Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha diramato i dati definitivi sulla produzione di grano. In pratica, vengono confermate tutte le previsioni negative che circolano già da tempo. La notizia la leggiamo su SWB, nella pagina Facebook degli Amici del “Grano duro di Sicilia”. “Tutta la produzione di grano è stata di 1,65 miliardi di staia nel 2021, in calo del 10% rispetto al totale del 2020 di 1,83 miliardi di staia”. Questo è avvenuto a fronte nonostante il lieve aumento – dell’1% circa – della superficie coltivata a grano, che oggi ammonta a 37,2 milioni di acri (l’acro è una misura anglosassone che equivale a poco più di 4 mila metri quadrati).
In calo, come già accennato, le resa di grano. “La resa degli Stati Uniti è stata stimata a 44,3 staia per acro, in calo di 5,4 staia rispetto all’anno precedente – leggiamo sempre su SWB -. I livelli di produzione e le variazioni rispetto al 2020 per tipologia sono stati: frumento invernale, 1,28 miliardi di staia, in crescita del 9%; altro frumento primaverile, 331 milioni di staia, in calo del 44 per cento; e grano duro, 37,3 milioni di staia, in calo del 46 per cento”. La notizia che interessa l’Italia, con riferimento alle industrie della pasta (ma anche con riferimento al pane nel Sud Italia e in Sicilia), riguarda il grano duro: “In particolare, per quanto riguarda il grano duro, la produzione per il 2021 è stata stimata in 37,3 milioni di staia, in calo del 46% rispetto al totale del 2020 di 69,1 milioni di staia”. Attenzione: i ‘numeri’ negativi della produzione sono il segnale che il prezzo del grano aumenterà (con grande soddisfazione per gli agricoltori).
E ancora: “L’area raccolta per il grano è stata di 1,53 milioni di acri, in calo dell’8% rispetto all’anno precedente”. Questo potrebbe significare che le condizioni climatiche avverse si sono ‘mangiate’ una quota di produzione di grano dell’8% rispetto al 2020. E ancora: “La resa degli Stati Uniti è stata stimata a 24,3 bushel per acro, in calo di 17,2 bushel rispetto alla resa del 2020 (il bushel è un’unità di misura utilizzata negli Stati Uniti e in Canada che corrisponde a a circa 35,239 litri)”. Altra notizia di un certo interesse: “La produzione in North Dakota, il più grande Stato produttore di grano duro, è diminuita del 44% rispetto al 2020. La diminuzione della produzione è il risultato delle condizioni di siccità nei principali Stati produttori di grano duro. La raccolta è iniziata nei due principali Stati produttori di grano duro del Montana e del North Dakota all’inizio di Agosto. Il 12 Settembre il raccolto era completo al 96% sia nel Montana che nel North Dakota”. Altra notizia di una certa importanza riguarda le scorte di grano duro, che al Settembre di quest’anno ammontano a 46,9 milioni di bushel, registrano un calo del 34% rispetto a un anno fa. Stesso scenario per le cosiddette “scorte in fattoria”, che registrano una diminuzione del 52% rispetto al 2020. Idem per le “scorte fuori azienda”, che registrano un calo del 6% rispetto a un anno fa.
A conti fatti, se ieri abbiamo provato a illustrare la situazione in Canada – dove il calo della produzione di grano è confermato e dove gli agricoltori, prima di vendere il prodotto, si riservano di osserva l’andamento del mercato, fidando in un aumento dei prezzi, non diverso è lo scenario negli Stati Uniti, dove il calo della produzione di grano duro è piuttosto sensibile. Bisognerà capire cosa succederà adesso, anche se, a valle, gli effetti si cominciano a notare: come l’aumento del prezzo del pane in Sicilia (ne abbiamo parlato qui). Quanto sta succedendo coi dice che quello che ci raccontava la televisione – la pasta prodotta in Italia con solo grano italiano – era una mezza leggenda, se è vero che il calo di produzione di grano in Canada, negli Stati Uniti e in Russia sta provocando un mezzo terremoto anche in Italia. Già la situazione è complessa. Ma potrebbe diventare ancora più problematica se – come abbiamo scritto ieri (come potete leggere qui) – a fronte di un calo dell’offerta mondiale di grano, la Cina dovesse decidere di acquistare grano: allora sì che il prezzo di questo cereale potrebbe schizzare alle stelle…
Foto ratta da Getty Images
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