La Regione siciliana mette nero su bianco la proposta (giusta) di aiutare gli agricoltori siciliani con la realizzazione di laghetti aziendali. Ma trasforma l’idea in un errore marchiano, invitando gli agricoltori a realizzarli indebitandosi con il sistema bancario. E’ del tutto evidente che chi ha formulato questo progetto conosce poco, o forse non conosce affatto, il mondo dell’agricoltura siciliana. Vero è che, pur avendo a disposizione circa 50 dighe artificiali, la Regione, in tutti questi anni, ha combinato tanti di quei ‘casini’ che è riuscita a gestire malissimo le dighe, a incasinare i Consorzi di Bonifica per mancanza di controlli (per decenni i Consorzi di bonifica della Sicilia non presentavano nemmeno i bilanci!) e a rendere opportuni i laghetti artificiali, che sarebbero un toccasana per tante aziende agricole della nostra Isola. Ma proporre agli agricoltori siciliani di indebitarsi con le banche è solo follia allo stato puro, in un momento storico in cui la globalizzazione dell’economia sta distruggendo quasi tutta l’agricoltura italiana.
Leggiamo insieme il comunicato stampa della Regione: “Sarà pubblicata domani la graduatoria provvisoria del bando ‘Laghetti aziendali’ – si legge nella nota della Regione siciliana – la misura fortemente voluta dal governo Musumeci per la creazione o il miglioramento di bacini di accumulo, di piccola e media dimensione, per la raccolta e gestione dell’acqua a livello aziendale e interaziendale. Sono stati presentati 750 progetti, di cui 699 giudicati ammissibili dalla commissione di valutazione. L’investimento previsto è di circa 100 milioni di euro, di cui 20 milioni a carico della Regione attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc). Per i beneficiari è prevista la possibilità di accedere a finanziamenti agevolati presso l’Irfis, la finanziaria regionale. “In un territorio come la Sicilia – spiega l’assessore all’Agricoltura Tony Scilla (l’assessore Scilla che “spiega” agli agricoltori siciliani meriterebbe un articolo a sé…) – in cui le condizioni climatiche e le scarse precipitazioni influiscono sulla disponibilità di acqua per l’irrigazione e per l’allevamento del bestiame, risulta strategico investire per valorizzare le risorse idriche naturali. Inoltre, i laghetti sono opere importanti anche per la lotta al dissesto idrogeologico”.
Intanto che in Sicilia ci siano “scarse precipitazioni” è vero fino a un certo punto: le piogge ci sono, non sono mirabili e ben distribuite nel tempo ma ci sono. Magari sono torrenziali e concentrate: ma le dighe servono anche a questo: ad accumulare l’acqua delle piogge torrenziali. Il problema è che tante dighe, in Sicilia, sono gestite malissimo: spesso sono piene di fango e l’acqua viene gettata in mare! Il problema è che in Sicilia c’è la zavorra di Sicilacque spa, uno dei più grandi errori commessi dalla Regione in materia di gestione idrica negli ultimi cinquant’anni; una società, Sicilacque, che si è presa il cosiddetto sovrambito per vendere ai siciliani l’acqua che è già dei siciliani! Il problema è che la Regione siciliana è amministrata da personaggi inadeguati, che non hanno saputo contestare a Roma i ‘Patti scellerati’ sottoscritti dall’ex presidente Rosario Crocetta con il Governo Renzi: una Regione che è sempre al verde e che cerca di scaricare sugli agricoltori i debiti dei Consorzi di Bonifica. Oggi la Regione ci dice che ci sono “699 progetti ammissibili”: lo sanno gli ‘ammessi’ che debbono ‘cacciare’ i soldi? Oggi la Regione propone agli agricoltori siciliani di indebitarsi con l’Irfis per costruire i laghetti artificiali, per produrre frutta e ortaggi che subiscono la concorrenza spietata di ortofrutta di pessima qualità, ma che ha il ‘pregio’ di costare molto meno degli ortaggi e della frutta prodotta in Sicilia. Ci chiediamo e chiediamo: il presidente Nello Musumeci, l’assessore Tony Scilla, l’assessore Gaetano Armao (lo citiamo perché si parla di Irfis) sono mai entrati in un’azienda agricola siciliana? Li conoscono i problemi di questo settore?
Foto tratta da Le vie dei Tesori