“Sono in un sanatorio della Conca d’oro… alle spalle ho i monti, dinanzi il golfo, bellissimo. Tutto è molto grande e pulito e silenzioso. Una felicità di chiostro mi attende… Qui dove ti scrivo, già da molti giorni il tempo è d’Estate, entro un cielo d’oro e di veloci bufere; non resiste un rimorso a questo sole calmo del golfo, sulle verande chiare anche i malati, se, per parlarsi adagio, accostano le sedie a ruote, è come inventassero i modi di una liturgia innocente, sono teneri e gai, somigliano a chi recita la prima volta”.
Lettera di Gesualdo Bufalino ad Angelo Romanò, Giugno 1946
Tratto da “Aspetta: urlerò il mio nome contro tutti gli specchi, per provocarli”. Gesualdo Bufalino (Pangea rivista avventuriera di cultura e idee)
Foto tratta da Malgrado Tutto