Il tramonto della Democrazia in Italia nel nome del Covid. E i sindacati tradizionali? Li stanno cercando…/ MATTINALE 496

20 settembre 2021
  • In Germania un tampone costa 70 centesimi. Nell’Italia di Draghi costa 15 euro
  • Il messaggio dei media è univoco nel rilanciare l’apologia governativa, la liturgia del terrore
  • Oggi l’emergenza è il Covid, domani potrebbe essere altro
  • I sindacati tradizionali? Con la coda tra le gambe

di Marco Morana

In Germania un tampone costa 70 centesimi. Nell’Italia di Draghi costa 15 euro

Pochi giorni fa, il governo presieduto da Mario Draghi, ha licenziato un altro decreto legge con il quale estende l’utilizzo del green pass. Dal 15 ottobre occorrerà esibire il lasciapassare sul posto di lavoro, sia nell’impiego pubblico che nel privato. La misura è prevista anche per gli autonomi. Tutto ciò, si badi, non ha eguali in nessuna parte del mondo. Negli Stati Uniti la carta verde è obbligatoria solo per gli impiegati federali. In Europa gli unici che ci emulavano erano i francesi. Dopo una lunga serie di proteste, Macron sta facendo dietrofront: la Francia allenta, via via, tutte le restrizioni. Nel resto del Continente, nessun obbligo. Il Green pass attesta l’avvenuta vaccinazione o l’effettuazione del tampone: non è utilizzato come lasciapassare. In alcuni Stati, tra i quali Danimarca e Olanda, i tamponi sono gratuiti. Nella severa Germania il costo di un tampone è di circa 70 centesimi. Nessun rimborso per chi non è vaccinato. E’ vero. Ma 70 centesimi di euro è un costo irrisorio. A proposito: non era un personaggio figo, la Merkel? Fino a qualche tempo fa, la prendevamo a modello di buona amministrazione. Ora che la cancelliera lascia liberi i Land (un po’ l’equivalente delle nostre Regioni) di prevedere o meno l’uso del Green pass, è scomparsa dalla retorica della “figaggine”. E’ diventato figo Macron, che ha imposto norme severe quasi come le nostre. Ora che sta facendo marcia indietro, uscirà anche lui dal novero dei cazzuti.

Il messaggio dei media è univoco nel rilanciare l’apologia governativa, la liturgia del terrore

Bisognerà trovare un modello di buon governo magari in Corea del Nord. Dove staranno morendo di invidia per i nostri provvedimenti, visto che nel mondo democratico non c’è nulla di simile. Già, perché in Italia se non hai il Green pass rischi la sospensione dal lavoro, senza stipendio. Previste multe da 400 a 1000 euro per i lavoratori e la chiusura di 5 giorni per le imprese che non vigilano sui dipendenti circa l’uso della carta verde. Per ottenerla occorre o vaccinarsi o effettuare un tampone ogni due giorni. Tampone che ha il costo di almeno 15 euro. Il governo non ti obbliga. Ti invita gentilmente a vaccinarti. Peraltro, non è previsto il licenziamento: senza il Green pass, stai a casa senza stipendio (a parte una strana notizia su possibili licenziamenti nella sanità siciliana pubblicata dal Giornale di Sicilia). La politica dei mezzucci, la più cinica: non si assume la responsabilità delle proprie azioni. Non ci mette la faccia. Lancia il pomo della discordia. I consociati si ritrovano gli uni contro gli altri. Purtroppo, sembra una tattica fruttuosa. La società tutta appare incapace di reagire. Il governo ha dalla sua la quasi totalità del mondo dell’informazione. Il messaggio dei media è univoco nel rilanciare l’apologia governativa, la liturgia del terrore. Di conseguenza, non c’è, al netto dei commenti sui social e di qualche protesta di piazza, una comune presa di posizione contraria ai provvedimenti.

Oggi l’emergenza è il Covid, domani potrebbe essere altro

Bisogna dare atto che, al momento, il governo va avanti come un treno e non ha veri oppositori né in Parlamento né altrove. Una pubblica amministrazione che sovente si perde in lungaggini e farraginosità nell’interfacciarsi con l’utente, mostra, viceversa, un’attitudine zelante ed efficiente nell’attuazione dei decreti sul Green pass. Un’organizzazione dettagliata nei minimi particolari, da suscitare invidia al modello nord europeo. A sperare che la macchina si inceppi e salti tutto, si rimane delusi. Il diritto al lavoro, alla propria esistenza diventa così, esclusiva proprietà dello Stato. Non più diritto inalienabile degli individui. “Tu non vivi se non fai questo o non fai quello”. Si toglie persino il diritto alla sussistenza. E quelli su cui si abbatte la scure non hanno commesso alcun crimine, non hanno violato alcuna legge. E’ obbligatorio il vaccino? No. Quindi chi non si vaccina non elude alcuna legge. Ma la sua
vita sociale è resa difficile. Mettiamo da parte la pandemia. Il punto è che stiamo lasciando nelle mani dello Stato il diritto sulle nostre esistenze. E da questa cosa non si torna più indietro. Quando un principio viene scardinato, decade e basta. L’emergenza è il grimaldello con il quale rompere il lucchetto. Oggi l’emergenza è il Covid, domani potrebbe essere altro.

I sindacati tradizionali? Con la coda tra le gambe

La cosa più grave, lo ripetiamo a costo di essere ossessivi, è la nostra non reazione. La nostra paralisi. I sindacati tradizionali cosa hanno da dire? Sono stati convocati pro forma dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. E’ stato loro comunicato che, dal 15 Ottobre, il Green pass sarà esteso a tutte le categorie lavorative. Hanno opposto una timida richiesta di avere, quantomeno, tamponi gratuiti. Al diniego del presidente, hanno girato i tacchi con la coda fra le gambe (anche se non mancano eccezioni: è il caso del Sifus Confali). Cosa sarebbe dovuto succedere? Due ore dopo, questi guerrieri senza macchia e senza paura avrebbero dovuto convocare una conferenza stampa unitaria: “Sapete che c’è? Che nelle prossime settimane blocchiamo il Paese”. Invece niente. Sindacati tradizionali scomparsi dai radar. Si poteva pensare: beh, ora si organizzano. Macché, è passata una settimana e tutto tace. Come si dice in siciliano: chiuviu e scampò.

Foto tratta da The Social Post

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