La Lega farà la fine del Movimento 5 Stelle? La domanda è legittima. Tra i grillini, a un certo punto, è prevalsa la linea governativa: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Chi pensava che con Giuseppe Conte leader il Movimento sarebbe risorto si sta ricredendo. Di nuovo non c’è nulla e Conte – non si capisce se per propria volontà, o per evitare strappi – continua ad appoggiare un Governo, ovvero il Governo di Mario Draghi, che è l’antitesi del mondo grillino. La stessa cosa, sfumatura più, sfumatura meno, sta succedendo al leader della Lega, Matteo Salvini. Che è stato costretto ad appoggiare il Governo Draghi dalle Regioni amministrate dai leghisti, Lombardia e Veneto. Le due Regioni, con molta probabilità, prenderanno una grande quota dei fondi europei del Pnrr; ma la Lega rischia di perdere voti in tutte le altre 18 Regioni italiane. L’egoismo storico dei lombardi e dei veneti, che ha fatto la fortuna dei leghisti, rischia adesso di mangiarsi un leader che pure ha portato la Lega a diventare il primo partito italiano.
Le cronache danno Giancarlo Giorgetti come lo ‘stratega’ anti-Salvini. A noi questa tesi non convince, conoscendo Giorgetti e la sua mediocrità politica. Molto più verosimile sembra la pressione delle regioni Lombardia e Veneto: on molta probabilità, dietro questa operazione, molto rischiosa per la Lega, c’è lo zampino del presidente della Regione veneto, Luca Zaia. Per arrivare dove non si capisce, perché in periferia la Lega non ha motivo di stare né con Zaia, nel con il Ministro Giorgetti, la cui gestione del Ministero dello Sviluppo economico si sta rivelando totalmente fallimentare. Delle decine di gruppi imprenditoriali (multinazionali e fondi d’investimento) che vogliono delocalizzare lasciando migliaia di lavoratori italiani in mezzo alla strada, forse Giorgetti – ma non è nemmeno detto – salverà qualche posto di lavoro in Lombardia, mentre nel resto d’Italia sarà caos e disperazione sociale.
Dalla Sicilia è arrivato il primo segnale negativo per la Lega ‘di Governo’: l’addio al partito dell’europarlamentare Francesca Donato. Chi descrive bene quello che sta succedendo è il leader di Italexit, Gianluigi Paragone: “Un passo indietro perché la Lega non è più il partito in cui si riconosce, a maggior ragione dopo le altalenanti prese di posizione del segretario Matteo Salvini. Quello, per intenderci, che prometteva agli italiani la linea dura sul Green pass, salvo poi chinare il capo e assecondare Mario Draghi. E così l’europarlamentare Francesca Donato ha deciso di fare un passo indietro, spiegando che le sue posizioni, più critiche verso l’esecutivo, “pur condivise da larga parte della base sono diventate minoritarie”. Paragone cita alcuni passi dell’intervista di Francesca donato a la repubblica: “Oggi prevale la posizione dei ministri, con Giorgetti, e dei governatori. Io non mi trovo più a mio agio e tolgo tutti dall’imbarazzo”. e ancora: “Io credo nella libertà individuale e nel principio di autodeterminazione delle scelte sulla salute. Principi inderogabili che questo Governo sta violando. Non posso più stare in un partito che sostiene l’esecutivo Draghi”. Il passaggio più importante dell’intervista della parlamentare europea siciliana riguarda Salvini? “Il segretario rappresenta un partito con diverse anime, ma c’è una prevalenza della linea dei presidenti di Regione e dei Ministri, capeggiati da Giorgetti, a favore delle scelte del governo Draghi. Salvini ha cercato di dare forza a quanti, come me, giudicano le decisioni sul Green pass sproporzionate e inadeguate. Ha dovuto mediare, ma a un certo punto si è fermato. È finito in minoranza, almeno all’interno della segreteria del partito”. Francesca Donato dice chiaramente che, in questo momento, Salvini, nella Lega, è in minoranza.
Cosa succederà? Noi non escludiamo una scissione, ma non subito. Alla fine, le Regioni Lombardia e il Veneto di Zaia, come il Governo Draghi, hanno puntato tutto sul vaccino anti-Covid: se andrà bene acquisiranno un relativo vantaggio, se dovessero sorgere problemi… In questa fase non crediamo che Salvini si muoverà. Al massimo, cercherà di serrare le fila dei suoi, che sono presenti anche in Lombardia e, meno, in Veneto. In ogni caso la scissione potrebbe essere alle porte, soprattutto se Salvini resterà segretario della Lega. Sarà l’Unione europea dell’euro a ‘pilotare’ la scissione. se Salvini reggerà, i ‘governisti della Lega faranno la fine che ha fatto Angelino Alfano: scompariranno dalla vita parlamentare: che è la stessa fine che faranno i grillini se continueranno ad appoggiare il Governo Draghi. Come già accennato, i leghisti delle altre diciotto Regioni italiane non hanno alcun motivo per seguire Lombardia e Veneto.
Dalla Sicilia, intanto, arriva una netta scelta di campo in favore di Salvini. A firmare un comunicato sono i cinque consiglieri comunali del gruppo della lega di Palermo: il capogruppo Igor Gelarda, Alessandro Anello, Marianna Caronia, Sabrina Figuccia e Roberta Cancilla: “Siamo dispiaciuti che l’onorevole Francesca Donato abbia lasciato la Lega, nelle cui file è stata eletta al Parlamento Europeo. Leggiamo anche, spesso con interessata attenzione da parte di alcuni giornalisti certamente non amici della Lega, di problemi all’interno del partito. Ciò che viene omesso di dire è che in un partito che rappresenta almeno un quarto dell’elettorato è normale che ci sia confronto e dibattito, anche serrato, che porti poi comunque a posizioni condivise. Nessuno dimentichi che stiamo vivendo un momento assolutamente eccezionale nella storia di questa nazione e del mondo, che hanno imposto a tutti scelte precise per il bene della propria comunità e del proprio Paese. Da cittadini del Sud, orgogliosi di esserlo, non possiamo che ricordare a tutti che la Lega primo partito d’Italia è quella di Matteo Salvini, uomo di Popolo. È lui che ha razionalizzato, sdoganato è reso davvero nazionale un partito che è a favore della gente comune, delle attività produttive, delle famiglie. In una parola degli italiani, tutti. Lo sanno bene i nostri avversari e i nostri detrattori: la Lega è destinata a governare questa nazione e chiunque pensi che possa farlo senza o addirittura contro Matteo Salvini ignora la storia e non ha idea del nostro futuro”.