Sulla pagina Facebook di Amici del “Grano duro di Sicilia” leggiamo un’ interessante articolo di SWB che fa il punto della situazione sulla produzione di grano nel mondo. Lo riteniamo importante soprattutto in questo momento, con le quotazioni del grano in rialzo per via della carente produzione mondiale. Le notizie sono tante. Una, in particolare, va segnalata per gli effetti che potrebbe avere nel futuro: il ruolo della Cina. Ebbene, se questo Paese deciderà di aumentare gli acquisti di grano nel mercato mondiale, il prezzo di questo cereale potrebbe subire ulteriori aumenti. Scrive molini d’Italia: “Se il Messico è stato il principale importatore di grano statunitense negli ultimi anni, la Cina è balzata al secondo posto lo scorso anno dopo un undicesimo posto nel 2019-2020 e un quarantasettesimo posto nel 2018-2019. La Terra del Dragone ha, infatti, importato 3.212.500 tonnellate di grano americano nel 2020-2021 rispetto alle 549.500 tonnellate dell’anno precedente. Non solo, la Cina è stata il secondo acquirente di grano duro invernale rosso nel 2020-2021 con 1.227.900 tonnellate e ha acquistato 744.600 tonnellate di grano duro rosso primaverile nel 2020-2021, diventando così il terzo acquirente di quella classe di grano; senza dimenticare le 179 mila tonnellate di grano tenero rosso invernale e le 1.061.100 tonnellate di grano tenero bianco primaverile”. Insomma: la Cina sta entrando nel mercato del grano – duro e tenero – e questo è un fattore di cui tenere conto: se parimenti non aumenterà la produzione del grano (magari per problemi legati ai cambiamenti climatici), il prezzo del grano è destinato a crescere ancora.
Si comincia con gli Stati Uniti, dove la siccità ha determinato un calo della produzione. Ebbene, le previsioni “da 8 a 14 giorni prevedono un clima stagionalmente caldo e secco per la maggior parte del Paese tra il 24 settembre e il 30 Settembre… Il clima secco e caldo potrebbe portare a un raccolto regolare e veloce in molte aree. Ciò porterà nuove forniture online, il che ha portato a una certa pressione al ribasso sui prezzi del grano”. In effetti, dopo aver toccato prezzi piuttosto alti (in Canada si è arrivati anche a 70 euro a quintale di grano), da due settimane i prezzi si sono stabilizzati. Dagli Stati Uniti – causa riduzione della produzione di grano – si attendono meno esportazioni. Problema accentuato dall’aumento del dollaro, che “è anche un fattore della perdita di competitività delle esportazioni statunitensi”. Nell’articolo si legge che “IHS Markit Agribusiness stima inoltre che le piantagioni di frumento negli Stati Uniti per il 2022 aumenteranno del 3,3% su base annua a 48,5 milioni di acri. Tale stima presuppone 34,755 milioni di acri di frumento invernale, 11,8 milioni di acri di frumento primaverile e 1,95 milioni di acri di grano duro”. Insomma, gli Stati Uniti intendono aumentare la produzione di grano.
“I bilanci globali – leggiamo sempre nell’articolo – sono molto tesi con un chiaro deficit nei bilanci europei e un raccolto catastrofico dal più grande esportatore mondiale, il Canada”. E la conferma che in Canada l’annata, per il grano è stata “catastrofica”. Morale: nei prossimi mesi, in giro per i porti italiani, non ci dovrebbero essere molte navi cariche di grano canadese! Ancora un dato sul Canada: “Secondo il governo provinciale, nella provincia dell’Alberta il 33% della terra è ora mietuto. Di conseguenza, la campagna 21/22 canadese inizia con un tasso di esportazione estremamente basso (297 kt dal 1 agosto, contro 1,2 Mt dello scorso anno nello stesso periodo!)”. Insomma, un’altra conferma che nei prossimi mesi il Canada non dovrebbe avere molto grano da esportare.
Abbiamo già più volte scritto che in Europa la produzione di grano è stata ridotta dall’alluvione di Luglio che ha colpito il Centro Nord Europa. Ci chiedevamo qual era la situazione in Ucraina, che è un altro Paese esportatore di grano. Ebbene, da questo articolo abbiamo una risposta: “Dal bacino del Mar Nero le esportazioni restano forti nonostante le tasse imposte dalla Russia”. Se l’Ucraina esporta grano, “nonostante le tasse imposte dalla Russia”, significa che non ha subito una contrazione nella produzione. “L’analista APK-Inform – leggiamo nell’articolo – prevede che la produzione di grano dell’Ucraina nel 2021 raggiungerà 1.146 miliardi di staia (una vecchia unità di misura dei cereali che, dal periodo romano, è arrivata fino ai nostri giorni tipica del Nord Italia dove le variazioni sono piuttosto ampie da zona a zona, da 15 a 80 litri ndr). La società di consulenza prevede inoltre che l’Ucraina esporterà circa 772 milioni di staia di grano durante la campagna di commercializzazione 2021/22. Non sappiamo a quanto corrisponda la staia in Ucraina, ma l’articolo ci dice che in questo Paesi i prezzi del grano continuano ad aumentare. L’articolo ci dà un’altra notizia, sottolineando che, nel futuro, la domanda di grano da parte della Cina è destinata a condizionale il mercato mondiale di questo cereale: se la domanda di grano cinese crescerà, il prezzo del grano è destinato a schizzare ancora all’insù!
Ci sono notizie anche dall’Australia. Noi sapevamo che, da quelle parti, il clima non ha fatto i capricci. “Il paese si sta preparando per un secondo raccolto di grano consecutivo per la stagione 2021/22, che i meteorologi hanno fissato a 1,198 miliardi di bushel (unità di misura che corrisponde a poco più di 35 litri di grano: per la cronaca, un litro di grano pesa da 700 a 750 grammi). Se realizzato, sarebbe la seconda produzione di grano più alta per l’Australia mai registrata, seconda solo al 2020/21”. In alcune zone dell’Australia hanno avuto problemi con le gelate che, unite a “una primavera secca hanno contribuito a ridurre di circa 700.000 tonnellate le stime del raccolto invernale dello stato nell’ultimo mese. Nel suo rapporto sul raccolto di settembre, la Grain Industry Association of WA (GIWA) prevede ora che lo stato produrrà 19,307 milioni di tonnellate (Mt) di raccolto invernale, in calo rispetto alle 20,027 Mt previste in agosto”.
Foto tratta da Ristorazione Italiana Magazine