Continuiamo a leggere in tutte le salse che la Regione siciliana, a causa della sua burocrazia incapace, ha perso gli oltre 400 milioni di euro del PNRR di fondi per l’irrigazione. Che la burocrazia regionale sconti problemi enormi non è una novità. Ma che ci sia, in queste ore, un po’ di confusione – in parte voluta da chi deve nascondere la propria malafede – è altrettanto vero. Associare le risorse del PNRR ai fondi strutturali europei è un errore. I due interventi non sono sovrapponibili. Per l’impiego dei fondi del PNRR non possono essere applicati – peraltro in modo distorto – le regole che sovraintendono alla spesa dei fondi strutturali europei. I fondi strutturali europei seguono regole precise e dovrebbero servire a colmare i divari economici e strutturali tra le diverse aree dell’Unione europea. Il ricorso ai bandi nella spesa dei fondi europei segue una logica precisa: mettere in competizione le migliori aziende di un territorio per premiare le più meritevoli. Almeno per certi interventi dovrebbe essere così (anche se spesso non è così). Poi ci sono anche interventi più semplici che, spesso, la burocrazia regionale complica. Il PNRR è un’altra cosa: sono aiuti.
La ‘filosofia’ del PNRR non è quella dei fondi strutturali. Il PNRR è stato pensato per intervenire in un momento di crisi economica e sanitaria gravissima provocata dal Covid-19. Il PNRR è stato strutturato per dare più aiuti alle aree che presentano maggiori difficoltà economiche. L’Italia – per essere chiari – ha avuto assegnati 193 miliardi di euro non perché “è stato bravo l’ex capo del Governo Giuseppe Conte”, come vanno ripetendo i grillini, ma perché in Italia ci sono aree nelle quali i problemi del Covid si sono sommati a carenze infrastrutturali. Per dirla in breve, è grazie (sarebbe meglio dire purtroppo) ai problemi economici e infrastrutturali del Sud e della Sicilia che l’Italia ha avuto assegnato 193 miliardi di euro! Stando a questi criteri – che sono i criteri del PNRR voluto dall’Unione europea – il 67% delle risorse dei fondi PNRR assegnati all’Italia dalla Ue dovrebbe essere impiegato nel Sud e in Sicilia. Invece il Governo dei ‘Migliori’ di Mario Draghi ha deciso che poco più di 150 miliardi di euro andranno alle Regioni del Nord e – sulla carta – solo 40 miliardi di euro al Sud e alla Sicilia. E questa già è una scelta immorale per accontentare i soliti egoismi del Nord a scapito di Sud e Sicilia. Chissà perché questo particolare non lo ricorda nessuno. Perché scriviamo “sulla carta”? Perché il Governo Draghi e i nostri cari amici del Nord non hanno alcuna intenzione di assegnare a Sud e Sicilia 40 miliardi di euro, ma sì e no la metà. Per questo riamo rimasti basiti nel leggere le dichiarazioni del vice presidente della Regione siciliana, Gaetano Armao, e del coordinatore della Lega in Sicilia, Nino Minardo, che parlano di 50 miliardi di euro del PNRR alla Sicilia. Ma da dove hanno tirato fuori questo dato?
Attenzione. Quando sono stati assegnati a Sud e Sicilia 40 miliardi del PNRR (che sono vergognosamente pochissimi!) è venuta fuori la notizia che ci sarebbero stati dei ‘bandi’. La logica dei bandi – per altro mettendo in competizione Regioni italiane diverse – cozza con la ‘filosofia’ del PNRR che, lo ribadiamo, non è quella dei fondi strutturali. I fondi del PNRR sono aiuti. Se si deve aiutare un’area colpita dal Covid – in questo caso la Sicilia per migliorare gli impianti di irrigazione gestiti dai Consorzi di Bonifica – ricorrere a un bando scrivendo regole che, in partenza, si sa benissimo che i Consorzi di Bonifica siciliani non potranno rispettare, è quanto di più scorretto si possa fare. La ‘filosofia’ del PNRR – lo diciamo ai signori del Ministero delle Politiche agricole, che sono bravi e intelligenti – è quella di aiutare le aree in difficoltà, non di creare le condizioni per togliergli i fondi! C’erano problemi nei progetti presentati dai Consorzi di Bonifica siciliani? Bene, siccome questi non sono fondi strutturali e la ‘filosofia’ non è quella della ‘competizione’, i tecnici del Ministero avevano il dovere di chiamare i dirigenti dei Consorzi di Bonifica siciliani e di sistemare le cose. Ma il vero obiettivo non era aiutare la Sicilia, ma semmai di penalizzarla scippandogli i fondi. E così è stato! E i signori del PD e del Movimento 5 Stelle hanno poco di che gioire. Il vero dramma è che in Sicilia ci sono ancora persone che votano questi due partiti (pochi, per fortuna, ma ci sono ancora). Quanto al Governo regionale siciliano, il presidente Nello Musumeci e l’assessore all’Agricoltura, Tony Scilla, avrebbe fato bene a contestare subito il ‘bando’ su fondi irrigui del Ministero delle Politiche agricole, che non ha motivo di esistere!
I signori de Ministero delle Politiche agricole non sono nuovi a queste bravate. I signori del Ministero delle Politiche agricole e l’attuale signor Ministro delle Politiche agricole, il grillino nordista di Trieste, Stefano Patuanelli, sono quelli che, qualche mese fa, hanno scippato alla Sicilia e al Sud quote importanti del FEASR, il Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Regionale. Questi grandi ‘scienziati’ non si sono limitati a questo. Di fatto, questi signori hanno modificato i criteri per la ripartizione dei fondi del Secondo Pilastro della Politica Agricola Comune (PAC) senza modificare i criteri della ripartizione dei fondi del Primo Pilastro della PAC. Proviamo a illustrare meglio questa porcata. Quando parliamo del Secondo Pilastro della PAC – i cui criteri di ripartizione delle somme sono stati modificati dal Ministero e dal Ministro per favorire le aziende agricole del Nord a scapito delle aziende agricole del Sud e della Sicilia – ci riferiamo alle politiche di sviluppo rurale finanziate, come già accennato, dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR). Per Primo Pilastro della PAC, invece, semplificando, si intendono i pagamenti diretti agli agricoltori. Ebbene, cari lettori, sappiate che, da decenni, fatti 100 i fondi dei pagamenti diretti, 80 vanno alle aziende agricole del Nord e 20 alle aziende agricole del Sud e della Sicilia! Perché? Perché l’Italia, pur avendo meridionali e siciliani ai vertici della Stato, tratta Sud e Sicilia come colonie! Non contenti d tenersi da decenni l’80% dei fondi del Primo Pilastro della PAC, i nostri amici del Nord, il Ministero e il Ministro hanno deciso di prendersi una parte del FEARS di Sud e Sicilia e modificare i criteri di ripartizione, così lo scippo sul FEARS andrà automaticamente avanti ogni anno.
Lo sappiamo che siamo dei rompicoglioni che danno fastidio a chi, ‘democraticamente’ e a norma di legge, penalizza scientificamente e sistematicamente Sud e Sicilia. E siccome siamo degli ‘scassaminchia’ seriali ricordiamo che i signori del Ministero delle Politiche Agricole sono anche quelli della varietà grano duro Senatore Cappelli, che non è una varietà di grano antico, come pensano e scrivono certi amici del Nord che non conoscono nemmeno la storia dell’agricoltura italiana, ma una varietà selezionata nei primi del ‘900 che è stata coltivata sino alla fine degli anni ’60 del secolo passato, poi è stata abbandonata sulla scorta di considerazioni scientifiche che, a lungo andare, si sono rivelare sbagliate, ed è stata rilanciata negli ultimi anni, a partire dalla Sardegna, in tante aree del Sud e in Sicilia. E che hanno fatto i signori del Ministero delle Politiche agricole? Si sono inventati un marchingegno per consegnare questa varietà a una società del Nord Italia che ha creato un monopolio: società che è stata anche sanzionata dall’Antitrust. Questo è il Ministero delle Politiche agricole italiano, questi sono i fatti. Le minchiate le lasciamo agli altri.
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