Storia & Controstoria

Campania post 1860: giovani venduti ai proprietari terrieri come al mercato degli schiavi di New Orleans

Condividi
  • Le famiglie dei contadini vendevano un figlio maschio ai proprietari terrieri per dare un futuro ai fratelli e alle sorelle

A Benevento cinque famiglie possedevano quasi tutte le terre

I rapporti militari degli ufficiali piemontesi spiegavano che nel Sannio “il contadino è di buon indole, ma i proprietari lo disprezzano guardandolo come una bestia da soma”. In provincia di Benevento, appena cinque famiglie erano proprietarie della maggior parte dei territori coltivati soprattutto a vigne e raramente a grano. I braccianti erano quasi sempre ricompensati solo con frutta e ortaggi. Erano condizioni di miseria, che crearono anche un commercio, da terzo mondo, con i giovani venduti dalle famiglie ai proprietari terrieri che ottenevano così lavoro a poco prezzo. Braccia forti per i campi, pagate a forfeit ai genitori e ricompensate per le loro fatiche nei campi solo con il vitto e alloggio. I contadini cedevano i loro figli maschi dodicenni, spinti dal bisogno di sfamare una famiglia numerosa. Quei miserabili in salsa meridionale venivano chiamati gli “alani”. Erano davvero una sorta di schiavi, che diventavano un buon affare per i proprietari che si assicuravano manodopera facile ed economica. Chi li cedeva, sacrificava un figlio maschio per dare futuro ai fratelli e alle sorelle. Schiavi, anche qui, come i “negri d’America”. I proprietari esaminavano i giovinetti per verificare se fossero in salute e abbastanza forti per resistere alle fatiche del lavoro nei campi. Come al mercato degli schiavi di New Orleans.

Gigi Di Fiore Briganti, UTET Edizioni, pag. 157.

Foto tratta da Nautica Report

Pubblicato da