E’ successo intorno alle sette di sera di ieri. Una folata di vento improvvisa, impetuosa, violentissima: in una parola, una tromba d’aria arrivata dal mare. Una dragunara, come la chiamerebbero i pescatori di Sciacca. E’ successo a Pantelleria, isola nota anche con il nome di “Figlia del vento”, un vento che lì non si risparmia mai. Nell’isola di Pantelleria gli alberi di olivo crescono bassi proprio per ripararsi dal vento. E gli alberi di limone vengono cinti da muretti a secco, sempre per evitare che il vento che soffia senza dare tregua se li ‘mangi’. Ma questa volta il vento che si è abbattuto ieri all’imbrunire in quest’isola, in località Campobello, è stato veramente micidiale: dieci automobili sollevate in aria e sbattute nei campi e nei muretti, due morti (Giovanni Errera, 47 anni, vigile del fuoco in servizio
Nelle cronache leggiamo che ci sono state difficoltà a trasferire i feriti gravi negli ospedali della terraferma: “I sanitari del 118 hanno organizzato il trasferimento dei feriti, quattro dei quali sarebbero in gravi condizioni, negli ospedali di Palermo. Ma le condizioni meteo hanno reso difficili i trasporti e soprattutto fare alzare l’elisoccorso in sicurezza”, scrive il Giornale di Sicilia. A Pantelleria – così è stato deciso per ‘risparmiare’ – benché vivano lì quasi otto mila persone, benché sia un’isola turistica che in Estate brulica di gente che arriva da mezzo mondo e benché vivere a Pantelleria non sia poi così brutto (l’isola è bellissima, c’è anche un aeroporto, oltre ai collegamenti via mare in verità un po’ ‘zoppicanti’), non c’è un ospedale degno di questo nome. Del resto, da anni, nel piccolo ospedale di Pantelleria hanno sbaraccato pure il Punto nascita. Le donne vanno a partorire altrove. Da anni è impossibile dire “Sono nato a Pantelleria”. Si nasce a Trapani, a Palermo o dove capita. Se va bene la pubblica amministrazione dà un contributo alle mamme. E se esplode un’emergenza sanitaria? Si vola. Le ‘cure’ sono aerei ed elicotteri. Se il maltempo non consente ai mezzi volanti di sollevarsi per aria i feriti si arrangiano. Così ha deciso la politica.
Gli eventi accaduti ieri a Pantelleria ripropongono il problema della vita nelle isole che circondano la Sicilia. Che vengono chiamate ‘Isole Minori’: nome denso di significati politici reconditi. Nel senso che la politica siciliana – la Regione siciliana – li considera, da sempre, ‘Minori’ rispetto al resto della Sicilia. E’ una questione che, chi scrive, affrontava spesso con il compianto ingegnere Giuseppe Giunta. Per poco più di un anno e mezzo, chi scrive, ha lavorato accanto a questo valente dirigente della Regione siciliana che si occupava proprio delle isole che circondano la Sicilia. Colgo l’occasione per ricordare il suo impegno per migliorare la vita degli abitanti di questi luoghi che i vari governi regionali, al di là delle parole, hanno sempre ignorato. Vedere con che mezzi navali vengono svolti i servizi di collegamento tra queste isole e la terraferma pagati dallo Stato e dalla Regione a peso d’oro. Mezzi navali vetusti, che spesso vanno in avaria, creando problemi agli abitanti di questi luoghi e ai malcapitati turisti. Chi vuole può informarsi leggendo le centinaia di articoli che abbiamo scritto in questi anni sui trasporti marittimi in Sicilia e, segnatamente, nei collegamenti tra Sicilia e le isole. Sono questi i fatti concreti: i trasporti marittimi pessimi, i servizi sanitari che non ci sono. Poi ci sono le parole di circostanza dei governanti di turno. Evitate di leggerle. E’ solo ipocrisia allo stato puro. Di questi luoghi, a parte le ‘operazioni’ (vedi Lampedusa per il grande affare dei migranti, o i ‘nuovi’ collegamenti via mare per acchiappare voti), ai governanti non gliene può fregare di meno.
Foto di prima pagina tratta da 3B Meteo
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