A Trieste la protesta continua. Nella violenta e confusa giornata di ieri, tra celerini, manganelli, lacrimogeni e idranti che il Governo di Mario Draghi ha scatenato nel porto di Trieste contro i lavoratori e i cittadini inermi, un fatto è emerso con chiarezza: la protesta continua. Per non non al porto, ma nelle piazze di Trieste. Dove stanno arrivando tantissime persone da tutta l’Italia per sostenere la battaglia di civiltà dei lavoratori portuali di Trieste contro il Green pass nei posti di lavoro. Ieri sera abbiamo ascoltato nel TG di Byoblu, vero esempio di giornalismo militante. Stefano Puzzer, il rappresentante dei lavoratori in rivolta, dopo qualche giorno di polemiche, è tornato a guidare la protesta e ha affermato a chiare lettere che la lotta continua. Puzzer, in un’intervista a Byoblu che vi invitiamo ad ascoltare, ha parlato di “Attacco proditorio delle forze dell’ordine”. E ha lanciato un appello: “Chiediamo alle forze sane del Paese di sostenerci”. Insomma, come già accennato, la lotta continua. Ieri la richiesta al Prefetto di Trieste: “I lavoratori in sciopero chiedono essere ricevuti nel giro di due tre giorni dal Governo. Altra cosa importante: “Non ci saranno più attacchi da parte delle forze dell’ordine”, ha detto Puzzer. E ancora: “Abbiamo già detto al prefetto che è nostra intenzione ritornare al porto”. E ancora: “Sino a quando non avremo risposte sull’incontro con il Governo rimarremo qui. Noi non molliamo di un millimetro”. E ancora: “La nostra richiesta al Governo è: via il Decreto sul Green pass sui luoghi di lavoro che lede i nostri diritti e la Costituzione”. E ancora: “L’incontro con il Governo deve essere fatto con il Governo”.
Abbiamo detto di tanta gente che si sta recando a Trieste per dare manforte ai lavoratori del porto in lotta per la libertà nel lavoro. ieri sera abbiamo dato notizia che una rappresentanza dei Mille Avvocati per la Costituzione, con in testa Lillo Massimiliano Musso (ma anche Angelo Di Lorenzo, Roberto Martina, Denise Serena Albano, Serafina Lentini ed Emilio De Stefano) domani saranno a Trieste. E tanti altri cittadini si recheranno in questa città. I fatti accaduti ieri – che la rete ha diffuso in tutto il mondo – sono troppo gravi per passare in cavalleria. Davanti alla prepotenza e alla tracotanza di un Governo che mostra sempre più spesso il suo volto militare e poliziesco serve una risposta corale, democratica, antifascista e, soprattutto, partecipata e diffusa. Noi crediamo che sia arrivato il momento di dichiarare uno sciopero generale dei lavoratori democratici, ignorando Cgil, Cisl e Uil ormai schierate con il Governo Draghi. La nostra è un’idea, le decisioni spettano ad altri. Ma creare un coordinamento nazionale tra le persone libere ci sembra un passaggio importante. Pensiamo ai sindacati autonomi che si sono già schierati contro il Green pass, pensiamo ai docenti della scuola e dell’università sospesi (ma anche ai docenti della scuola e dell’università che lavorano e che non la pensano come il Governo Draghi), pensiamo ai medici e agli infermieri sospesi (ma anche a medici e sanitari che lavorano e che non la pensano come il Governo Draghi), pensiamo ai cittadini comuni, contrari al pessimo Governo Draghi.
E’ arrivato il momento di dare una ‘sterzata’ sociale al movimento. Draghi sta approfittando di un momento di debolezza del Parlamento per attaccare i ceti deboli dell’Italia. Pensiamo al danno che sta provocando con lo sblocco dei fitti (ne abbiamo scritto ieri sera a proposito di Palermo, dove mille e 400 famiglie rischiano di restare in mezzo alla strada). Pensiamo allo sblocco dei licenziamenti. Pensiamo al tentativo, in atto, di abolire l’IRAP per fare pagare la sanità italiana ai proprietari delle abitazioni e dei fondi agricoli con una manovra sul Catasto. Quello di Draghi è il Governo della Confindustria, delle banche, della finanza. Mettiamo da parte il Parlamento, che ormai è stato esautorato. Un Governo così pericoloso va affrontato come è stato fatto a Trieste: con la forza della spinta popolare. Quella spinta popolare che ormai non sostiene più i momenti elettorali va utilizzata democraticamente nelle piazze, all’insegna della non violenza, proprio come hanno fatto ieri a Trieste i lavoratori e i semplici cittadini. E’ sotto gli occhi di tutti che la maggioranza degli italiani non va più a votare nemmeno alle elezioni comunali, segno di una Democrazia malata, avvelenata da una politica che si avvita su se stessa, da un Parlamento che gira a vuoto (la delega al Governo, da parte del Parlamento, sulla riforma fiscale è un fatto gravissimo!) e da un Governo di manganelli, lacrimogeni e idranti. Davanti a un simile scenario va rilanciata la Democrazia partecipata. Il Movimento che da tredici settimane scende nelle piazze italiane e il movimento di Trieste di ieri parte da un vantaggio: la consapevolezza che l’assalto alla sede della Cgil di Roma è stata la solita operazione di ‘infiltrati’ dal potere costituito. Ieri il segretario dei Comunisti italiani, Marco Rizzo, è stato chiarissimo: il Governo Draghi tollera i fascisti a Roma ma non tollera i portuali a Trieste!