- I protagonisti di altre dichiarazioni che abbiamo letto e che riportiamo non ci sembra che abbiano chiara la natura del problema creato dal solito Ministero delle Politiche agricole, che da alcuni anni va sempre contro il Sud e la Sicilia
- Angela Foti: i veri sconfitti sono gli agricoltori siciliani
- Ma da dove li tira fuori certi numeri l’onorevole Nino Minardo?
- Il nodo della burocrazia siciliana
- Onorevole Grasso, ma veramente pensa che i fondi del PNRR debbano essere messi a bando?
I protagonisti di altre dichiarazioni che abbiamo letto e che riportiamo non ci sembra che abbiano chiara la natura del problema creato dal solito Ministero delle Politiche agricole, che da alcuni anni va sempre contro il Sud e la Sicilia
Scippo di oltre 400 milioni di euro di fondi irrigui ai danni dell’agricoltura siciliana: fino ad ora – a parte il presidente della Regione Nello Musumeci e l’assessore all’Agricoltura, Tony Scilla, che comunque avrebbero dovuto denunciare prima l’assurdità del bando targato Ministero delle Politiche agricole (ma poi perché mettere a bando i fondi per i progetti irrigui?, perché questa ‘competizione’ demenziale?) – tra i pochi politici che hanno capito come stanno le cose ci sono i deputati regionali di Attiva Sicilia e, in particolare, segnaliamo Angela Foti, che dimostra di aver perfettamente capito lo ‘spirito’ del Governo nazionale di Mario Draghi, totalmente disinteressato ai destini del Sud e della Sicilia. “Il nostro timore più grande si sta materializzando – scrive in un comunicato Angela Foti -: la speranza riposta nel PNRR sta già sfumando, peggio che nelle più prevedibili delle ipotesi. L’inganno della ripartizione di un pacchetto di fondi ottenuta grazie, si fa per dire, all’arretratezza del Sud ed in particolare della Sicilia (finalmente una parlamentare che ha letto le ‘carte’ e sa che i 193 miliardi di euro sono stati assegnati all’Italia dalla Ue non perché l’ex capo del Governo, Giuseppe Conte, “è stato bravo”, come hanno detto i grillini, ma perché in Italia ci sono Sud e Sicilia che sono economicamente arretrate) vede, fin dalle prime battute, proprio la Sicilia esclusa dalla possibilità di rimettere in sesto le tanto agognate strutture idriche necessarie per rendere possibile lo sviluppo dell’agricoltura e la protezione della risorsa acqua. Poco ci interessa additare le responsabilità o gli eventuali torti: il vero punto è che i criteri stabiliti (sia che si tratti del Ministero dell’Agricoltura che la Commissione europea) non sono stati raggiunti dal nostro apparato che ha lanciato l’allarme a cose fatte, escludendo di fatto la politica. Ancora meno ci interessa il latrato di chi, col suo silenzio sulla modifica del secondo pilastro della PAC transitoria, ha perso diritto di cittadinanza politica e oggi rivendica, gioendo, l’ulteriore mazzata subita della Sicilia”. Questo è un passaggio importante: il riferimento è alla manovra scorrettissima del Ministro delle Politiche agricole, il grillino Stefano Patuanelli, che ha penalizzato Sicilia e Sud con la ripartizione del FEASR. “Per questo – aggiunge la parlamentare di Attiva Sicilia – ho richiesto alla terza commissione una seduta straordinaria di audizione dei Consorzi di Bonifica e dell’assessorato all’Agricoltura. La debolezza della Sicilia deriva anche e soprattutto dall’atteggiamento passivo della deputazione siciliana che siede a Roma, incapace di comprendere le emergenze dell’Isola, di intercettarne le priorità e di trasferirle con adeguata autorevolezza al governo nazionale”.
Angela Foti: i veri sconfitti sono gli agricoltori siciliani
“Non è accettabile – prosegue la vicepresidente dell’Ars – che tra i progetti nessuno sia finito tra quelli finanziati. Gli effetti distorti dei criteri scelti parlano da sé: il ministro Patuanelli deve prendere atto del fallimento di questa operazione. Da una prima analisi dei documenti disponibili si evince che i criteri stabiliti a monte non erano assolvibili per la gran parte degli interventi proposti. Alla stessa maniera, alcuni progetti sembrano rispondere ai criteri ma non essere stati comunque inclusi. Prova ne è che le zone del Paese più piovose e ricche di acqua sono maggiormente destinatarie di finanziamenti. La solita abbuffata offerta agli obesi”. Angela Foti poi evidenzia chi sono i veri sconfitti di questa ‘battaglia’: “Oltre alla necessaria valutazione di tutti gli aspetti che ci riserviamo alla pubblicazione delle schede di progetto, rimane una grande sconfitta per l’anello debole tra i due colossi della burocrazia: mi riferisco agli agricoltori siciliani che operano nelle zone più povere di piogge e risorse idriche, uniche vittime di questa assurda situazione che impone alla politica a tutti i livelli di individuare una strategia che renda concreti gli investimenti nel settore dell’agricoltura così come in tutti gli altri settori”. Occhi puntati anche sulle strutture regionali e sulle difficoltà dovute alla carenza di personale: “Occorre porre al centro dell’agenda politica – onclude la parlaentare di Attiva Sicilia – la carenza di personale adeguato negli uffici tecnici aggravata da scelte come la reiterazione del blocco del turnover e dei concorsi che, negli ultimi anni anche a causa della quota cento, ha visto inesorabilmente compromessa la capacità della nostra Regione di accedere a fonti di finanziamento della programmazione”.
Ma da dove li tira fuori certi numeri l’onorevole Nino Minardo?
Chi invece non sembra aver colto il vero nodo della questione e – spiace dirlo – non sembra avere chiaro il quadro del PNRR in Sicilia è il coordinatore della Lega in Sicilia, Nino Minardo. “L’atteggiamento ostile del ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli – dice Minardo – da solo non basta a giustificare la sonora bocciatura di ben 31 progetti della Regione siciliana che avrebbero potuto modernizzare i nostri sistemi di irrigazione. Rischiamo di perdere centinaia di milioni di euro del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e tutta la classe dirigente siciliana ha il dovere di comprendere chi e come abbia sbagliato e di apportare le correzioni. La Lega Sicilia porta sempre avanti un atteggiamento di leale sostegno al governo regionale e di proposte costruttive ed in quest’ottica chiediamo subito correzioni alla ‘Cabina di regia’ sul PNRR pianificata dall’assessore all’Economia Gaetano Armao e finora infruttuosa; serve un maggiore coinvolgimento della politica, l’ho detto e lo ribadisco: con 50 miliardi di euro di PNRR che potenzialmente nei prossimi anni possono e devono essere investiti in Sicilia non sono tollerabili né passi falsi né criticità organizzative, tanto a Roma quanto a Palermo”. Nel leggere queste parole siamo costretti ad intervenire. E evidente che l’onorevole Minardo non ha seguito bene il dibattito sulla ripartizione dei fondi del PNRR. Lo sa l’onorevole Minardo che è già stato deciso che dei 193 miliardi del PNRR stanziati per l’Italia oltre 15 miliardi sono già stati, di fatto, assegnati alle Regioni del Nord Italia? Per le Regioni del Sud Italia e per la Sicilia sono disponibili 40 miliardi di euro. Con tutto il rispetto, non riusciamo a capire dove l’onorevole Minardo abbia visto stanziati, per la Sicilia, 50 miliardi di euro se il PNRR prevede per Sud e Sicilia solo 40 miliardi di euro? Egregio onorevole Minardo, la informiamo che i signori del Governo Draghi – che voi a Roma sostenete – non hanno alcuna intenzione di erogare a Sud e Sicilia nemmeno i 40 miliardi: nascono da qui i ‘bandi’ modello Ministero delle Politiche agricole che, con la scusa dei “progetti non in linea” con le indicazioni dello stesso Ministero, dovranno scippare a Sud e Sicilia non meno di altri 20 miliardi di euro per portarli alle regioni del Nord. Lo scippo di oltre 400 milioni di euro di fondi irrigui alla nostra isola è solo il primo di altri scippi che verranno.
Il nodo della burocrazia siciliana
Minardo si sofferma poi sulla “revisione della burocrazia regionale. Anche qua – dice il coordinatore della Lega in Sicilia – il necessario scatto di reni nell’ultimo anno di legislatura a Palermo è improcrastinabile. Il Gruppo della Lega Sicilia all’Ars ha l’obiettivo fondamentale di garantire l’approvazione della riforma dei Consorzi di Bonifica, una riforma che non può più attendere. La bocciatura dei 31 progetti è sì figlia di una mancata collaborazione istituzionale tra Ministero delle Politiche Agricole e assessorato all’Agricoltura della Regione siciliana ma se avessimo già potuto contare su una gestione moderna e snella dei nostri Consorzi di Bonifica certamente anche noi avremmo potuto lavorare meglio. I siciliani non vogliono leggere che già alla partenza si rischia di perdere 400 milioni di euro del PNRR, i siciliani vogliono leggere e sapere che queste risorse vengono recuperate da una politica e da una burocrazia regionali efficienti per poi spenderle nel migliore dei modi e che ogni centesimo in futuro verrà incanalato nei giusti progetti. Per questo la Lega in tutte le sedi politiche ed istituzionali profonderà il massimo impegno”. Ma se il personale della Regione siciliana, dai primi anni ’80 del secolo passato, tranne rare eccezioni, è stato reperito con il precariato, cosa vi aspettate da queste persone?
Onorevole Grasso, ma veramente pensa che i fondi del PNRR debbano essere messi a bando?
Da Forza Italia made in Sicily arriva una dichiarazione che annuncia sventure. Non ci stupisce più di tanto, perché i berlusconiani, in Sicilia, tranne casi rarissimi, dal 1994 ad oggi hanno solo prodotto enormi danni. A parlare è la parlamentare Bernardette Grasso, già assessore regionale: “Il rischio di perdere il treno dei finanziamenti comunitari c’è, è reale. Lo avevo previsto mesi fa, quando sono stata prima firmataria di una norma – condivisa con il presidente Savona e colleghi di altri gruppi parlamentari – che prevedeva l’accesso per un triennio nella PA siciliana di una task force di 300 esperti, necessaria a garantire un solo obiettivo: intercettare le ingenti risorse stanziate dall’Ue e trasformale in progetti finanziabili. Compensare in concreto a un vuoto che in organico esiste presso gli Enti Locali e nei Dipartimenti regionali, con un’azione mirata. Non servono burocrati calati da Roma, né altri funzionari – che per carità ben vengano nell’ottica di una rigenerazione amministrativa della PA, ma non in questo caso. Servono profili di alto livello – con anni di esperienza sulle spalle, in grado di caricarsi sulle stesse le responsabilità necessarie a progettare e portare a casa il risultato. Servono figure che non temono la pressione, perché per formazione professionale ci convivono tutti i giorni. Purtroppo nel corso del dibattito nelle commissioni di merito all’Ars e in Aula, la norma da me proposta è stata snaturata, privata del suo significato originario. Inclusa all’art. 12 della legge di stabilità regionale n. 9 del 15/04/2021, ha subito un sostanziale cambiamento. Così com’è però non è utile al treno che in Sicilia non passerà più. Per tale motivo proporrò all’Aula di rivedere la norma e renderla veramente funzionale alla nostra terra. L’alternativa è il concreto rischio di privare la Regione di un’opportunità unica per allinearci al resto d’Italia. È non possiamo permettercelo”. Egregia onorevole Grasso, tutto ci aspettavamo, ma non che lei assimilasse i fondi del PNRR ai fondi strutturali. Mettere a bando i fondi per il miglioramento delle strutture irrigue del PNRR è quanto di più scorretto ci sia, perché si affida a una competizione tra burocrati di aree diverse del Paese la possibilità di creare opportunità per gli agricoltori di una Regione. I fondi per le infrastrutture agricole strategiche contenuti in un Piano che dovrebbe rilanciare un Paese dopo il dramma della pandemia non vanno messi a bando creando competizioni demenziali, ma vanno ripartiti tra le Regioni in base alle rispettive esigenze, specie se, come abbiamo provato a illustrare, i fondi per il Sud e la Sicilia a valere sul PNRR sono già stati decurtati alla fonte. Abbiamo scritto queste precisazioni, ma non siamo affatto sicuri che l’onorevole Minardo e l’onorevole Grasso abbiano seguito il nostro ragionamento…
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