Come ogni Sabato, proviamo a fare il punto della situazione nel mercato internazionale del grano. Bene o male, durante la settimana che si è conclusa abbiamo raccontato che cosa sta succedendo negli Stati Uniti d’America, dove si conferma la riduzione della produzione di grano; abbiamo illustrato quale potrebbe essere il ruolo della Cina in un mondo che registra una riduzione dell’offerta di grano: un’aumento della domanda di grani cinese, infatti, provocherebbe un ulteriore aumento del prezzo del grano; e abbiamo raccontato che la Russia – altro grande produttore di grano del mondo – è sempre meno disposta ad esportare grano. Una novità arriva proprio dal paese di Putin, dove il Ministero dell’Agricoltura, come leggiamo su SWB, “ha aggiornato le aliquote dei dazi all’esportazione per grano, orzo e mais secondo il meccanismo del ‘grain damper’ entrato in vigore il 2 Giugno. Così, dal 6 Ottobre, il dazio all’esportazione sul grano sarà aumentato a 57,8 USD/t, dai 53,5 USD/t della settimana fa. Inoltre, anche il dazio all’esportazione sull’orzo aumenterà a 43,1 USD/t dai 35,3 USD/t della scorsa settimana”. Questa notizia la trovate sulla pagina Facebook degli Amici del “Grano duro di Sicilia”.
Come facciamo ogni Sabato, chiediamo a Mario Pagliaro, ricercatore del Cnr e appassionato di climatologia, qualche notizia sul gran
Così la chiacchierata di fine settimana sul grano con Pagliaro si sposta sull’energia, altro tema che il nostro amico conosce bene. Come ha ricordato lo stesso Pagliaro, il Governo italiano di Mario Draghi sta aumentando il costo della bolletta elettrica del 30%, un aumento mai visto nella storia della Repubblica italiana. A cui si aggiungerà un aumento della bolletta del gas del 15%. Prima di chiedere a Pagliaro notizie sull’inflazione leggiamo una nota di SWB: “L’inflazione della zona euro ha raggiunto il massimo da 13 anni il mese scorso e sembra destinata a salire ancora, offuscando ulteriormente la visione benigna della Banca Centrale Europea (BCE) del più grande aumento dei prezzi da prima della crisi finanziaria globale. L’inflazione dei prezzi al consumo nei 19 Paesi che condividono l’euro è aumentata al 3,4% su base annua a Settembre dal 3% di un mese prima, il valore più alto da Settembre 2008 e appena al di sopra delle aspettative degli analisti per il 3,3%, dati di Eurostat, l’agenzia di statistica dell’UE… I prezzi sono aumentati prevalentemente a causa di un’impennata dei costi energetici. I prezzi dei beni durevoli sono aumentati del 2,3% da agosto. Con l’aumento dei prezzi del gas naturale e le strozzature che incidono su tutto, l’inflazione potrebbe raggiungere il 4% entro la fine dell’anno, il doppio dell’obiettivo della BCE”.
“Gli aumenti del prezzo dell’energia si estendono immediatamente a qualsiasi bene e servizio – ci dice Pagliaro -. Abbiamo già notizia che le aziende stanno tutte ritoccando al rialzo i prezzi. Sul pane abbiamo già detto. Ma l’aumento dei prezzi provocato dall’aumento del costo delle bollette elettriche del 30% provocherà effetti a catena. I Centri commerciali, come i panifici, hanno grandi consumi elettrici e pagano la bolletta ogni mese e non ogni due mesi come avviene con le famiglie. Visto poi che nessuno parla o scrive degli aumenti dei semilavorati lo facciamo noi. Il prezzo dell’acciaio è raddoppiato. Dalle costruzioni alle auto, dalle lavatrici agli ascensori, l’acciaio è usato per produrre un’enorme quantità di beni e manufatti. Gli aumenti dei prezzi che stanno mettendo in crisi le imprese edili dipendono in larga parte da questo”. Osserviamo che la Ue parla di inflazione al 3%. E chiediamo a Pagliaro: com’è possibile parlare di inflazione al 3% a fronte degli aumenti stratosferici dei costi di energia elettrica e gas? Dobbiamo veramente continuare a credere alle autorità europee o nazionali che parlano di inflazione al 3%? “Inflazione generalizzata – osserva Pagliaro – significa perdita di potere d’acquisto della moneta. La moneta adesso, non è più la lira, ma il marco tedesco adottato sotto forma di ‘euro’ da Francia, Italia, Spagna, Grecia e Portogallo (più i piccoli Paesi satelliti confinanti). Nulla di più desiderabile, per le ricche famiglie italiane, greche, spagnole e francesi, che ritrovarsi con le loro ricchezze denominate in euro (marchi). Questo fino a quando l’inflazione era bassissima o addirittura negativa (deflazione). Ora però lo scenario va cambiando. Le famiglie tedesche più ricche, incluse quelle che posseggono alcune delle maggiori aziende tedesche, non non saranno molto felici di una simile inflazione…”. La domanda è: terranno euro e Unione europea con un’inflazione che, al di là delle dichiarazioni paludate, è di gran lunga maggiore del 3%? E la “ripresa economica” raccontata dal Governo Draghi e dalla televisione è credibile? Il presidente degli albergatori italiani, Bernabò Bocca, appena ieri, al quotidiano La Verità, ha detto che nei primi 8 mesi del 2021 “mancano” 123 milioni di presenze rispetto allo stesso periodo 2019. Il Green pass, tanto celebrato dallo stesso capo del Governo Draghi e dai suoi Ministri, non è servito a nulla. In compenso il Governo – sempre il Governo Draghi – stanzia 200 milioni (poco più di 6mila euro ad attività) a fronte di 14 miliardi di perdite: l’elemosina…