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Almaviva-Ita: tutti salvi i lavoratori dopo la sceneggiata Governo-sindacati. Cosa succederà dopo le elezioni del 2023? / MATTINALE 472

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  • Invitiamo i lavoratori di Almaviva della Sicilia e della Calabria a guardare la realtà di Ita per quella che è: una società pubblica che potrebbe non avere lunga vita 
  • Tutto si può dire di Cgil, Cisl e Uil, ma non che siano contro l’attuale Governo di Mario Draghi
  • E’ inutile girarci attorno: così come avvenuto con le privatizzazioni dei primi anni ’90, dopo le elezioni politiche del 2023 il controllo dei cieli italiani potrebbe passare nelle mani estere  

Invitiamo i lavoratori di Almaviva della Sicilia e della Calabria a guardare la realtà di Ita per quella che è: una società pubblica che potrebbe non avere lunga vita 

Non c’era alcun motivo per licenziare i lavoratori di Almaviva. Se Ita, la società che è subentrata ad Alitalia – società pubblica controllata dallo Stato – avesse licenziato gli oltre 500 lavoratori di Palermo e il piccolo gruppo di lavoratori di Rende, in Calabria, avrebbe reso un pessimo servizio al Governo di Mario Draghi e, soprattutto, ai partiti politici che lo sostengono: Movimento 5 Stelle, PD, Forza Italia, Italia Viva, Lega e la ‘sinistra’. Sarebbe stato un autogol soprattutto per la vecchia politica siciliana in vista delle elezioni comunali di Palermo della Primavera del prossimo anno, delle elezioni regionali siciliane del Novembre del prossimo anno e, naturalmente, delle elezioni politiche del 2023. Quella messa in piedi in questi due mesi di trattative è stata solo una sceneggiata messa in piedi dalla vecchia politica del dal vecchio sindacalismo consociato alla vecchia politica. Una farsa a 360 gradi! Con molta probabilità, come abbiamo scritto lo scorso 23 Settembre, tutto filerà liscio fino alle elezioni politiche del 2023, poi… Poi bisognerà capire cosa succederà alla stessa Ita. Ma prima di ipotizzare cosa succederà dopo il 2023 vediamo, per grandi linee, quali sono i termini dell’accordo sbandierato come una vittoria dai sindacati che erano d’accordo con il Governo.

Tutto si può dire di Cgil, Cisl e Uil, ma non che siano contro l’attuale Governo di Mario Draghi

Cominciamo col dire che non è un grande accordo sindacale. L’accordo riguarda i lavoratori Almaviva che fino ad oggi hanno lavorato grazie alle commesse di servizi Customer di Alitalia. Per tutti c’è una lieve riduzione dell’orario di lavoro. Per i cosiddetti profili orari a tempo parziale a 20 ore settimanali verranno proposte 18 ore settimanali; per i profili orari a tempo parziale di 30 ore settimanali verrà proposta l’assunzione a 27 ore settimanali; per i profili di 40 ore settimanali verrà proposta l’assunzione a 36 ore settimanali. Non abbiamo capito se questo significherà una riduzione delle retribuzioni. Ita ripristinerà i profili orari previsti dai contratti individuali attivi con Almaviva Contact dal primo gennaio 2024. “Le assunzioni – leggiamo sul Giornale di Sicilia on line – riguarderanno esclusivamente i lavoratori impiegati in via continuativa ed esclusiva da almeno sei mesi sul servizio Alitalia, e non interesseranno invece i 61 lavoratori del servizio Alitalia Millemiglia-Loyalty, che continueranno ad operare regolarmente in Almaviva Contact a cui è stata confermata l’assegnazione delle attività. Le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, tenuto conto delle condizioni di partenza, «e dell’atteggiamento irresponsabile tenuto da Ita per tutta la durata del negoziato – scrivono i sindacati in una nota – esprimono soddisfazione per l’intesa raggiunta che sancisce e ribadisce l’applicazione della clausola sociale nel settore di contact center in outsourcing» Come previsto dalla clausola sociale, sono esclusi dal processo di riassorbimento di personale i lavoratori che svolgono funzioni indirette di supporto alle attività operative, compresi coloro che svolgono funzioni di direzione esecutiva, di coordinamento e di controllo”.

E’ inutile girarci attorno: così come avvenuto con le privatizzazioni italiane dei primi anni ’90, dopo le elezioni politiche del 2023 il controllo dei cieli italiani potrebbe passare nelle mani estere  

Lo ribadiamo: è stata tutta una sceneggiata del Governo Draghi, o meglio, dei partiti che sostengono il Governo Draghi, con Cgil, Cisl e Uil che non sono certo tre organizzazioni sindacali che vanno contro l’attuale esecutivo. I problemi, a nostro modesto avviso, si riproporranno dopo le prossime elezioni politiche del 2023. Noi, infatti, riteniamo che Ita non sia una società che durerà molto: sì e no due anni, massimo tre anni. Noi riteniamo che il destino dei cieli italiani sia già segnato: tra qualche anno saranno società straniere a gestire i trasporti aerei italiani. Hanno fatto credere a tutti che Alitalia sia una società che spreca denaro pubblico, con dipendenti con stipendi altissimi e altre storie legate a fatti effettivamente avvenuti negli anni ’80 e nei primi anni ’90 del secolo passato. In realtà, le cose, in Alitalia, non vanno come le hanno descritte da quasi un ventennio. In Europa – nell’Unione europea – ci sono compagnie aree che sono state aiutate dai rispettivi Stati molto di più di quanto sia stata aiutata Alitalia, dove le retribuzioni del personale non sono più quelle degli anni ’80 già da tanto tempo. La verità è che il grande affare del turismo italiano – in un mondo globalizzato dove l’Italia, dentro l’Unione europea dell’euro,  conta ormai poco o nulla – è troppo importante per essere lasciato agli italiani. La stessa partenza di Ita con meno aeromobili e con meno personale mentre tutte le altre grandi compagne aree del mondo ripartono in piena pandemia con grandi investimenti la dice lunga sul futuro di questa piccola società statale e di coloro i quali, direttamente o indirettamente, vi lavorano.

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