In queste ore l’agricoltura siciliana sta subendo l’ennesimo scippo ad opera del Governo nazionale. Un particolare, ad opera del solito Ministro grillino e nordista delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli. Questo signore lo abbiamo conosciuto qualche mese fa, quando ha scippato al Sud e alla Sicilia una parte sostanziosa dei fondi agricoli del FEARS per darli alle Regioni del Nord Italia, creando i presupposti perché lo scippo avvenga anche negli anni successivi. In pratica, ha modificato la ripartizione dei fondi del cosiddetto Secondo Pilastro senza modificare il Primo Pilastro. E’ una storia che noi abbiamo raccontato tante volte, come potete leggere qui e come potete leggere anche qui. In queste ore il Ministro Patuanelli ha replicato, togliendo alla Sicilia una parte importante dei fondi destinati all’irrigazione. L’aspetto incredibile e sconcertante di questa storia è che gli esponenti siciliani di due partiti che sostengono il Governo di Mario Draghi, che fino ad oggi ha penalizzato costantemente il Sud, la Sicilia e, in generale, i soggetti più deboli della società italiana (vedere lo sblocco dei licenziamenti e lo sblocco dei fitti) – Movimento 5 Stelle e PD – invece di difendere gli interessi della Sicilia e dell’agricoltura siciliana, difendono gli interessi del Governo nazionale. E lo fanno attaccando il Governo regionale siciliana che, in questa storia, è parte lesa insieme agli agricoltori siciliani. Nessuno può rimproverare I Nuovi Vespri di difendere il Governo siciliano di Nello Musumeci, che attacchiamo un giorno sì e l’altro pure su fatti concreti, come la dissennata gestione degli incendi. Ma in questa vicenda – ribadiamo – il Governo siciliano è parte lesa e ha ragione.
Il comunicato del PD siciliano è un concentrato di ipocrisia: “Infrastrutture irrigue in Sicilia, nessuno dei 31 progetti presentati è stato ammesso ai finanziamenti del PNRR. A disposizione in questo ambito, strategico per l’economia dell’Isola, ci sono complessivamente 1,6 miliardi di euro. Il primo di Ottobre il Ministero delle Politiche agricole ha reso noto il decreto con l’elenco delle infrastrutture irrigue ammissibili: sono 149 in tutta Italia, nessuno dalla Sicilia. Bocciati sonoramente i 31 progetti dell’Isola, un altro grande traguardo da ascrivere all’inadeguatezza del governo guidato da Nello Musumeci”. Così parla il segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo. Quindi, onorevole Barbagallo, il Governo Draghi che sta massacrando il Sud e la Sicilia taglia altri fondi alla Sicilia e lei lo difende? E qual è stata, in questi mesi, informazione sua e del suo partito sui fondi del PNRR? Questi fondi, per il 67%, sarebbero dovuti andare alle Regioni del Sud e della Sicilia. I 193 miliardi di fondi europei del PNRR, infatti, sono stati assegnati all’Italia non perché è stato bravo l’ex capo del Governo Giuseppe Conte, come racconta la retorica grillina, ma perché in Italia c’è una parte del territorio – alcune Regioni del Sud e la Sicilia – che sono economicamente arretrate. A un certo punto abbiamo saputo che il 60% di questi fondi sarebbero andati al Nord e il 40% al Sud; quando è stato preparato il Piano di spesa dal Governo Draghi poi spedito a Bruxelles abbiamo scoperto che a Sud e Sicilia arriveranno, sulla carta, poco meno di 40 miliardi di euro, mentre il Nord Italia si prenderà oltre 150 miliardi di euro! E’ vero o no quello che scriviamo, onorevole ‘meridionalista’ Barbagallo? E’ in grado di smentire con i ‘numeri’ questi dati?
Non solo. Abbiamo anche scoperto che, con i soliti raggiri ministeriali, una parte di questi 40 miliardi destinati al Sud potrebbe non essere erogatiaa Sud e Sicilia “per insufficiente capacità progettuale”. E chi è che stabilirà l’eventuale presenza di “insufficiente capacità progettuale”? Ovviamente le burocrazie ministeriali che, dai tempi di Luigi Einaudi, hanno affossato l’Autonomia siciliana in combutta con gli ‘ascari’ della politica siciliana (che, come possiamo notare, sono ancora molto attivi…). Che è quello che si sta verificando in queste ore con i fondi per l’irrigazione destinati alla Sicilia. Questa è una vergogna, onorevole Barbagallo. Ed è inutile che vi nascondiate dietro il ‘latinorum’ del linguaggio burocratico per l’occasione rispolverato dalla signora Cleo Li Calzi, già assessore regionale del Governo regionale di Rosario Crocetta, il peggiore Governo regionale della storia dell’Autonomia siciliana: “La responsabilità per questo clamoroso flop – dice Cleo Li Calzi, responsabile del dipartimento regionale PNRR del PD Sicilia – è evidentemente ascrivibile alla inadeguatezza degli apparati regionali e al mancato coordinamento da parte del governo”. Che bello, vero, dare sempre la colpa alla burocrazia regionale siciliana? Che lo dica, poi, un ex assessore regionale… Onorevole Barbagallo: non vi sono bastati i miliardi che, al tempo del Governo Crocetta, in combutta con il Governo Renzi, sono stati tolti alla Sicilia? Pensate veramente di essere politicamente credibili agli occhi degli agricoltori siciliani?
E che dire dei grillini siciliani? Sono quelli che, quando il Ministro Patuanelli scippava a Sud e Sicilia le risorse del FEARS, invece di difendere la Sicilia difendevano il Ministro! E oggi fanno la stessa cosa: “32 progetti su 32 presentati dalla Regione per il PNRR bocciati da Roma e 360 milioni che potevano arrivare in Sicilia vanno in fumo. Il Governo regionale del nulla colpisce ancora. Musumeci abbia un sussulto di dignità e si dimetta. Senza di lui la Sicilia può ancora salvarsi”. Così scrivono i deputati del Movimento 5 Stelle in Assemblea regionale siciliana. Quindi – anche in questo caso – il Ministero del grillino e nordista Patuanelli scippa i fondi alla Sicilia e voi, invece di difendere la Sicilia, difendete il vostro Ministro! A questo punto, scusate egregi deputati regionali grillini: perché non andate a candidarvi a Trieste, dove sarete accolti a braccia aperte? In Sicilia, infatti, chi vi chi vi dovrebbe votare? Approfittiamo anche di questa occasione per fare chiarezza sulle impugnative delle leggi regionali richiamate dagli stessi grillini dell’Ars. Sappiate, egregi onorevoli grillini dell’Ars, che da quando con un’ordinanza sbagliata della Corte Costituzionale è stata bloccata la verifica delle leggi approvate dal Parlamento siciliano dall’Ufficio del Commissario della Stato per la Regione siciliana, le impugnative romane sono più ‘politiche’ che ‘giuridiche’. Un’impugnativa ha un senso se è decisa da un soggetto ‘terzo’ e non dalla parte che ha interessi diretti a penalizzare la parte soccombente! Ci fermiamo qui perché, in tutta sincerità, non ce la sentiamo di raccontare ai grillini la storia dell’Alta Corte: sarebbe tempo perso.
In questi mesi non ci è mai capitato di essere d’accordo con il Governo siciliano e, in particolare, con l’assessore regionale all’Agricoltura, Tony Scilla. Ma questa volta, per onestà intellettuale, non possiamo non essere d’accordo con lui: “Apprendiamo dal Mipaaf che solo 31 dei 63 progetti presentati dalla Sicilia sono stati presi in considerazione attraverso il decreto di approvazione degli elenchi dei progetti ammissibili e non ammissibili a finanziamento con fondi afferenti al PNRR per investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo. E questo lo dice lunga sulla recidiva ostilità di Roma nei confronti della agricoltura siciliana. Con quale criterio e come si è proceduto alla selezione? È chiaro che qualcosa non quadra. Il Ministro Patuanelli scade in valutazioni sommarie a tutto svantaggio della Sicilia, e non è la prima volta che lo fa. Ricordiamo – uno dei tanti esempi che potrei citare – il tentativo di scippare fondi del PSR. Un atteggiamento ostile, che registriamo per l’ennesima volta, e che ci porterà ad effettuare le dovute verifiche e valutazioni. Quanti si stanno esibendo, con prontezza sospetta, in note e comunicati che di fatto esultano per l’ennesima ingiustizia romana nei confronti del Sud e della Sicilia, farebbero bene – da compagni di partito dello stesso ministro – a indirizzargli pressanti richieste di spiegazioni. Non meritano risposta perché – conclude Scilla – con incosciente sfrontatezza, remano contro gli interessi dell’Isola e dei siciliani”.
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