Al 31 Agosto di quest’anno la FABI siciliana denunciava che 120 Comuni della nostra Isola sono privi di sportelli bancari. Se ne sono accorti anche dalle parti della Regione siciliana. L’argomento è affrontato in occasione della presentazione del Rapporto sul credito in Sicilia nel 2021 presentato oggi a Palermo dall’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao. Fa sorridere leggere qua e là della “contrazione del numero delle banche regionali”. E quali sarebbero ormai, in Sicilia, le banche regionali? Sarebbe più corretto, al massimo, parlare di banche locali. Che gli sportelli bancari siano diminuiti non è nemmeno una notizia: sono in diminuzione da quando i massoni della Banca d’Italia, nei primi anni ’90 del secolo passato, hanno deciso di sacrificare le banche del Sud e della Sicilia per sostenere le banche del Nord (che stanno affondando, ad una ad una: e a noi non ce ne può fregare di meno). E non è nemmeno notizia la riduzione del numero dei dipendenti “ben oltre i livelli medi del Paese e solo in parte giustificata dall’evoluzione tecnologica e digitale”: anche il numero dei dipendenti delle banche siciliane sono in diminuzione continua dagli anni ’90. Non è una notizia che il costo del denaro per imprese e famiglie, in Sicilia e, in generale, nel Sud sia più alto più alto rispetto alle altre Regioni. E se, come è stato detto stamattina, il differenziale “tende lentamente ad attenuarsi”, questo sta avvenendo perché il Nord Italia sta facendo la fine che lo stesso Nord ha fatto fare a Sud Italia e Sicilia dal 1860 ad oggi. “Si è sempre meridionali di qualcuno”, diceva il grande Luciano De Crescenzo. Gli amici del Nord stanno derubando al Sud e alla Sicilia i fondi del PNRR (proprio in queste ore il Ministro grillino e nordista, Stefano Patuanelli, si è esibito nello scippo di oltre 400 milioni di euro alla Sicilia, fondi che sarebbero dovuti servire per rilanciare l’irrigazione nella nostra Isola). Hanno derubato pure una quota del FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) e fotteranno al Sud e alla Sicilia altri 60-70 miliardi di euro con la truffa legalizzata dell’Autonomia differenziata delle minchie che volano: ma non avete dove andare, amici del Nord, perché dentro il ‘lager’ dell’Europa dell’euro siete pure voi condannati. E’ solo questione di tempo e anche per l’economia di Nord e Sud Italia – qui sulla Terra e non in Cielo – si applicherà la legge de ‘A livella del grande Totò…
Ma digressione sui ‘banditi’ del Nord a parte, facciamo fatica a capire a cosa serva illustrare i disastri del credito in Sicilia: sono storie vecchie. Noi non abbiamo preso parte alla conferenza stampa, anche perché non eravamo a conoscenza di questo appuntamento. Così riprendiamo una nota dell’ANSA: “Le banche presenti nell’Isola, alla fine dell’anno scorso, con almeno uno sportello sono 49, diciotto quelle con sede nel territorio regionale; rispetto all’anno precedente risultano quattro intermediari bancari in meno, ‘effetto di operazioni di concentrazione tra banche di credito cooperativo (Bcc) con sede in Sicilia’. Nel giro di un anno, i depositi sono aumentati in modo consistente: da 63 a 70 miliardi di euro, gli impieghi sono rimasti pressoché invariati anche se sono aumentati quelli verso le imprese (+600 milioni circa), le sofferenze sono diminuite (dal 6,8 al 4,9%). In calo i tassi d’interesse sui prestiti alle famiglie che rimangono tuttavia un punto percentuale superiore rispetto al sistema Paese e alla media del Mezzogiorno”. Se fossimo stati presenti in conferenza stampa avremmo chiesto all’assessore Armao a quanto ammonta in Sicilia la raccolta, a quanto ammontano gli impieghi, quanti di questi impieghi vengono investiti in Sicilia e quanti fuori dalla Sicilia.
“Dal rapporto del Credito 2021 in Sicilia presentato oggi dall’assessore all’Economia, Gaetano Armao – leggiamo in una nota del leader storico della FABI siciliana, Carmelo Raffa – si conferma quanto già evidenziato pubblicamente da anni dalla nostra organizzazione sindacale. Armao ha ricordato che, nel 2020, in Sicilia sono stati chiusi 54 sportelli (-4,4%) con la drastica riduzione del numero dei comuni serviti da banche. Cosa che noi denunciamo da tempo. Il vice presidente della Regione ha fornito i dati sui depositi a risparmio che sono in aumento, in linea con ciò che si registra a livello nazionale; anche gli impieghi sono aumentati di poco. Armao ha lamentato che nonostante i tassi per l’impiego del denaro sono scesi in Sicilia si registra ancora un punto in più rispetto alla media nazionale. L’assessore all’Economia si è dichiarato preoccupato per ciò che attiene le restituzioni delle somme prestate alle imprese in regime di pandemia e con garanzia dello Stato ponendo un interrogativo: che succederà agli imprenditori che non sono nelle condizioni di restituire i soldi avuti in prestito? Su questo problema ricordiamo che il nostro segretario generale, Lando Maria Sileoni, ha sempre detto che sarebbe stato opportuno erogare somme a fondo perduto. Ora bisogna trasformare le somme erogate in prestiti a scadenza lunga per non uccidere le imprese. Ribadiamo, poi, che non è lecito lasciare i piccoli Comuni senza Banca perché viene un servizio pubblico essenziale”. L’ultima ‘stoccata’ Raffa la riserva alle banche che in Sicilia “non fanno assunzioni, a cominciare dal principale gruppo presente nell’Isola, UniCredit, che ha assorbito Banco di Sicilia, Sicilcassa, Banca di Roma e Credito Italiano. UniCredit ha dimezzato il personale in Sicilia (circa 3000 tra esodi e pensionamenti) effettuando in un decennio solo venti assunzioni”.
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