E’ ufficiale: le navi cariche di grano duro canadese che da anni arrivano nei porti pugliesi e nei porti siciliani sono in notevole diminuzione, se non quasi scomparse. E dall’analisi sull’andamento del mercato mondiale del grano duro emerge con chiarezza un dato: i prezzi di questo cereale sono in crescita perché, quest’anno, all’appello, manca quasi il 50% della produzione canadese. E siccome tra i maggiori importatori di grano duro canadese c’è l’Italia, quando dicevano che la pasta veniva prodotta con “solo grano italiano” c’era qualcosa che non andava… Non sta andando bene nemmeno il il grano tenero, che segna pure una riduzione della produzione mondiale. mancano, anche, i ‘grani teneri di forza’ (leggere varietà canadese Manitoba, grano tenero molto ‘gettonato’ dall’industria dolciaria italiana). Insomma, con i cambiamenti climatici e con l’entrata in scena della Cina – che ha deciso di entrare nel mercato internazionale del grano con acquisti ovviamente ‘pesanti’ (un Paese con un miliardo e 400 milioni di abitanti quando decide di acquistare il grano fa ovviamente schizzare il prezzo dello stesso grano all’insù) – è probabile che i prezzi del grano, duro e tenero, si mantengano alti. A meno che, già a partire dal prossimo anno, l’offerta mondiale di grano non aumenti in modo sensibile. Noi parliamo spesso della Cina, ma c’è anche l’Africa, con alcuni Paesi di questo Continente che ormai, come ricorda il chimico del Cnr e appassionato di climatologia e di agricoltura, Mario Pagliaro, acquistano abitualmente grano sul mercato mondiale.
Andiamo ad esaminare lo scenario internazionale e italiano di questi giorni che noi approfondiamo su SWB. Com’era prevedibile, Ottobre sta segnando un aumento del prezzo del grano duro. La motivazione ormai è nota: mancanza di prodotto dagli Stati Uniti, dal Canada e dalla Russia. In Canada c’è un dato ufficiale: la produzione di grano duro, quest’anno, si attesta intorno a 3,5 milioni di quintali, con una riduzione di quali il 50% rispetto allo scorso anno. In Italia il prezzo del grano duro si attesta ormai su circa 500 euro a tonnellata, ovvero 50 euro al quintale. Fa eccezione la Sicilia che è una sorta di ‘colonia’ anche sotto il profilo cerealicolo. Fino alla scorsa settimana il grano duro siciliano veniva pagato a poco più di 40 euro al quintale. Non sappiamo se sono intervenute novità. nel complesso, in Italia, il rincaro del prezzo del grano è stato del 70% rispetto allo scorso anno. In aumento i prezzi della semola con un + 25%. I prezzi attuali sono più alti del 75% rispetto allo scorso anno e dell’89% rispetto al 2019. Quindi la notizia che abbiamo scritto all’inizio di questo articolo: la drastica riduzione delle importazioni di grano duro. Per essere precisi, le importazioni di grano duro in Italia (canadese ma non soltanto canadese), tra Luglio e Settembre di quest’anno, si sono ridotte del 46% rispetto allo scorso anno.
Andiamo al grano tenero. Ottobre registra un aumento del prezzo anche del tenero. Scendendo nel dettaglio, il prezzo del grano tenero panificabile a Settembre si attestava intorno a 259 euro per tonnellata; ad Ottobre ha raggiunto prima i 270 euro a tonnellata per poi attestarsi intorno a 280 euro a tonnellata. Sono valori che non si registravano dal 2012. In aumento anche i prezzi dei grani teneri di forza (in primo luogo la già citata varietà di grano tenero canadese Manitoba), che hanno raggiunto i 300 euro a tonnellata (30 euro al quntale). In aumento il prezzo della farina di grano tenero con un + 16% rispetto allo scorso anno. Gli aumenti del pezzo del grano tenero in Italia seguono gli aumenti registrati nel mercato europeo, frutto del rafforzamento del dollaro e dall’aumento dei costo dei trasporti. I dati raccontano che la produzione di grano tenero, in Europa, è aumentata, passando da 118 a 132 milioni di tonnellate. Ma in mezzo c’è l’inondazione del Luglio scorso che, oltre ad aver danneggiato le colture, ha provocato un peggioramento della qualità del tenero, soprattutto in Francia (leggere micotossine). Lo scenario internazionale del grano tenero, oltre ai problemi della Francia, registra flessioni produttive in Canada (si parla di un – 40% della produzione), flessioni produttive in Russia (- 12%), e flessioni produttive negli Stati Uniti (- 7%). Insomma, l’offerta di grano tenero nel mercato mondiale è in diminuzione, anche perché, come scriviamo già da tempo, la Russia ha ridotto le esortazioni di grano, duro e tenero. L’International Grains Council (IGC) – un’organizzazione intergovernativa che sovrintende alla Convenzione sul commercio dei cereali e cerca di promuovere la cooperazione nel commercio mondiale dei cereali – stima che le scorte dei principali Paesi esportatori di grano tenero di attesterebbero intorno a 54 milioni di tonnellate, con un calo dell’11%, valore minimo negli ultimi nove anni.
Una notizia particolare riguarda la Cina, che ha deciso di acquistare poco più di 185 mila tonnellate di grano tenero francese, nonostante i dubbi di possibili problemi legati, come già ricordato, all’inondazione del Luglio scorso. Su SWB leggiamo che, secondo l’agenzia agricola FranceAgriMer, le esportazioni francesi di grano tenero al di fuori dell’Unione europea per l’intera stagione Luglio-Giugno 2021/22 dovrebbero essere di 2 milioni di tonnellate in più rispetto alla scorsa stagione a 9,6 milioni di tonnellate. “Tuttavia – leggiamo sempre su SWB – è opportuno notare che la maggior parte del grano francese esportato all’interno dell’UE viene trasportato tramite rotte non marittime. Le spedizioni totali di cereali verso tutte le destinazioni dai porti francesi a settembre – tra cui orzo, orzo da birra, mais, mais ceroso, malto e grano duro – sono state ai massimi dalla stagione 2015/16 con 1,31 milioni di tonnellate”.