice che, nel migliore dei casi, gli elettori siciliani aventi diritto che si sono recati a votare sono stati poco più del 40%. Ci sono Comuni dove la percentuale di elettori che si è recata al seggio è scesa sotto il 40% e, in qualche caso, anche sotto il 30%. Il dato sociologico – non politico, la politica in Sicilia non esiste più da tempo – è che i Siciliani, in massa, non credono più nella politica e protestano alla loro maniera: ignorando la politica e i politici. Non recarsi alle urne è una forma di protesta silenziosa. E il fatto che questa protesta del non-voto investa anche i Comuni della nostra Isola, dove tradizionalmente la presenza elettorale è sempre stata più alta rispetto a tutte le altre competizioni elettorali, è un segnale preciso di ‘divorzio’ tra la maggioranza della popolazione siciliana e la politica. Noi siamo sempre stati contrari all’astensionismo elettorale. Ma abbiamola sensazione di aver perso una battaglia. Hanno ragione i Siciliani che disertano le urne? Partiamo dalle realtà.
Intanto la reazione di quello che resta del sistema dei partiti politici siciliani. Tutta vecchia politica clientelare che ‘festeggia’ lì la vittoria del centrosinistra con gli ormai ex apri-scatole di tonno dei grillini e là la vittoria del centrodestra. Cosa hanno da festeggiare non si capisce, dal momento che la Sicilia sta affondando, sia per le piogge, sia sotto il profilo finanziario. La prima pagina del Giornale di Sicilia on line, alle sei di stamattina, coglieva perfettamente i paradossi amari della nostra sempre più sbrindellata Isola. In apertura ci sono due articoli che raccontano l’alluvione che ieri ha colpito per l’ennesima volta la Sicilia orientale, tra allagamenti, disperazione, morti e danni ingenti all’agricoltura. Subito dopo arriva un titolo che dà la misura quasi esatta dello sfascio della Sicilia: “Perdita nelle condotte: senz’acqua Bagheria, Santa Flavia, Villabate e Ficarazzi“. Le piogge tormentano la Sicilia e quattro Comuni rimangono senz’acqua nei rubinetti! Dobbiamo ridere? Dobbiamo piangere? Inutile cercare i responsabili. A Palermo i cittadini hanno pagato la depurazione dell’acqua mai depurata. Il caos non sanzionato è totale. Sempre sul Giornale di Sicilia on line di stamattina leggiamo un altro titolo: “Caos al Pronto soccorso di Villa Sofia a Palermo“. C’è da stupirsi? No, dal momento che i soldi della sanità pubblica, in Sicilia, vengono in parte impiegati per pagare spese che non la sanità non c’entrano una beata minchia: “Accertato che dal 2016 ad oggi la Regione siciliana ha pagato quasi 280 milioni di euro all’anno di propri debiti togliendo soldi alla sanità siciliana!“.
Va tutto al contrario, in Sicilia. Qualche giorno fa il sindacato degli operai Sifus Confali ha annunciato una manifestazione a Palermo per domani. Per spingere il Parlamento siciliano ad approvare la riforma del comparto forestale. Qualche giorno prima c’era anche il problema di tanti operai forestali che non hanno completato le giornate lavorative di quest’anno. Non sappiamo se il problema sia stato risolto. Non si può non notare un altro paradosso: la scorsa Estate, mentre quasi 80 mila ettari di boschi siciliani andavano in fumo, tanti, troppi operai forestali sono rimasti a casa per mancanza di fondi; però i fondi per pagare aerei ed elicotteri antincendio sono stati stranamente trovati; quale sia stata l’utilità di questi mezzi volanti lo ‘spiegano’ in modo chiaro i citati 80 mila ettari di boschi andati in fumo… Contro le piogge torrenziali si può fare poco; si potrebbe intervenire con le sistemazioni idrauliche-forestali e con la regimazione dei corsi d’acqua: se ne potrebbero occupare gli operai forestali, che invece vengono forzosamente tenuti a casa. Così la Sicilia continua ad affondare.
Ci ha colpiti un post su Facebook di Ciro Lomonte, il segretario politico di Siciliani Liberi, dove descrive la particolare forma di protesta dei Siciliani: “Nonostante i quotidiani del regime che ormai da quasi due anni affligge Italia e Sicilia continuino a usare termini di guerra come “è caccia”, “bersaglio” e “campagna sempre più aggressiva”, il comportamento della società siciliana di fronte alle norme e ai provvedimenti liberticidi dei governi nazionale e regionale suggerisce una comprensione più utile e realistica della comunità siciliana.
Mentre le massicce proteste di piazza con milioni di partecipanti dalle piccole Udine e Lucca alle grandi Torino e Milano continuano sempre più numerose, e mentre continua il blocco a Trieste del porto più grande di Italia con lo sciopero tanto dei portuali che degli addetti al rimorchio, in Sicilia le proteste vedono poche centinaia di persone limitate alle sole città, fra cui Siracusa, Catania, Messina, Agrigento e Palermo. La società siciliana reagisce come ha imparato a fare dall’occupazione militare piemontese: disobbedendo, senza clamori. Non solo è la regione con meno persone che si sono fatte iniettare il siero genico sperimentale (e in misura molto maggiore dei numeri cosiddetti “ufficiali”), ma adesso non rispetta in alcun modo le norme della tessera verde. Scorati, i redattori dell’inserto siciliano del giornale di proprietà piemontese riportavano l’altroieri come a fronte di 180.000 tamponi attesi ogni giorno, finora nel migliore dei casi si è arrivati a 32.000. In pratica, a rispettare le norme discriminatorie del Governo nazionale è poco più del 16% della popolazione lavorativa che vi sarebbe tenuta. È, in pratica, la continuazione dell’astensionismo di massa, ben oltre il 50% del corpo elettorale che ha visto per prima la Sicilia tanto nelle elezioni regionali del 2012, che in quelle del 2017, quando anche a Palermo per le amministrative votò meno della metà degli aventi diritto. Con l’eccezione della sempre più piccola percentuale di chi beneficia del sistema politico ed economico della fallimentare seconda Repubblica, i corpi sociali siciliani vedono i governi nazionale, regionale ed ora anche locale (le amministrazioni comunali), come degli oppressori. E lo dicono astenendosi dal seguirne i diktat. Dove porterà questa situazione di totale scollamento fra masse e potere, lo insegna facilmente la conoscenza della storia”.
Ultima notazione, forse ‘politica’. Si parla di divisioni del centrodestra siciliano: e in parte è così. Il centrodestra è destinato a perdere le elezioni regionali siciliane del prossimo anno. Perché? Per due motivi. In primo luogo perché si è sfaldato il milione di voti che veniva controllato mediante la spesa pubblica che non c’è più. Questi voti andavano in parte al centrodestra e in parte al centrosinistra. Quando questo zoccolo duro di clientela si è cominciato a sfaldare, i voti sono andati in parte al Movimento 5 Stelle (Novembre 2012). Oggi la maggioranza di questi elettori non va più a votare. I grillini sono quelli che pagheranno, in termini elettorali, il prezzo più alto, ammesso che il prossimo anno presentino la lista per le elezioni regionali. Pagheranno anche centrosinistra e centrodestra. Quest’ultimo pagherà un po’ di più, sia perché prendeva più voti rispetto al centrosinistra, sia perché si porta dietro un peso che lo affosserà. Il peso si chiama Nello Musumeci, l’attuale presidente della Regione, che minacciando di candidarsi da solo, convincerà il centrodestra a ricandidarlo. C’è un piccolo problema: i Siciliani che votano (sì e no il 45%) in buona parte non lo voteranno. Se il candidato del centrosinistra sarà Claudio Fava vincerà con il 65% dei voti.
E gli autonomisti-sicilianisti-indipendentisti? Possono giocare la partita. Ma dovrebbero avere la forza per unificarsi, liberandosi dai personalismi, per presentare un candidato alla presidenza della Regione di altissimo profilo. Sul voto di lista sono perdenti, perché dovrebbero sperare di intercettare i voti di quel 55% di Siciliani che non va più a votare. Per provare a risvegliare questo voto, o quanto meno per provarci – ribadiamo – dovrebbero presentare un candidato importante, in grado di accendere un po’ di speranza ai Siciliani che l’hanno perduta. Ci proveranno? Ce lo auguriamo. Centrodestra e centrosinistra hanno governato la Sicilia. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Forse Fava – persona per bene e corretta – riuscirebbe a ridimensionare l’ascarismo. Ma è proprio per questo che incontra difficoltà…