Economia

Acqua minerale venduta nel Tetrapak, l’ultima frontiera dell’inutile inquinante

Condividi

L’acqua venduta nel tetrapak si sta diffondendo anche in Italia. “Acqua di mucca?” “Acqua artificiale?” “Succo di acqua?”, si chiedono i bambini stupiti mentre maneggiano il contenitore. Ora le associazioni siciliane unite nel processo di liberazione dalla plastica si chiedono se possa essere davvero “La risposta ecologica al cambiamento” come si legge in un campagna pubblicitaria.

Associazioni contro l’acqua in brik

“Questi, purtroppo sono i frutti avvelenati che abbiamo prefigurato e denunciato per tempo delle campagne “Plastic free” che si concentrano solo sull’eliminazione della plastica, e non sullo sviluppo di alternative migliori, riusabili e con vuoto a rendere. Messaggi fuorvianti, diseducativi che mettono in ombra tutto lo sforzo fatto finora (da comuni, associazioni, scuole), per invitare le persone a bere acqua del rubinetto, alla spina: ricordiamo la campagna l'”acqua del sindaco”, la campagna imbrocchiamola” per chiedere che anche ristoranti e bar servano acqua in caraffa, ricordiamo i tanti progetti di sensibilizzazione nelle scuole, con le borracce regalate ai bambini e ai ragazzi”. Lo dicono le associazioni e i gruppi Zero Waste Italy, Zero Waste Sicilia, Associazione Rifiuti Zero Sicilia, Centro Ricerca Rifiuti Zero, Rete Rifiuti Zero Emilia Romagna, Eco Eventi Odv, 5R Zero Sprechi, Lamezia Rifiuti Zero, Condomini Rifiuti Zero, Rifiuti zero Abruzzo.

Problema raccolta differenziata

Dovremmo insegnare ai ragazzi che il cambiamento passa dalla riduzione dei rifiuti, non dalla sostituzione di un contenitore inquinante (plastica) con uno potenzialmente ancora più inquinante (tetrapak). Le aziende di fatto pubblicizzano l’acqua come se fosse contenuta nel cartone. Ma è mai possibile contenere l’acqua nel cartone? “Anche i bambini sanno che l’acqua scioglie il cartone”, dicono le associazioni chiarendo che si tratta di tetrapak, un poliaccoppiato, 3 strati: cartone, plastica e alluminio la cui modalità di smaltimento varia da comune e comune, (il 28% dei comuni italiani, come ammette anche il sito non prevede neppure modalità di riciclaggio e quindi il brik finisce nell’indifferenziata).

Quindi meglio la plastica?

Ma non tutti hanno l’acqua buona, si dirà. Su questo ci sono tantissimi pregiudizi perché di fatto l’acqua dell’acquedotto è sempre potabile, controllata, oligominerale, i dati sono trasparenti, e pubblicati nei siti comunali. Anche ammettendo che l’acqua direttamente dal rubinetto non sia “gradevole”, si possono utilizzare filtri, purificatori, oppure comprare acqua da bottiglie di vetro vuoto a rendere. “Sempre meglio il tetrapak della plastica”? Non proprio.

Pubblicato da