“L’Italia ha segnalato un focolaio di influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità in un allevamento commerciale di tacchini da ingrasso nel Nord del Paese, ha dichiarato… l’Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE). L’epidemia ha ucciso 200 uccelli su uno stormo di quasi 13.000 in un allevamento di Ronco all’Adige, in provincia di Verona, ha affermato l’OIE, citando un rapporto delle autorità italiane”. La notizia la leggiamo su SWB. Una notizia tutt’altro che positiva, che andiamo ad approfondire su SIVeMP Veneto, il sindacato dei veterinari: “Il Centro di referenza nazionale dell’IzsVe ha confermato… la positività virologica per virus influenzale di tipo A, sottotipo H5N1 ad alta patogenicità (HPAI) identificato il 18 ottobre in un allevamento di tacchini da carne femmine del Comune di Ronco all’Adige (Verona). Si tratta di due capannoni per un totale di 13mila capi. La Uo veterinaria regionale da subito aveva comunicato ai servizi veterinari territoriali che la mortalità in allevamento era molto alta. In attesa della tipizzazione si erano preventivate le misure da impiegare in focolai Hpai, stabilendo i vincoli precauzionali del caso a movimentazioni in entrata/uscita dalle zone di restrizione (ZP e ZS di 3 e 10 Km di raggio rispettivamente). In tali zone dovranno essere applicato le misure disposte dal DLvo 9/2010, che verrà a breve formalizzato sul territorio regionale tramite apposita Ordinanza del Presidente di Giunta Regionale, attualmente alla firma.
Le notizie sull’influenza aviaria le potete trovare qui. Per la cronaca, i virus dell’influenza aviaria non infettano di norma direttamente gli uomini, né si trasmettono da persona a persona. Anche se nel sito del Ministero della Salute si legge che questi virus “non sono in grado di trasmettersi con efficienza all’uomo, ma possono farlo sporadicamente e in determinate condizioni”. Sempre per la cronaca, ricordiamo che un’epidemia di aviaria il mondo l’ha già conosciuta: è iniziata nel 2003 nel Sud-Est asiatico ed è stata generata dal ceppo H5N1, proprio quello che oggi ha colpito l’allevamento in provincia di Verona. Circa diciotto anni fa, nel Sud-Est asiatico risultarono infettate circa 300 persone, con qualche caso anche di contagio interumano. I decessi sarebbero stati circa 200. Leggiamo in un lancio dell’ANSA: “L’Unità Operativa Veterinaria Regionale (del Veneto ndr) già da subito ha comunicato ai servizi veterinari territoriali che la mortalità in allevamento era molto alta. In attesa della tipizzazione erano state preventivate le misure da impiegare in focolai HPAI, stabilendo i vincoli precauzionali del caso a movimentazioni in entrata/uscita dalle zone di restrizione (zona protezione di 3 km, e zona di sorveglianza di 10 km). In tali zone dovranno essere applicate misure disposte dal DLvo 9/2010, che verrà a breve formalizzato sul territorio regionale tramite apposita Ordinanza del Presidente di Giunta Regionale, attualmente alla firma. L’infezione avrebbe già ucciso circa 200 animali ma anche i sopravvissuti dovranno essere abbattuti”.