Fare l’insegnante, un sogno che per tanti neolaureati si traduce in lavoro gratis o quasi per accumulare quanto più punteggio possibile e poter iniziare così a coprire supplenze. Un percorso durissimo che spesso dura anni, tra corsi a pagamento e tanti sacrifici per conquistare uno stipendio. Una strada tutta in salita per chi non riesce ad accedere per concorso e può coronare il sogno di diventare insegnante accumulando punteggio nelle graduatorie dei precari lavorando negli istituti privati.
È il quotidiano La Sicilia l’inchiesta sui precari della scuola. Neolaureati, giovani, costretti a “lavorare” gratis tra finti bonifici da restituire agli enti di formazione. Questo l’identikit dei precari della formazione. Tra questi c’è però chi ha deciso di non stare a questo “gioco” e ha deciso di denunciare. È il caso di Giulia, una giovane docente catanese che s’è rifiutata di sottostare ai ricatti dicendo no alle buste paga fasulle, no ai bonifici da restituire in contanti, no allo sfruttamento del lavoro, alle truffe e alla dignità violentata. La donna ha portato alla Procura di Catania il suo racconto corredato di prove.
Paolo Italia, segretario regionale Flc-Cgil agiunge un’altra categoria di sfruttati nell’inchieste de La Sicilia, forse più conniventi. “Nelle scuole paritarie lavorano anche molti ingegneri, avvocati, commercialisti, anche per 3-4 ore settimanali per avere il punteggio per entrare poi nelle scuole pubbliche, accoppiando la libera professione all’insegnamento”. n meccanismo che i sindacati conoscono bene. “Si entra spesso per raccomandazione, magari c’è l’onorevole amico del prete della scuola cattolica, oppure – aggiunge Italia – accettando consapevolmente di lavorare con stipendio ridotto, spesso con i soli contributi pagati, talvolta gratis. E non riceviamo denunce dai docenti”.
E dire che le 690 scuole dell’infanzia, 84 elementari, 24 medie e 23 superiori siciliane sanno bene che per essere considerate “paritarie” dovrebbero rispettare la norma e i contratti di lavoro. Proprio questo accreditamento che permette ai quasi mille istituti siciliani di ricevere, oltre alle rette degli studenti, voce più rilevante dei bilanci, anche i fondi pubblici. Si parla di decine di milioni di euro. “Purtroppo la crisi economica che ha travolto le imprese educative sta facendo riscoprire dei fenomeni che sembravano essere scomparsi – dice Dario Cangialosi, presidente regionale della Fism -. Non è giustificabile tuttavia cercare la sostenibilità gestionale e far quadrare i bilanci degli istituti sulla pelle dei lavoratori, che devono sempre e a ogni costo essere tutelati”.