Come ormai facciamo ogni Sabato, proviamo a fare il punto della situazione del grano con Mario Pagliaro, chimico del Cnr e appassionato di climatologia. Oggi resteremo in Italia. Parleremo di quello che sta succedendo nell’area della Capitanata, ovvero del mercato di grano duro di Foggia, il più importante d’Italia. E poi parleremo della Sicilia, dando qualche possibile soluzione agli agricoltori
Cominciamo con la Puglia. La prima notizia è che, in soli 7 giorni a Foggia il prezzo è aumentato di altri 20 euro a tonnellata, portandosi a
In un articolo di greenMe registriamo le preoccupazioni di Italmopa, l’Associazione Industriali Mugnai d’Italia che fa capo a Confindustria: “Già nello scorso mese di Luglio – sottolinea Silvio Grassi, Presidente Italmopa – la nostra Associazione aveva, responsabilmente, anticipato il rischio di una ‘tempesta perfetta’ sul mercato del grano duro, alla luce, in particolare, delle significative flessioni produttive attese in alcuni Paesi produttori ed esportatori e al basso livello delle scorte internazionali di grano duro. Le nostre previsioni sono state confermate da un andamento senza precedenti dei mercati che hanno registrato, in due mesi, incrementi delle quotazioni della materia prima superiori al 65%. Importante sottolineare che il costo della materia prima rappresenta mediamente oltre l’80 percento dei costi totali di produzione di un’Azienda molitoria. E’ chiaro – e lo voglio evidenziare francamente – che variazioni delle condizioni di mercato di questa portata, unitamente all’incremento dei costi energetici e logistici, non potranno che avere un impatto sull’intera filiera e non solo sull’industria molitoria”. Insomma, aspettiamoci un aumento dei prezzi di tutti i derivati del grano duro, a cominciare dalla pasta (basti pensare all’aumento del 30% della bolletta elettrica!). Su greenMe leggiamo anche che è finalmente operativa la Cun grano, la Commissione unica sperimentale sul grano duro “che ha fornito il suo primo listino del prezzo del grano duro l’11 Ottobre 2021 suddiviso per aree geografiche. In particolare, per il frumento duro fino la proposta di prezzo (€/t) è di 509 (Min) e 514 (Max) per il Nord, 508-513 per il Centro, 521-526 per il Sud”. Insomma, nel Sud e in Sicilia, stando alla Cun, il grano duro dovrebbe essere venduto a un prezzo che dovrebbe oscillare tra 521 a 526 euro per ogni quintale. Com’è possibile che in Sicilia il grano duro venga si commercializzato ancora a 40 euro al quintale? dalle parti dell’assessorato regionale all’Agricoltura ne sanno qualcosa?
Pagliaro ci conferma, almeno in termini teorici, che a Catania la quotazione Ismea del 14 Ottobre del frumento duro ‘fino’ supera i 522 euro a tonnellata, ovvero i 522 euro al quintale! Purtroppo in Sicilia la forza finanziaria degli intermediari (leggere commercianti) unita alla debolezza dei produttori, frazionati in molteplici piccole produzioni determina una debolezza dei produttori. “I piccoli produttori siciliani di grano duro – dice Pagliaro – devono unirsi fra loro, conferendo il grano al nuovo consorzio. Sarà il consorzio a tratterà settimana per settimana il prezzo con gli acquirenti al fine di massimizzare il valore economico della produzione. E sarà il consorzio ad aiutare i piccoli produttori ad acquistare le sementi e i concimi. È il sistema che usano i produttori di mele in Trentino e in Alto Adige, i cui consorzi hanno una tale forza economica e rappresentativa che non solo sono in grado di aver riconosciuto dagli acquirenti un prezzo ogni anno altamente remunerativo per le 400mila tonnellate di mele prodotte, ma che ormai coordinano attività di ricerca, offrono soluzioni innovative per lo stoccaggio delle mele, e assistono le 4mila aziende familiari di frutticoltori associati con servizi amministrativi e persino con la formazione”. In Italia una volta c’erano i Consorzi agrari. I democristiani avevano mille pecche, ma hanno espresso grani Ministri dell’Agricoltura che hanno difeso, per decenni, sia la piccola proprietà contadina tipica del Sud e della Sicilia, sia la grande agricoltura capitalistica del Nord Italia. Dalla Seconda repubblica in poi abbiamo assistito alla privatizzazione dell’alta filiera del grano, con pochi privati che acquistando grano italiano e soprattutto estero, ammassandolo in alcune aree, determinano l’andamento del mercato nazionale tenendo bassi i prezzi del grano duro in accordo con le industrie della pasta. Oggi il sistema è in tilt perché la produzione mondiale di grano duro ha subito una drastica riduzione.