“Con chi parla il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci? Se non parla con gli amministratori locali, non parla con i segretari di partito, non parla con il sindaco della terza città dell’Isola, con chi parla il presidente della Regione? Forse lo fa solo con chi accetta di essere suo ‘scendiletto’ ma questo determina una situazione di assoluta crisi istituzionale che ricade sui sindaci che non hanno un interlocutore credibile, soprattutto quando le risorse vengono costantemente tagliate a danno dei servizi se non del funzionamento ordinario”. E’ andato giù duro, stamattina Danilo Del Giudice (nella foto con il sindaco di Messina, Cateno De Luca), parlamentare
Il primo dibattito della giornata, moderata dal giornalista Manlio Viola, è stato aperto dalla relazione introduttiva di Gianni Polizzi, presidente di Promotergroup ha sottolineato un quadro drammatico legato ai tempi di attuazione della spesa (“in molti casi, fra emissione dei bandi di gara e l’emissione dei decreti attuativi di concessione dei finanziamenti, passano anni, persino quattro anni con l’impossibilità reale di rendere i progetti attuabili, soprattutto in alcuni settori chiave come quello agroalimentare”) ed ha ricordato come l’età media del personale regionale (59 anni, ndr) determina “al di là della buona volontà dei singoli, una carenza di conoscenze e competenze soprattutto digitali e telematiche, che si ripercuote su tempi e modalità del rapporto con le imprese.”
Antony Barbagallo, segretario regionale e deputato del PD, ha ricordato gli ultimi fallimenti dei “click day” e delle procedure per assegnare i fondi anche ai Comuni, “costretti ad una inutile e stupida competizione fra loro. Siamo di fronte ad una Regione che non ha più credibilità – ha detto – che è talmente ingolfata e intrisa di tensioni fra assessori e tensioni fra Giunta e burocrazia da essersi del tutto aggrovigliata su sé stessa, con costi gravissimi che cadono sugli enti locali, sulle imprese, sui cittadini. Fino a qualche anno fa, la Regione era ‘mamma Regione’, considerata il baluardo di fronte alle difficoltà dei cittadini, delle imprese e degli enti locali, mentre oggi si è ribaltata la prospettiva: la Regione è divenuta nemica dell’Isola. Dai rifiuti, alle manutenzioni, alla gestione degli appalti, alla programmazione della spesa, la Regione rallenta l’attività amministrativa, così come quella delle imprese”. Per Barbagallo, in quattro anni, il Governo Musumeci non è riuscito a fare una sola vera riforma nei settori strategici, dimenticando per esempio cultura e turismo, che andrebbero unificati in un unico assessorato in una terra che su questi due elementi può costituire un unico motore trainante per l’economia”.