- Un matrimonio importante, quello tra Don Jaime di Borbone, primogenito di Pietro di Borbone e discendente di Francesco II, ultimo re delle Due Sicilie, e lady Charlotte, figlia minore del conte di Lindsay. Perché ci ricorda che la Sicilia, prima di finire in Italia, era molto migliore
- Ricordiamoci che la questione meridionale comincia nel 1860. Prima della disgraziata unità d’Italia gli emigranti erano le genti del Nord mentre nel Sud e in Sicilia, anche se non mancavano contraddizioni, si viveva bene
- Certo, se Palermo fosse stata con meno munnizza nelle strade sarebbe stato meglio
- Un plauso dal presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che ha messo a disposizione degli sposi e degli invitato i giardini del Palazzo Reale per un cocktail
Un matrimonio importante, quello tra Don Jaime di Borbone, primogenito di Pietro di Borbone e discendente di Francesco II, ultimo re delle Due Sicilie, e lady Charlotte, figlia minore del conte di Lindsay. Perché ci ricorda che la Sicilia, prima di finire in Italia, era molto migliore
Per noi de I Nuovi Vespri che dedichiamo una sezione del nostro blog a quel grande equivoco che è stato il cosiddetto Risorgimento nel Sud Italia e in Sicilia non poteva certo passare inosservato il matrimonio tra Don Jaime di Borbone, primogenito di Pietro di Borbone e discendente di Francesco II, ultimo re delle Due Sicilie, e lady Charlotte, figlia minore del conte di Lindsay. Certo, dal 1860 sono passati tanti anni. Ma la storia va raccontata per quella che è stata e non per come fa comodo ai potenti di ieri e di oggi. Sappiamo che tanti sicilianisti e tanti indipendentisti storceranno un po’ il naso, perché il Borbone, con la nascita del Regno delle Due Sicilie, aveva posto fine al glorioso Regno di Sicilia. Tutto vero, per carità. Però bisogna riconoscere che il Regno delle Due Sicilie è stato importante nel panorama europeo: un Regno ricco, con tanti primati culturali mondiali, con tanti meriti nel campo dell’ingegneria, nel campo dei trasporti (la flotta mercatile Duosiciliana era una delle più importanti del suo tempo), nella Mineralogia, nell’Economia, dell’Astronomia, della metalmeccanica, dell’assistenza sanitaria gratuita (San Leucio) e nel campo dell’assistenza ai più deboli e via continuando. Non a caso abbiamo pubblicato a puntate il volume di Domenico Iannantuoni Fegato, in netta contrapposizione con il concentrato di retorica di Cuore di Edmondo De Amicis. La polizia del Borbone, in Sicilia, era così cattiva? Falso. La polizia del Borbone – legittimamente – cercava di stare addosso alla minoranza nobiliare e alto borghese che voleva la Sicilia indipendente. Solo nel 1848 il popolo siciliano si svegliò un po’. Ma ricordiamoci che, ad eccezione di Ruggero Settimo (di fatto prigioniero degli inglesi a Malta), e di qualche altro grande siciliano, gli altri quarantottisti, nel 1860, hanno consegnato la Sicilia agli inglesi, ai mafiosi e a Garibaldi. La rovina per la Sicilia e per il Sud sono stati gli inglesi (in combutta con alcuni banchieri i cui eredi ancora oggi presenti nel mondo e fanno ancora danni…) e i piemontesi, non certo il Regno delle Due Sicilie. I nostri amici sicilianisti e indipendentisti se ne facciano una ragione!
Ricordiamoci che la questione meridionale comincia nel 1860. Prima della disgraziata unità d’Italia gli emigranti erano le genti del Nord mentre nel Sud e in Sicilia, anche se non mancavano contraddizioni, si viveva bene
E’ per questo che dedichiamo il MATTINALE di oggi al matrimonio dell’erede di Francesco II di Borbone, morto – lo ricordiamo – in odore di santità? Anche per questo. Certo, i tempi sono passati: oltre 160 anni. Ma, lo ribadiamo, la storia diventa ‘Maestra di vita’ se la raccontiamo per quella che è stata, sennò è solo veleno. Le falsità che diventano storia officiale di un Paese lo avvelenano. E forse in Italia sono mancati e mancano veleni? La questione meridionale – che oggi il Governo di Mario Draghi cerca in tutti i modi di nascondere – non nasce forse nel 1860? I miliardi del Pnrr che oggi il Nord si accinge a rubare al Sud e alla Sicilia non sono forse il proseguimento di un furto continuato dal 1860? Ovviamente, tutto questo non c’entra con le nozze reali e da favola celebrate a Monreale. Però che l’erede di Francesco II – re di grande umanità, che si è sacrificato per la sua gente – abbia scelto il Duomo di Monreale per unirsi in matrimonio con lady Charlotte è un fatto che non passa inosservato. “Un matrimonio aristocratico, sfarzoso ma anche essenziale ed elegante – leggiamo su Diretta Sicilia -. Lui è arrivato a bordo di un’auto accompagnato dalla madre. Lei con il padre su una carrozza con quattro cavalli bianchi. Un matrimonio da sogno dunque, come quello raccontato nelle favole che vedono protagonisti principi e principesse. La sposa era accompagnata anche da alcune piccole damigelle. Il matrimonio è stato anticipato dal suono delle cornamuse .I due reali sarebbero arrivati al Duomo da Villa Igiea, dove, secondo indiscrezioni, avrebbero alloggiato in questi giorni. Il Duomo è stato chiuso al pubblico, riaprirà domani pomeriggio (oggi per chi legge ndr). Nel 1931 i bisnonni di Jaime (Henri di Francia e Isabelle del Brasile) si sposarono a Palazzo d’Orleans proprio a Palermo”.
Certo, se Palermo fosse stata con meno munnizza nelle strade sarebbe stato meglio
Ad officiare le nozze è giunto in Sicilia il Cardinale Gerhard Ludwig Müller. “La coppia di futuri sposi, su consiglio delle famiglie – leggiamo ancora su Diretta Sicilia – ha chiamato il teologo che nel 2012 venne nominato prefetto della congregazione per la dottrina della fede da Papa Benedetto XVI (in carica fino al 2017). Per l’occasione sono arrivati duecento selezionatissimi ospiti tra cui tanti nobili europei. Abiti eleganti e coloratissimi. Tanti i cappelli variopinti e dalle mille forme”. Al di là delle antiche risonanze che la presenza di un erede del Borbone suscita in Sicilia, non è forse un fatto positivo che tanti personaggi della nobiltà europea siano venuti in Sicilia? Ai tempi dei Florio la presenza a Palermo dei grandi nomi dell’aristocrazia europea era una cosa normale. Certo, se la città non fosse piena di munnizza sarebbe stato ancora meglio. Ma non possiamo pretendere che gli affaristi si occupino del decoro del capoluogo siciliano.
Un plauso dal presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che ha messo a disposizione degli sposi e degli invitato i giardini del Palazzo Reale per un cocktail
Nei giorni scorsi, non sono mancate le lamentele per il fatto che il presidente del Parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè, abbia invitato gli sposi e gli ospiti nei giardini del Palazzo Reale di Palermo. Chi legge il nostro blog sa che noi a Miccichè non abbiamo mai fatto sconti. Anzi forse l’abbiamo trattato maluccio assai, perché a noi i teorici & pratici del trasformismo politico come lui non vanno proprio a genio. Però dobbiamo riconoscere che questa volta Miccichè ha fatto una cosa bella e giusta. Diretta Sicilia ricorda che il Palazzo Reale di Palermo, nella sua lunga e gloriosa storia, è stata anche la residenza dei Borbone delle Due Sicilie. Corretto l’invito da parte del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Miccichè. per la cronaca, il pranzo di nozze è andato in scena nei saloni di Palazzo Mazzarino. Di osa si occupa oggi lo sposo erede dei Borbone lo ricorda sempre Diretta Sicilia: “Il futuro sposo è direttore dal 2018 di un fondo di venture capital, la compagna lavora alla Citibank di Londra. Jaime, 27 anni, fino a qualche anno fa era nella classifica che elencava gli scapoli d’oro delle case reali europee. Poi l’incontro con Charlotte e un amore, finora, sempre vissuto fuori dai riflettori. Di certo il suo nome, da domani sarà depennato dalla lista degli scapoli”.
Foto tratta da La Discussione
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