- Riprendiamo alcuni passi di un nostro articolo del 2019. Oggi la situazione è di gran lunga peggiorata
- Il debito pubblico, o meglio, la gestione del debito pubblico da parte della Ue, è un imbroglio ai danni degli italiani
Riprendiamo alcuni passi di un nostro articolo del 2019. Oggi la situazione è di gran lunga peggiorata
Ma quando nasce questo benedetto debito pubblico italiano? Prima del 1981 il problema non esisteva. Tutto succede in quell’anno, quando due personaggi – almeno ufficialmente è così – decidono che l’Italia deve cominciare a indebitarsi. Il primo è l’allora Governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi; il secondo e l’allora Ministro del Tesoro, il democristiano Beniamino Andreatta. Porta l’impronta di questi due personaggi il cosiddetto ‘divorzio’ tra Banca d’Italia e Tesoro. Da allora in poi la Banca d’Italia non potrà più acquistare i titoli di Stato emessi sul mercato primario. In gergo tecnico, la Banca d’Italia, dal 1981, non svolge più il ruolo di prestatrice di ultima istanza. Da allora in poi, per finanziare la propria spesa pubblica, l’Italia dovrà attingere ai mercati finanziari privati. Il risultato di questa scelta è l’esplosione dei tassi d’interesse rispetto ai tassi di interesse che venivano garantiti in precedenza… Viene rivisto il meccanismo di collocamento dei titoli di Stato, introducendo il cosiddetto «prezzo marginale d’asta», che consente agli operatori finanziari di aggiudicarsi i titoli al prezzo più basso tra quelli offerti e, quindi, al tasso di interesse più alto. Ad esempio, se durante un’emissione di 50 miliardi di Btp, 40 vengono aggiudicati a un rendimento del 3%, mentre il restante al 5%, alla fine tutti i 50 miliardi saranno aggiudicati al 5%! Gli effetti sono tanto disastrosi quanto immediati: l’ammontare di debito, che nel 1981 era intorno al 58,5%, dopo soli tre anni raddoppia e nel 1994 arriva al 121% del Pil. Perché l’Italia ha fatto questo? Le spiegazioni non sono semplici. Dieci anni prima, dopo la guerra del Kippur, per la precisione, il 15 agosto 1971, gli USA abolirono la convertibilità del dollaro in oro, decretando di fatto la morte del sistema aureo e la nascita del sistema monetario fluttuante creato dagli stessi Stati Uniti. In questo sistema si era creata una sorta di paura esistenziale dell’inflazione. Ma forse la verità è un po’ più ‘massonica’, ossia legata all’Europa unita: che è, appunto, un’idea massonica: c’era la necessità di fare aderire l’Italia allo Sme, l’accordo che ha preceduto la moneta unica europea.
Il debito pubblico, o meglio, la gestione del debito pubblico da parte della Ue è un imbroglio ai danni degli italiani
Fino ad oggi (il dato fa riferimento al 31 Dicembre 2018, perché l’articolo che stiamo riprendendo è del 2019: oggi la situazione è peggiorata) gli italiani hanno pagato 3 mila e 900 miliardi di euro circa di interessi dal 1980 ad oggi, il 219% del Prodotto Interno Lordo. “Se nel 1993 il debito pubblico fosse stato del 60% – scriveva due anni fa Scenari economici.it – oggi sarebbe al 27%, e pagheremmo circa 13 miliardi di interessi anziché 64. Avanzerebbero dal bilancio annuale dello Stato 40 miliardi, con i quali si potrebbe ad esempio abbassare la pressione fiscale dal 42,5% al 40%, oppure lanciare un piano colossale di investimenti pubblici, o dotare il Paese di un welfare all’avanguardia”… “In conclusione, l’Italia ha comunque fatto per 30 anni enormi sacrifici, con risultati sul fronte del risanamento nulli, e straordinariamente negativi sul fronte della crescita. I salari reali sono scesi al livelli del 1997, il PIL procapite è precipitato e la disoccupazione è scesa leggermente soltanto al costo di decine di miliardi di incentivi e della precarizzazione di milioni di persone”. Ovviamente, chi ha pagato di più per questa crisi è stato il Sud Italia. Ma questo non c’è nemmeno bisogno di dirlo.
Foto tratta da Wikipedia
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