- La notizia è che Gianfranco Miccichè, in questa fase, ha deciso di restare nel centrodestra per cercare di bloccare la ricandidatura di Musumeci e la Lega di Salvini e Minardo. Con la sponda dei renziani, di Totò Cuffaro e magari con gli uomini di Totò Cardinale da Mussomeli
- La replica di Musumeci a Salvini è la prova della grande debolezza politica dello stesso presidente della Regione siciliana
- Nello? E’ sempre stato un solista, mai un uomo di coalizione
- La replica di Minardo al presidente della regione e la proposta di Miccichè per bloccare la corsa della lega alla presidenza della regione mettendo insieme tutta la vecchia politica
La notizia è che Gianfranco Miccichè, in questa fase, ha deciso di restare nel centrodestra per cercare di bloccare la ricandidatura di Musumeci e la Lega di Salvini e Minardo. Con la sponda dei renziani, di Totò Cuffaro e magari con gli uomini di Totò Cardinale da Mussomeli
Con un paio di mesi di ritardo – ognuno ha i propri tempi – il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, ha finalmente realizzato che il centrodestra non lo vuole ricandidare alla guida della nostra Isola. Noi lo scriviamo da tempo. E abbiamo anche scritto, facendoci prendere per matti, che sia Musumeci, sia il presidente del Parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè, già da tempo non sono più in sintonia con il centrodestra siciliano. Noi li vediamo già nel centrosinistra, ma non con un passaggio diretto, ma con qualche scusa: per esempio, con la nascita di un Listone per Mario Draghi (sempre che, ovviamente, le cose per il Governo Draghi, fino ad oggi baciato una una serie di eventi favorevoli, continuino ad andare bene). Sia Musumeci, sia Miccichè sono in uscita. Il presidente della Regione, che fino a ieri ha fatto finta di non capire; quando il leader della Lega, Matteo Salvini, ha detto che il candidato alla guida della Sicilia è il coordinatore del suo partito nella nostra isola, Nino Minardo, ha dovuto prendere atto della realtà. Miccichè, invece, non ha avuto bisogno di tanto tempo per capire che il centrodestra non lo ama. Quindi si sta attrezzando, o quanto meno ci sta provando: o si rafforzerà come Forza Italia in Sicilia (ci sta provando) per avere peso nelle scelte di questa parte politica (e magari per chiedere un improbabile terzo mandato come presidente dell’Assemblea regionale siciliana), o cercherà spazio in altri lidi…
La replica di Musumeci a Salvini è la prova della grande debolezza politica dello stesso presidente della Regione siciliana
Ieri, dopo che il ‘capo’ della Lega ha fatto chiarezza, lasciando intendere che il suo partito è ormai una realtà in Sicilia ed è in grado di presentare candidati ovunque – presidenza della Regione, Comuni di Palermo e Catania e via continuando – Musumeci ha reagito d’istinto, non calcolando bene gli effetti che le sue parole potrebbero provocare, né lo ‘strumento’ che ha utilizzato. “Le dichiarazioni del segretario della Lega Matteo Salvini, apparse oggi su un quotidiano regionale (ieri per chi legge ndr) – ha detto Musumeci – non possono cadere nel silenzio. Di primo acchito verrebbe da dire che appaiono stravaganti per chi dovrebbe avvertire una responsabilità diversa, di guida della coalizione tutta. Capisco la volata da tirare al suo partito, ma dichiarare di volere il sindaco di Palermo, quello di Catania e il presidente della Regione non dovrebbe portare a prendere seriamente la pretesa. Tuttavia, per chi ha la mia storia, c’è un profilo non trascurabile: delegittimare il presidente della Regione eletto direttamente dai siciliani, mentre lavora in una fase storica di crisi, indebolisce l’istituzione e danneggia la Sicilia. Ho rispetto di tutte le forze politiche e non sarò certo io a dividere il centrodestra, ma non sono più disposto a tollerare ambiguità. Se la Lega vuole costruire una prospettiva alternativa a questo governo regionale si assuma la responsabilità di uscirne e ci ritroveremo certamente più uniti dopo, quando – fallita ogni velleitaria ipotesi di favorire la sinistra con una divisione tra noi – si comprenderà che la prospettiva di rinnovamento dell’Isola passa dagli uomini che hanno la responsabilità di favorire il cambiamento. Non si può continuare a stare in un Governo e contemporaneamente lavorare per logorarlo”.
Nello? E’ sempre stato un solista, mai un uomo di coalizione
Questo comunicato fa il paio con gli errori commessi dal Governo Musumeci sul Bilancio e nella gestione degli incendi. Intanto ha mostrato una grande debolezza politica, sia per il tono del comunicato, sia perché non è molto ortodosso utilizzare la presidenza della Regione per polemizzare su fatti interni alla coalizione di Governo. In questi casi a replicare è un esponente politico vicino al presidente della Regione non lo stesso presidente. Nessuno ha parlato al posto del capo della Giunta perché potrebbe essere iniziata la ‘fuga’? Il vero problema di Musumeci è che lui non è mai stato un uomo politico di coalizione: non lo è stato da presidente della provincia di Catania, dove è passato alla storia per il decisionismo; non lo è stato da candidato alle elezioni europee quando militava in Alleanza nazionale, se è vero che allora prese più voti dell’allora segretario nazionale del partito, Gianfranco Fini; non lo è stato quando si è candidato alla presidenza della Regione nel 2012: il centrodestra era già spaccato, ma lui, prima da candidato alla candidatura e poi da candidato, ha fatto poco per provare a ricucire e, alla fine, la sua provincia – Catania – ha decretato la vittoria di Rosario Crocetta; non lo è stato da presidente della Regione dove ha commesso un duplice errore: ha accentrato nelle mani del suo gruppo la gestione della sanità e, là dove si fidato – vedi la gestione dell’agricoltura e dei boschi – ha ottenuto risultati che definire fallimentari è un eufemismo.
La replica di Minardo al presidente della regione e la proposta di Miccichè per bloccare la corsa della lega alla presidenza della Regione mettendo insieme tutta la vecchia politica
C’è, è vero, la replica pacata e molto ‘politica’ di Minardo che leggiamo su l’Opinione della Sicilia. Parole che spengono i toni, ma non eliminano le questioni politiche: “Nessuna delegittimazione né stravaganza e lo ripeto: Musumeci stia tranquillo, noi lavoriamo solo per il bene della Sicilia e dei siciliani”. Almeno Minardo non ha utilizzato le due ormai celebri parole “stai sereno”, ma “stia tranquillo”: non è una cosa di poco conto sotto il profilo metaforico. Ancora Minardo: “Le dichiarazioni del nostro leader, Matteo Salvini, sono semplicemente la riprova che la Lega vuole lavorare bene con tutta la squadra da qui a fine mandato all’Ars e nel governo regionale; poi, tutti insieme, decideremo cosa fare e come proseguire per il bene dei siciliani. Quello che è certo è che Palermo, la splendida Palermo offesa e male amministrata da Orlando e dalla sinistra in questi anni, merita di più e di meglio, e come Lega siamo pronti a fare la nostra parte in quella che sarà la prima e grande tornata elettorale siciliana nei prossimi mesi”. Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazioni del segretario provinciale della Lega a Palermo, Vincenzo Figuccia: “Le dichiarazioni del nostro segretario regionale, Nino Minardo che seguono a quelle del leader nazionale Matteo Salvini, testimoniano la grande attenzione del partito su Palermo, la prima e grande tornata elettorale siciliana dei prossimi mesi. Siamo a lavoro per unire il centrodestra e liberare la Città da decenni di incuria, pigrizia e rassegnazione. Il messaggio, lo ribadisco anche io, sia chiaro a tutti i naviganti: dalle amministrative di Palermo alle regionali, si lavora solo per il bene dei Siciliani”. Infine la proposta di Gianfranco Miccichè, che a quanto pare in questa fase ha deciso di restare nel centrodestra: chi, tra i partiti del centrodestra, prenderà più voti alle elezioni comunali di Palermo sceglierà il presidente della Regione. A parte che una cosa del genere farebbe sparire dal Consiglio comunale di Palermo il centrosinistra, va detto che di Miccichè è una proposta trabocchetto, tutta a vantaggio di Forza Italia, per tirare dentro il suo partito i centristi, i renziani, gli uomini di Totò Cardinale in libera uscita (e, perché no?, magari lo stesso Totò da Mussomeli, al quale manca ancora un passaggio dentro i berlusconiani) e – chi lo sa – anche Totò Cuffaro con la sua nuova Democrazia Cristiana. Tutti questi messi insieme dovrebbero prendere più voti dei leghisti e si prenderebbero la presidenza della Regione siciliana… E’ un caso che la proposta di Miccichè coincida con la visita in Sicilia di Renzi?
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