Oggi torniamo a parlare del grano e, in particolare, dell’andamento nel mercato internazionale di questo cereale. Lo facciamo perché alcuni lettori ci hanno chiesto notizie del grano russo. La Russia, per la cronaca, è uno dei Paesi maggiori esportatori di grano nel mondo. è Fino ad ora, in effetti, abbiamo dato, della situazione in Russia, notizia frammentarie. Grazie alla pagina Facebook Amici del “Grano duro di Sicilia” – e segnatamente di quanto si legge su SWB – siamo in grado di fornire qualche informazione in più. “La scorsa settimana – leggiamo su SWB – i prezzi all’esportazione del grano russo sono aumentati per l’undicesima settimana consecutiva. Secondo l’IKAR, il grano russo con carico di proteine del 12,5% dai porti del Mar Nero per la fornitura nella prima metà di ottobre, infatti, era a $ 304 a tonnellata, franco a bordo (FOB), alla fine della scorsa settimana, in aumento di $ 3 rispetto la settimana precedente. SovEcon, nel frattempo, ha fissato il grano stabile a $ 304,5 a tonnellata”.
Nell’articolo si racconta anche dell’aumento della tassa sulle esportazioni: “La tassa sulle esportazioni di grano, che Mosca ha fissato su base settimanale da giugno, salirà a $ 53,5 a tonnellata per il 29 settembre-5 ottobre dagli attuali $ 50,9. L’indice dei prezzi su cui si basa rimane inferiore al prezzo FOB effettivo. In questo contesto, le esportazioni di grano russo sono diminuite del 22% dall’inizio di questa stagione”. E’ quello che scriviamo da tempo: dallo scorso Luglio la Russia esporta meno grano, “probabilmente a causa di un raccolto minore e di una tassa sulle esportazioni più elevata. Nel frattempo, la semina invernale è ritardata rispetto a un anno fa a causa di un ritmo lento nella regione centrale e di un clima più secco nella regione del Volga. In effetti, gli agricoltori hanno già seminato cereali invernali su 10,3 milioni di ettari, in calo rispetto agli 11 milioni di ettari del 24 settembre 2020”. Come si può notare, i cambiamenti climatici non stanno risparmiando la Russia, che riducendo le esportazioni di grano in altri paesi del mondo contribuisce a ridurre l’offerta di grano nel mercato internazionale. Opzione, questa, che provoca un aumento del prezzo del grano.
Sempre su SWB, leggiamo che “Il Giappone ha acquistato poco più di 113.000 tonnellate di grano da macinare dagli Stati Uniti e dal Canada. Del totale, il 49% proveniva dagli Stati Uniti. Il grano è per la spedizione tra la fine di ottobre e la fine di novembre”. Insomma, il Canada ha registrato sì un calo della produzione, ma un po’ di grano riesce ad esportarlo. C’è una notizia che riguarda l’Algeria, che ha lanciato un nuovo bando di gara per il grano. La dimostrazione che quanto affermato da Mario Pagliaro è corretto: alcuni Paesi africani, in prospettiva, sono destinati ad acquistare grandi quantitativi di grano duro dal Sud e della Sicilia, dove il grano matura al sole, senza il ricorso al glifosato.
In Argentina, a quanto pare, non ci sono stati problemi nella coltivazione del grano. “La Borsa dei cereali di Buenos Aires – leggiamo sempre su SWB – ha stimato il raccolto di grano in Argentina a 19,2 milioni di tonnellate, risultando sia dalla superficie che dalla resa più elevate rispetto alla produzione 2020/21 stimata a 17 milioni di tonnellate. Sul mercato europeo, venerdì sera Euronext ha mantenuto il suo ritmo rialzista con un contratto sul grano di dicembre 2021 che ha confermato il suo passaggio sopra i 250 €/t”. Notizie anche dalla Francia, dove l’alluvione di Luglio ha provocato non pochi problemi alle coltivazioni di cereali. Si teme, infatti, che l’eccessiva umidità del grano possa creare problemi di micotossine. “Nonostante la qualità mediocre del raccolto di grano francese – leggiamo ancora su SWB – stanno trovando la loro strada verso la Cina, che ha ridotto il proprio fabbisogno, principalmente sul criterio del peso specifico. Si segnalano infatti numerosi acquisti cinesi di frumento da foraggio francese”. Che dire? Che se c’è mercato anche per il grano che presenta qualche problema, ebbene, si vede che, in prospettiva – soprattutto nei primi mesi del prossimo anno – si profila una carenza di prodotto. “I prezzi del grano – si legge ancora su SWB – sono stati misti ma soprattutto più alti, grazie in parte all’aumento dei prezzi globali e alla solida domanda internazionale, insieme ad alcune preoccupazioni di produzione sparse tra alcuni produttori chiave in tutto il mondo. D’altra parte, mancano quattro giorni di negoziazione alle azioni del 30 settembre (l’articolo è di due giorni addietro ndr) e i rapporti sui piccoli grani e i mercati stanno iniziando a raddrizzare alcune posizioni e gestire il rischio in preparazione di questi rapporti”.