Dopo il sì al vino prodotto con lo zucchero in Germania e nel Nord della Francia, dall’Unione europea arriva un altro ‘siluro’ alla più venduta produzione enologica italiana: il Prosecco del Veneto. Cos’hanno combinato, stavolta, i ‘Signori’ della Ue? Hanno accettato la richiesta di protezione geografica del Prošek, un vino da dessert della Croazia: un vino dolce, una specie di Malvasia che non ha nulla, ma proprio nulla a che spartire con il Prosecco italiano e, soprattutto, con il più famoso Prosecco italiano, quello che dovrebbe essere prodotto nelle colline di Conegliano e Valdobbiadene, che sono Patrimonio dell’Umanità Unesco (anche se in realtà, come vedremo, qualche problema c’è…). Insomma, per dirla in breve, quella dei croati è una furbata, ma una furbata che più furbata non si può, perché il Prosecco veneto è conosciuto in tutto il mondo ed esportato in mezzo mondo. E chiaro che la Croazia, con il suo Prošek, si vuole ‘infilare’ in modo un po’ troppo biricchino nel mercato del Prosecco. Non è difficile, soprattutto nei Paesi esteri, fare confusione tra Prosecco e Prošek e, magari, nella confusione, i consumatori si portano a casa il vino dolce della Crazia al posto del tradizionale Prosecco italiano. Poi magari gli piace pure e la volta successiva, bene che vada per i veneti del Prosecco, acquistano “una e una”: una bottiglia di Prosecco e una bottiglia di Prošek…
Quello che sta succedendo, ovviamente, ai veneti non va proprio giù. Di fatto, questo è uno dei pochi casi in cui gli italiani chiamati a pagare il fio delle decisioni ‘banditesche’ dell’Unione europea protestano. Gli italiani sono fatti così: quando la Ue ha deciso di innalzare i limiti del glifosato e delle mocotissine DON nel grano non hanno detto nulla. E i motivi sono chiari: correva l’anno 2006 e il grano canadese, tenero e duro, particolarmente ‘ricco’ di queste sostanze contaminanti, piaceva (e piace ancora) alle industrie del Nord Italia. L’industria dolciaria va a nozze con il grano tenero Manitoba (un grano tenero di ‘forza’ che per l’industria italiana agroalimentare è ‘al bacio’). Non parliamo del grano duro canadese: perfetto per le industrie della pasta: tanto glutine (grazie alla maturazione artificiale con il glifosato) e tanto risparmio nell’essicazione della pasta. Non solo. Tanto grano duro canadese da scaraventare con le navi nei porti pugliesi e siciliani per fare abbassare il prezzo del grano duro di Sud Italia e Sicilia e acquistarlo a quattro soldi. Volete mettere? Ora, però, il gioco della Ue comincia ad essere pesantuccio anche per il Nord Italia che, giorno dopo giorno, scopre di essere diventato il Sud del Centro Nord Europa (“Si è sempre meridionali di qualcuno”, diceva il professore Bellavista).
Eh già, perché lo zuccheraggio dei vini autorizzato dall’Unione europea per Germania e Nord della Francia – zucchero di bietola al posto dell’usa: niente male no? – ha colpito tutta l’enologia italiana: vini italiani del Nord e vini italiani del Sud. Anche perché i furbacchioni della Ue non hanno solo autorizzato lo zuccheraggio dei vini, ma hanno autorizzato chi produce vino con zucchero di bietola a non scriverlo nell’etichetta: tu vuoi acquistare un vino, nessuno ti dice che non è prodotto con l’uva e tu lo acquisti senza sapere che, a tavola, a casa tua, sorseggerai un ottimo vino prodotto con lo zucchero di bietola… Meraviglioso, no? Piacere: vi stiamo presentando la vera Unione europea, quella dei popoli uniti, dove il popolo di un Paese frega il popolo di un altro Paese, un po’ come hanno fatto soprattutto le banche tedesche con la Grecia qualche anno fa… Questa volta, però, la Ue non va a fregare le arance siciliane facendo arrivare a ruota libera le arance marocchine, o facendo arrivare a ruota libera l’olio d’oliva del Nord Africa per fregare i veri produttori di olio d’oliva extra vergine italiano, ovvero i pugliesi, i calabresi e i siciliani che, da soli, producono il 90% dell’olio d’oliva extravergine italiano. No, questa volta stanno cercando di fregare il Veneto. Ci riusciranno? Ancora la bravata della Ue non è stata pubblicata dalla Gazzetta ufficiale europea. Dopo la pubblicazione il Veneto avrà 60 giorni di tempo per contestare la furbata della Croazia. Come finirà? Se non si vuole far crescere un sentimento anti-Ue già molto diffuso, la Commissione europea dovrebbe intervenire bloccando l’operazione Prošek. Chi spera nel tracollo dell’Unione europea, invece, si deve augurare il contrario. Volendo, questa è una storia dove di mezzo ci sono i miliardi di euro veri, c’è lo sforzo del Veneto che sta cercando di alleggerire l’inquinamento provocato dai trattamenti chimici che vengono effettuati nei vigneti dell’area del Prosecco. Anche perché andrebbe a farsi benedire pure il progetto dei veneti di cominciare a produrre vino in Sicilia…
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