Sul Titanic

Figuccia: “Rifondare i Consigli di Quartiere nelle grandi città”

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  • La proposta – prevista dal  Testo unico degli enti locali (Tuel) – riguarda le grandi città della Sicilia, dove interi quartieri, soprattutto quelli periferici, sono abbandonati
  • La necessità di creare una classe dirigente che parta dal basso, tutelando gli interessi dei Quartieri oggi abbandonati 
  • E’ inutile girarci attorno: le Circoscrizioni sono state e sono un fallimento
  • Che senso ha, nei Comuni dove i rifiuti rimangono nelle strade per settimane e settimane, pagare la TARI ai Comuni? Tanto vale, con una legge regionale, dare ai Quartieri la possibilità di organizzarsi il servizio da sé 

La proposta – prevista dal  Testo unico degli enti locali (Tuel) – riguarda le grandi città della Sicilia, dove interi quartieri, soprattutto quelli periferici, sono abbandonati

L’esempio parte da Palermo, città amministrata malissimo, sacrificata sull’altare degli appalti e dei grandi affari, sotto il segno della ‘legalità’ e della cosiddetta ‘antimafia’. Le incredibili storie dei beni sequestrati e confiscati alla mafia e le avventure di Confindustria Sicilia versione Antonello Montante – due vicende finite sotto la ente d’ingrandimento della Magistratura – la dicono lunga sulla Sicilia di oggi. Questi scenari ‘capovolti’ e le difficoltà finanziarie create dallo Stato centrate con gli scippi alla Regione siciliana, alle ex Province e ai Comuni hanno ingigantito i problemi. Il risultato è che le grandi città siciliane sono, nel migliore dei casi, trasandate. Chi ne fa le spese sono soprattutto i quartieri periferici, che in tanti casi sono abbandonati. Da qui la proposta lanciata dal parlamentare regionale della Lega, Vincenzo Figuccia (nella foto tratta da comunicalo.it): “Ci siamo stancati presto di sentire parlare di decentramento amministrativo e municipalità, riforme pendenti da anni nelle aule consiliari”. Figuccia viene eletto nel collegio di Palermo, ma il suo è un discorso che riguarda tutte le città siciliane: “Evitando di attendere le calende greche – dice – nei prossimi giorni presenteremo una proposta di legge che mira a rifondare i Consigli di Quartiere nelle grandi città della Regione. La normativa vigente e in modo particolare l’articolo 8 del Tuel ci consente di farlo”.

La necessità di creare una classe dirigente che parta dal basso, tutelando gli interessi dei Quartieri oggi abbandonati 

Il Tuel, per la cronaca, è l’acronico che sta per Testo unico degli enti locali. “Da Palermo a Messina passando per Catania – dice sempre il parlamentare siciliano di Sala d’Ercole – c’è nostalgia di un ritorno ai nostri quartieri in chiave moderna, attraverso un sistema che veniva apprezzato anche dalle Prefetture di allora, non ultima quella palermitana, che negli anni Novanta realizzò forme di collaborazione per garantire sicurezza nei 25 quartieri di Palermo. La mission della nostra proposta è quella di rilanciare il principio inviolabile della rappresentanza e, in particolare, quello di comunità che fa riferimento ad aree sempre più periferiche e ai margini delle città metropolitane. Urge l’impegno di costituire una classe dirigente che, con interesse e abnegazione, si batta, come avveniva un tempo, per i diritti di quei quartieri purtroppo protagonisti negli ultimi vent’anni, con l’avvento delle Circoscrizioni, di un’importante deprivazione rispetto ai temi della vivibilità e dei servizi. Ripristinare questa vivacità politica di chi difende tradizioni, diritti e peculiarità di una piccola realtà territoriale della grande città significa ridare attenzione ai cittadini che potranno contare su riferimenti concreti e prossimi nei quartieri della metropoli dove risiedono”.

E’ inutile girarci attorno: le Circoscrizioni sono state e sono un fallimento

Impossibile dare torto a Figuccia, perché le Circoscrizioni sono state un grande fallimento. Non, ovviamente, per responsabilità di coloro i quali sono stati eletti nelle Circoscrizioni, ma perché è mancato un corretto rapporto con i Comuni. Ed è mancata una legislazione in grado di costringere i Comuni a decentrare funzioni e risorse economiche e finanziarie alle Circoscrizioni. Corretto, allora – con riferimento a Palermo – ripartire dai Quartieri. Figuccia ricorda che erano 25 i Quartieri del capoluogo siciliano. E ogni quartiere, in un modo o nell’altro, riusciva a fari ascoltare dal Comune. Oggi invece tante aree delle città – il discorso, come abbiamo accennato, non riguarda solo Palermo, ma anche altre città dell’Isola – sono del tutto abbandonate, vuoi perché i Comuni sono quasi sempre senza soldi, vuoi perché i consiglieri di quartiere non possono fare molto e, in ogni caso, non sempre riescono ad occuparsi compiutamente di vaste aree della città.

Che senso ha, nei Comuni dove i rifiuti rimangono nelle strade per settimane e settimane, pagare la TARI ai Comuni? Tanto vale, con una legge regionale, dare ai Quartieri la possibilità di organizzarsi il servizio da sé  

Noi vogliamo andare al di là della proposta di Figuccia con due esempi concreti. Se, come avviene in tanti quartieri di Palermo, l’immondizia rimane nelle strade per quindici giorni e, talvolta, anche per più tempo, è inutile continuare a pagare la TARI i cui introiti, magari, vengono utilizzati per altri scopi. Tanto vale che ogni quartiere organizzi il servizio da sé, magari puntando sulla raccolta differenziata. I cittadini pagherebbero meno e avrebbero un servizio migliore, soprattutto cominciando a riciclare i rifiuti. Tutto questo dovrebbe essere previsto da una normativa regionale, per ‘liberare’ le periferie delle città (ma anche i quartieri che ne farebbero richiesta) da amministrazioni comunali inefficienti che si presentano solo per riscuotere tasse e imposte, fornendo servizi ridicoli, se non inesistenti. E lo stesso discorso vale anche per altri servizi: se il Comune non è in grado di fornirli, ogni Quartiere se li organizzi da sé.

Foto tratta da ediMAP store

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