Sono oltre 30 mila i lavoratori siciliani che sono tornati alla terra natia grazie al South Working. Un fenomeno in crescita, amplificato dalla pandemia. Così, chi può, torna potendo lavorare da remoto. Si tratta per lo più di designer e bancari tornati nei borghi siciliani, comunicatori digitali che da Milano e Roma scelgono Palermo perchè più economica e più a misura d’uomo. Chi sceglie la Sicilia per lavorare il Smart Working ha in media un’età inferiore ai 40 anni.
I numeri sono stati elaborati da uno studio di Facile.it. I siciliani sono tornati nell’Isola, perché possono
lavorare a distanza, lontani da caos e dai costi delle grandi città del Nord. Un nuovo modo per ripopolare i piccoli borghi siciliani prede dello spopolamento. La Repubblica Palermo ha raccontato alcune storie di giovani siciliani tornati nei loro paesi di origine grazie alla possibilità di lavorare da remoto.
“Grazie al lavoro da remoto vivo a Catania da luglio del 2020 ed è stata una scelta di qualità della vita, perché a Milano abitavo al pian terreno in un quartiere periferico con poche possibilità di andare a vivere da sola”. Questa la storia raccontata dl quotidiano di Vincenza Giglione, 31 anni, che a 19 aveva lasciato Camporeale, nel Palermitano, e poi ha girovagato tra Cambridge, Londra e Milano e che oggi lavora per un’azienda specializzata nella formazione per il settore bancario. Ma le storie di giovani emigrati e ritornati sono tantissime. C’è chi da Milano è tornato sulle Madonie, chi da Torino torna su Nebrodi, o nell’Ennese.
Ma la patria siciliana dei “south workers”, sembra essere Castelbuono che attorno a loro ha creato un vero e proprio sistema. Sono un centinaio i giovani tornati in paese grazie a South Working che offre servizi dedicati ai giovani che tornano a lavorare da remoto nel paese madonita. Casi simili anche a Sambuca di Sicilia, scelta dalla startup pisana “HeadQuarter Village” come sede “diffusa”, Contessa Entellina, Sant’Angelo Muxaro, Isnello, con un progetto con l’Osservatorio astronomico. E ancora a
Santo Stefano di Camastra, Cammarata e Palazzolo Acreide.