Sul Giornale di Sicilia leggiamo un articolo nel quale si parla delle carenze sanitarie nell’isola di Lipari. Titolo: “Dopo incidente muore attendendo 5 ore il trasferimento da Lipari a Palermo, presentata denuncia”. Articolo: “Dopo l’incidente con il vespino riportò un’emoraggia cerebrale. Giovanni Lucchese, 74 anni, finito al pronto soccorso con diverse fratture e un trauma cranico ha dovuto attendere complessivamente cinque ore prima di essere trasferito a Palermo e operato nella clinica «Villa Sofia», dove poi morì. Ora i familiari, la moglie Franca Scarpin e la figlia Marina, hanno presentato una denuncia ai carabinieri per accertare «eventuali responsabilità» e soprattutto evitare che casi del genere possano ripetersi ancora”. E’ normale che a Lipari, isola di oltre 12 mila abitanti, meta di turisti che arrivano da tutto il mondo, soprattutto in estate, non ci debba essere un ospedale attrezzato di tutto punto? E’ un tema che abbiamo affrontato nel MATTINALE di qualche giorno fa, quando abbiamo commentato la tromba d’aria che si è abbattuta nell’isola di Pantelleria: “A Pantelleria un ospedale degno di questo nome non c’è. Così ha deciso la politica che ci tiene tanto a fare in modo che nelle isole che circondano la Sicilia si viva da ‘dimenticati’. Nelle cronache leggiamo che ci sono state difficoltà a trasferire i feriti gravi negli ospedali della terraferma: ‘I sanitari del 118 hanno organizzato il trasferimento dei feriti, quattro dei quali sarebbero in gravi condizioni, negli ospedali di Palermo. Ma le condizioni meteo hanno reso difficili i trasporti e soprattutto fare alzare l’elisoccorso in sicurezza’, scrive il Giornale di Sicilia. A Pantelleria – così è stato deciso per ‘risparmiare’ – benché vivano lì quasi otto mila persone, benché sia un’isola turistica che in Estate brulica di gente che arriva da mezzo mondo e benché vivere a Pantelleria non sia poi così brutto (l’isola è bellissima, c’è anche un aeroporto, oltre ai collegamenti via mare in verità un po’ ‘zoppicanti’), non c’è un ospedale degno di questo nome. Del resto, da anni, nel piccolo ospedale di Pantelleria hanno sbaraccato pure il Punto nascita. Le donne vanno a partorire altrove. Da anni è impossibile dire “Sono nato a Pantelleria”. Si nasce a Trapani, a Palermo o dove capita. Se va bene la pubblica amministrazione dà un contributo alle mamme. E se esplode un’emergenza sanitaria? Si vola. Le ‘cure’ sono aerei ed elicotteri. Se il maltempo non consente ai mezzi volanti di sollevarsi per aria i feriti si arrangiano. Così ha deciso la politica”.
Così la Regione siciliana tratta i propri arcipelaghi. O meglio, così tratta gli abitanti che vivono nelle isole Eolie, a Ustica, nelle isole Egadi, a Pantelleria e nelle isole Pelagie (Lampedusa e Linosa). Li tratta da cittadini di serie B. Il caso di Lipari è eclatante: una grande isola, con oltre 12 mila abitanti. In un Paese civile Lipari sarebbe stato dotato di un moderno e super attrezzato ospedale in grado di occuparsi non soltanto degli stessi abitanti di Lipari, non soltanto dei 2 mila e 300 abitanti circa di Salina, non soltanto dei poco meno di 300 abitanti di Panarea, non soltanto dei 450 abitanti circa di Vulcano, non soltanto dei 235 abitanti di Filicudi, non soltanto dei 105 abitanti di Alicudi, non soltanto dei 510 abitanti di Stromboli ma anche dei tantissimi turisti. Invece la sanità pubblica, nelle isole Eolie, è alla buona! Basterebbe un grande e attrezzato ospedale a Lipari (sarebbe così difficile trovare medici disposti ad andare a vivere a Lipari?), un elicottero e un mezzo di trasporto via mare pronti a fare la spola da un’isola a l’altro per trasferire a Lipari gli eventuali pazienti. Invece non c’è nulla di tutto questo. Mentre i trasporti via mare – cosa comune a tutti i collegamenti tra la Sicilia e i propri arcipelaghi, nonostante 100 milioni di euro circa di contributi tra Stato e Regione – sono carenti, se non deliranti. Può sembrare incredibile, ma nonostante il vorticoso giro di denaro pubblico anche i docenti della scuola che fanno la spola tra Milazzo e le Eolie, ogni anno debbono lottare per non farsi ‘spennare’ dai gestori dei trasporti via mare.
Di fatto, la Regione è la ‘Matrigna’ delle isole che circondano la Sicilia. Ebbene, gli abitanti degli arcipelaghi della Sicilia, invece di organizzare una federazione di partiti autonomisti (volendo, anche indipendentisti), vanno ancora dietro ai partiti politici nazionali che li prendono regolarmente in giro e li fanno vivere con servizi sanitari carenti, se non inesistenti; con trasporti via mare approssimativi e con tutti gli altri problemi legati all’insularità. Le elezioni regionali si avvicinano; vedrete che, nei prossimi mesi, gli esponenti del centrodestra e del centrosinistra si presenteranno al cospetto degli eoliani per andare a promettere questo e quello, per poi sparire per i successivi cinque anni. Una vergogna che si ripete da decenni. L’eterno ritorno degli stessi metodi. Quando gli abitanti delle Eolie e, in generale, gli abitanti di tutte le altre isole che circondano la Sicilia si sveglieranno per dare vita a una classe politica realmente legata agli interessi delle stesse isole? E’ così difficile capire che, fino a quando si affideranno alla vecchia politica siciliana e nazionale, non avranno mai una sanità presente ed efficiente e trasporti moderni?